Flumineddu, Gorroppu e un campo sotto le stelle (giugno 2020)




CISSA - 19, 20 e 21 giugno 2020

Ogni volta pensiamo che è l'ultima ma dopo qualche tempo troviamo una scusa per rifarla e siamo nuovamente lì ad ammirare uno dei luoghi più fantastici della Sardegna. Comunque sia è stata ancora una volta una grande grande avventura che difficilmente può essere sintetizzata in due righe.

Partenza da Iglesias, venerdì sera, sono solo 3 ore e mezza di viaggio per raggiungere il punto più vicino all'attacco del Flumineddu. Siamo otto soci, tra cui quattro "veterani" e quattro alla prima esperienza e non saprei chi, tra vecchi e nuovi, sia più eccitato all'idea di partire zaino in spalla. 

La bellissima notte di venerdì fila via sotto un enorme leccio che ci ripara dall'umidità e dal venticello fresco. Tra malloreddus al sugo, salsicce, formaggi e qualche bicchiere di vino ripassiamo il lungo elenco delle cose che la mattina seguente cercheremo di stipare negli zaini stagni consapevoli che sicuramente sforeremo (abbondantemente) il limite dei 12 kg a testa che ci eravamo imposti. 

L'imperativo è evitare che si possa bagnare l'attrezzatura per la notte successiva: dopo un giorno trascorso in acqua gelida sarebbe devastante scoprire che il sacco a pelo è zuppo d'acqua. 

Sotto l'albero regna il buonumore, le battute e le risate si susseguono finché l'ennesimo carrubino ci ricorda che è meglio dormire un poco prima di iniziare la marcia. Nel mio caso però non è una cosa semplice: il mio vicino di sacco a pelo russa talmente forte che ricorda un trattore mentre spietra un campo. Quando miracolosamente si ferma un attimo oramai sta albeggiando ed altri iniziano nuovamente a fare casino con fornellini e pentolini.In verità ho anche pensato di strozzarlo nel sonno ma essendo mio fratello ho dovuto desistere perché mia madre si sarebbe arrabbiata parecchio. 

Quindi ci rimettiamo in piedi e allestiamo una colazione a buffet classica: caffè, latte, biscotti, Banane, uova sode, barrette, simmental e altre prelibatezze che la mattina presto non dovrebbero trovarsi nello stomaco nello stesso momento. Quando iniziamo a preparare gli zaini ci concentriamo per non commettere l'errore di dimenticare qualcosa di indispensabile. 

Il nostro obiettivo è percorrere le gole di Flumineddu e Gorroppu in due giorni, trascorrendo la notte di sabato a Sa Giuntura.Nella parte "acquatica" non utilizzeremo il gommoncino per traghettare gli zaini quindi tutto finirà in acqua, noi compresi. 

Per sicurezza rileggo l'elenco del mio bagaglio personale: Mini Fornellino, Popote, Muta, calzari, scarpe acqua, costume, casco, guanti, longe, daisy, cordini in kevlar, otto, piranha, fischietto, plg, ac, Luce, Felpa, Maglia termica, Panta termiche, Maglietta, Pantaloni, Gilet, AntiventoCuffia, Sacco a pelo,Telo, 2 Barattoli stagni, sacca stagna, Zaino canyon, Risotto, Pane guttiau, Parmigiano monodose, Salsiccia secca, Uova sode, Frutta disidratata, Barrette, Caffè solubile, Zucchero, Vino, Acqua, Salviette delicate per bambini. 

Chiudere lo zaino è un rompicapo, sollevarlo un impresa epica. Alla fine dell'avventura avrò il segno degli spallacci impresso nella pelle: poco male, ho sempre voluto un tatuaggio.

Dopo un breve avvicinamento in ripida discesa intercettiamo il Flumineddu nel punto in cui effettua la famosa grande curva. Proseguiamo verso valle lungo greto del fiume nella continua ricerca dei passaggi più semplici tra i massi.Il paesaggio è da favola: il verde di felci, ginepri e lecci giganti si abbina al bianco splendente dei versanti calcarei della gola mentre il sole e il cielo azzurro fanno risaltare colori e profumi. 

Quando osservo i miei compagni penso a quanto siamo piccoli e insignificanti a confronto del paesaggio. Tra lo stupore generale arriviamo ad un piccolo salto da superare in corda e in breve anche alle prime pozze con acqua stagnante: è arrivato il momento di indossare le mute e riporre l'abbigliamento da trek negli zaini ben sigillati. 

Il primo bagnetto toglie il fiato, l'acqua è bella fresca anche se non proprio limpida, dopotutto è fine giugno. Mentre le persone normali proverebbero ribrezzo all'idea di immergersi nell'acqua torbida dove galleggiano insettini e animali di vario genere, noi lo troviamo un ulteriore motivo per riderci sopra. Da qui in poi è un continuo susseguirsi di salti, tuffi, massi enormi e nuotate nei laghetti.

Lanciamo gli zaini in acqua per nuotare liberamente e in completa sicurezza. Procediamo molto lentamente ma recuperiamo tempo non dovendo "traghettare" i bagagli con il classico gommoncino: tengo per me questa considerazione e continuo a rompere le palle ai miei compagni con ripetuti inviti a ridurre i tempi morti. Qualcuno dovrà pur fare la parte del cattivo no? E poi so che quell'ora di sole in più a Sa Giuntura sarà apprezzata parecchio.

L'acqua si fa più limpida e diventa un piacere nuotarci dentro. I più coraggiosi tuffano, altri nuotano ...io galleggio, e con tutta la ferraglia appesa è già una bella cosa. 

Gli armi son (quasi) tutti buoni e le discese in corda non sono un problema. Qualche sgancio in acqua richiede delle precauzioni (corda a misura) per non correre rischi.

La bellezza del paesaggio ci fa dimenticare la fatica e il freddo, eppure siamo ore in acqua, eppure trasportiamo pesi importanti. Quando la gola si apre ed entra un bel sole caldo non posso più chiedere di accelerare: tutti si rendono conto che siamo arrivati a Sa Giuntura!

La prima tappa è finita quando il sole è ancora alto, vorrei quasi complimentarmi con i compagni ma non lo faccio, non si sa mai che si rammolliscano. Alcuni di noi hanno iniziato il "percorso speleo" a ottobre senza aver mai utilizzato corde in precedenza...arrivare a Sa Giuntura, in autonomia, senza problemi, è un piccolo traguardo che si son meritati pienamente. In realtà son contentissimo per loro, e per il gruppo che allarga la famiglia con nuovi soci entusiasti. Nella versione ufficiale, quella esposta durante la cena, dovrò dirgli che in realtà han fatto schifo e che l'indomani serviranno gli "attributi" per finire nei tempi previsti. 

Comunque, dopo un ultimo bagnetto rilassante cerchiamo l'angolo migliore per fare il campo e lo individuiamo in uno spiazzo con sabbietta fine e oleandri dai fiori rosa: comodo e sufficientemente riparato dal venticello fresco che sembra voler aumentare. 

Per non ripetere l'errore della notte precedente, aspetto che tutti gli amici scelgano il proprio angolino. Voglio decidere per ultimo dove piazzare il sacco a pelo per assicurarmi di essere a notevole distanza dai probabili tromboni notturni.

Ora, siamo arrivati ad un momento importante: svuotare gli zaini per vedere se i bagagli sono tutti asciutti. Scende il silenzio, sembra il momento in cui si aprono i pacchi a Natale. Ogni tanto si sente un ovazione, chiaro segnale che la sorpresa è asciutta. Qualche parolaccia indica che qualcosa è umida, ma fortunatamente niente di allagato. Le roccie calde, il venticello e il sole alto permettono di asciugare tutto (ossa comprese) in poco tempo.

Quando il sole cala dietro le montagne ci raduniamo per la cena.Abbiamo un bel po' di prelibatezze da preparare con i fornellini ed anche 500ml di vino a testa (era nell'elenco delle cose indispensabili). La cena dura fino a notte tarda tra discorsi scientifici e riflessioni filosofiche poco attendibili. 

La notte è bellissima ed anche se il vento si è rinforzato parecchio nel nostro angolino tra gli oleandri siamo un po' riparati.Il cielo è limpido e si possono ammirare miliardi di stelle nel buio più assoluto. 

La mattina seguente ci svegliamo quando ormai arriva il sole al campo: organizziamo con calma la colazione, non abbiamo fretta. Tutti si dichiarano in gran forma, forse lo sono veramente, o forse vogliono rassicurarmi. ...A me sembrano tutti gonfi. Io son mezzo smontato, ho dormito con la testa piegata e in alcuni momenti ho avuto freddo, in più la notte precedente ho contribuito a finire la riserva di whisky. Nella versione ufficiale siamo tutti in gran forma.

Volendoci attivare per bene, dopo la colazione, decidiamo di non bypassare i laghetti ma di tuffarci nuovamente in acqua così indossiamo nuovamente le mute e chiudiamo l'abbigliamento da trek negli zaini: si riparte in versione acquatica!

Dopo un brevissimo tragitto siamo al primo lago, neanche il tempo di tirare fuori una corda che in due si son lanciati di sotto con tuffo olimpionico. Beati loro, io entro pian piano nell'acqua gelida stile bustina di the e quando esco dal lago infreddolito tutti gli altri ci rientrano. Comincio a pensare che se veramente avevano gli attributi oramai dovrebbero essere congelati. L'unica signora della squadra rimane in ammollo forse più di tutti.

Si riprende il cammino zaino in spalla e siamo ancora sopra un altra pozza e, a pochissima distanza, intravediamo il laghetto/sifone, quindi ancora due tuffi e due calate. Quando si conclude la parte umida del percorso, dopo il saltino del laghetto/sifone, possiamo fermarci per mangiare qualcosa e far asciugare le mute.

Abbiamo un ritmo rilassato, nessuna fretta, ci godiamo il sole caldo.

Risaliamo delicatamente su un versante della gola per raggiungere un albero da cui attrezzare l'ultima discesa in corda. Gli zaini sono pesanti e sbilanciano parecchio ma con un po' di attenzione siamo tutti in fila per l'ultimo salto. 

Da qui inizia la parte più suggestiva di Gorroppu: "ciottoli" ciclopici, pareti altissime e il vento che sembra suonare nella gola. Anche se è oramai una visione familiare non smette mai di stupire, è semplicemente magnifico. Il resto del percorso è ben noto: infiniti salti tra un masso e l'altro, passaggi e scivoli si susseguono fino all'uscita della gola.

Siamo fuori, siamo veramente contenti, è andata benissimo. Una piccola passeggiata di 2,8 km e siamo davanti al fuoristrada che ci riporterà alle nostre macchina non prima di una pausa birra al Campo Base Gorroppu. Il resto sono altre tre ore e mezzo di rientro; stanchi, sporchi ma col sorriso stampato sui volti e mille aneddoti da raccontare ai soci che non hanno potuto partecipare. 

Flumineddu con Gorroppu son un escursione fantastica che non deve essere sottovalutata, le discese in corda sono (forse) l'ultimo dei problemi. La possibilità di scivolare è dietro ogni masso e una banale storta può diventare un grosso grosso guaio. In tre occasioni diverse ci son piovuti addosso dei sassi venuti giù dalle pareti e la stanchezza e il freddo possono giocare brutti scherzi. Insomma meglio non improvvisare, meglio arrivarci preparati o accompagnati da esperti in grado di intervenire in caso di necessità.