Grotta Torpado (stage speleo 2019)


Lo scorso giovedì 17 ottobre, si è tenuta presso la nostra sede CISSA la seconda lezione dello stage speleo concernente la progressione in grotta. L'appuntamento ha richiamato tanti appassionati di speleologia che con particolare attenzione hanno ascoltato e preso appunti. In primis erano presenti tutti i nuovi compagni sopravvissuti all'escursione di domenica scorsa alla grotta Cuccuru Tiria. Sotto la competente guida di Francesco Ballocco, nonché l'aiuto dei tanti esperti che incorpora la nostra associazione, i corsisti hanno imparato ad indossare correttamente l'imbrago ed appreso il corretto utilizzo degli attrezzi per la discesa e la risalita in corda. La teoria pian piano si è amalgamata alla pratica e, dopo alcune simulazioni in aula, abbiam proseguito la lezione nella palestra attrezzata per l'arrampicata, ove i compagni hanno potuto far prove pratiche utilizzando croll, maniglia, e discensore, nonché effettuare il cambio attrezzi a 5m. dal suolo.

Oggi domenica 20 ottobre, alle ore 9:00, ci ritroviamo nel piazzale antistante la nostra sede per cominciar tutti insieme l'escursione alla Grotta Torpado. Tale grotta (conosciuta da alcuni come Pozzo del Diavolo), è stata ufficialmente registrata col nome Torpado in quanto gli speleologi rinvennero al suo interno il telaio di un motorino Torpado Minarelli, in auge negli anni 1960-70. La squadra odierna è composta da ventun compagni: Adriano U., Alberto M., Andrea L., Antonella P., Aurora F., Betty P., Daniela D., Daniele L., Elena S., Fabio C., Fabrizio P., Francesco B., Francesco M., Guido T., Laura Z., Marco S., Michela S., Riccardo M., Roberto M., Tore M. e Vladimiro I. Dopo aver preso dal nostro magazzino il materiale per i corsisti e l'occorrente per armare la grotta, ci rechiamo in auto al Roccione e, nell'ampio spazio sterrato, iniziamo a prepararci per l'uscita. Tra festosità e trepidazione tutt'intorno si crea un gran daffare. Ecco, allora, le reminiscenze della scorsa lezione scalar le nuove menti, esprimendosi in un avvicendarsi di dubbi e soluzioni.

Fra tante persone indaffarate, un compagno esclama: "Che fine ha fatto l'etichetta dell'imbrago per comprender come calzarlo nel giusto verso?" Dopo qualche attimo conclude: "Ok, son riuscito ad indossarlo, perfino senza aiuti! Ho anche ben serrato la maglia rapida!" Ma il CISSA sussurrando gli rammenta: "Attento! prima di chiudere il maillon devi passare longes e croll!" Poi, si avvicina un altro compagno e chiede: "Ma qual'è la corretta posizione del croll?" Il CISSA, sempre pronto ad'aiutare, gli ricorda: "Il croll devi agganciarlo al maillon in modo che la parte piatta sia aderente al corpo e sul lato del cricchetto non devi mettere alcun attrezzo, perché l'apertura deve stare sempre libera." Nel frattempo i compagni più esperti, girando tra i corsisti, verificano che i cinghiacci dell'imbrago siamo stretti e ripassati e che il delta sia ben chiuso.

Rammentando i consigli di Francesco B., riguardo il sistemar gli attrezzi nell'imbrago con ordinata logica, i compagni ripongono la maniglia sull'anello porta attrezzi di sinistra, arrotolando la fettuccia del pedale in modo che non strisci a terra; mentre il discensore, con annesso freno moschettone, l'agganciano all'anello di servizio sito sul lato destro. Pronti alla partenza, cominciamo a muoverci creando una lunga fila indiana. In linea d'aria, la grotta dista dal Roccione 260m., ma per raggiungerla dobbiamo necessariamente aggirare in senso antiorario la collina seguendo un percorso di 390m. Percorriamo i primi 150m. dirigendoci a destra del Roccione (direzione sud-est e poi est). Proseguiamo, quindi, 65m. in direzione nord, risalendo un sentiero con un dislivello di circa 35m. Al termine della salita percorriamo altri 75m. verso destra (nord-est, poi nord), seguendo le tracce dello sterrato che ancora si delinea fuori dalla macchia mediterranea. Gli ultimi 100m. son quelli in cui si va un po' ad intuito, perché le tracce da seguire sono ormai coperte dalla vegetazione. 

Conoscendo le coordinate e cercando di evitare i rovi giungiamo in poco tempo al sito. Troviamo la grotta semicoperta dalle piante. Dopo aver liberato l'accesso da rami ed arbusti, disponiamo un corrimano fissandolo su alcune rocce distanti qualche metro, in modo da poterci avvicinare in sicurezza fino all'ingresso. La grotta, registrata al catasto speleologico regionale con placchetta n.0651 Sa/Ci, presenta un ingresso a pozzo costituito da una fenditura lunga circa 2m. e larga 70cm. Dopo il primo saltino di circa 3,5m., si transita dentro un cunicolo (lungo 3m., largo circa 2m. ed alto circa 1,60m.), con dislivello negativo poco accentuato che volge direttamente su un salto di 18m. Tale salto termina sulla sommità di un breve rilievo interessato ai lati da alcune diramazioni, una delle quali collega il Torpado alla grotta Cuccuru Tiria. Verso le 10:40 Francesco B. e Riccardo cominciano ad armare disponendo due corde parallele, una per i corsisti e l'altra per gli assistenti.

Noi tutti attendiamo pazientemente sotto il sole estivo di una giornata senza vento, con una temperatura di 30°. Una quarantina di minuti più tardi entrano anche Alberto, Guido, Riccardo e Tore, e si dispongono in punti specifici della grotta per controllare ed offrir consigli ai nuovi amici che sperimentano la prima uscita speleo con l'ausilio di corda. Io e Betty abbiamo il compito di restare all'esterno per controllare l'entrata dei compagni ed assisterli al frazionamento posizionato sul primo salto. In particolare, Betty spiega con meticolosità il corretto accesso al pozzo e l'utilizzo di longes e discensore. Adriano, invece, attende i ragazzi all'inizio del cunicolo per assisterli al superamento del secondo frazionamento. Al termine del corridoio è allongiato Riccardo che assiste i ragazzi al terzo frazionamento posto sopra il salto di 18m. In passato, in prossimità di tale salto, era fissata una pedana in metallo che offriva comodo ausilio alla calata. 

Purtroppo tale supporto oggi risulta rovinosamente corroso dalla ruggine e pericolante, pertanto è stato rimosso. Comunque, per i nuovi compagni questo punto potrebbe risultare cruciale, in quanto si trovano a dover superare il frazionamento con scarsi appigli ove poggiare i piedi. Quindi, per facilitarli nelle operazioni, predisponiamo due scalette. Atterrati nel cuore del Torpado, i corsisti sono accolti calorosamente da tutto il CISSA. Nel frattempo, Francesco B., Alberto Guido e Tore si alternano tra il far sicura agli amici in calata ed il condurli a visitar la grotta. Prima che si calino tutti i compagni, accedo nel cunicolo per poter fare qualche foto, posizionandomi tra Adriano e Riccardo. Quasi contestualmente, Betty va al posto di  Adriano che raggiunge la superficie e Francesco B. risale da fondo grotta per dare il cambio a Riccardo. Quando anche l'ultimo corsista è passato, m'appresto anch'io alla calata dei 18m. raggiungendo tutti i compagni. 

Nel frattempo Francesco B. chiede ai ragazzi scesi per primi di cominciare a risalire. Ecco allora, Roberto e Daniele, che si preparano ad affrontare, non più una simulazione in palestra, ma una vera e propria risalita, apprendendo ancor di più la giusta tecnica per utilizzare croll, maniglia e pedale. Considerando che son l'ultimo ad esser sceso, mi concedo un po di tempo per andare a perlustrare la grotta. Accedo, quindi, al primo ambiente che risulta separato in due aree distinte da un netto avvallamento con sponde ripide e scivolose, alte circa 1,50m. Per garantire un più comodo attraversamento, i compagni hanno fissato due cordini alle colonne presenti su ambo i lati. In tal frangente incrocio Alberto, Fabio e Laura che rientrano da un'esplorazione. Ci raggiunge anche Michela e, tutti insieme, decidiamo di andare a visitare un'area situata su un sottostante livello.

Scendiamo nel fossato e lo percorriamo per qualche metro, osservando alla nostra sinistra un'ampia ed ispezionabile cavità creatasi sotto il pavimento superiore. Poi, saliamo su un gradone roccioso ed accediamo in una piccola sala col pavimento completamente allagato. L'ambiente è ben concrezionato, con svariate stalattiti interessate da stillicidio. Continuiamo a procedere percorrendo alcuni brevi e, spesso, angusti cunicoli, che includono alcuni tratti attraversabili a carponi. In tali aree rileviamo un festival di minuscole eccentriche. Al termine della perlustrazione ritorniamo al fossato e, mentre gli altri ragazzi rientrano alla sala principale, io e Michela decidiamo di andare ad esplorare il livello superiore. Con l'aiuto di un cordino risaliamo la sponda ed entriamo in una sala contornata da stalattiti a cascata ed ampie lamine a forma d'orecchio d'elefante che scendono dalla volta fino a congiungersi col suolo. Transitiamo tra queste sottili lamelle che, bussate lievemente con le nocche delle dita, generano echeggianti suoni che evocano atavici rintocchi di campana. 

Seppur incantati da siffatte meraviglie dobbiamo proseguire. Mimetizzato tra le lamine scorgiamo, sul lato destro, un alto e stretto varco che, dopo 1,50m., induce a procedere a carponi. Terminiamo in un atrio e, per proseguire, troviamo appigli per arrampicarci su una parete bordata da una colonna, oltrepassata la quale, percorriamo a carponi un breve passaggio che termina in un angusto cunicolo. Ora, è necessario toglierci gli zaini perché proseguire induce a strisciare dentro tale cunicolo che, dopo pochi metri, conduce ad un nuovo anfratto. Lo spirito d'avventura incalza e, con entusiasmo, affrontiamo il percorso che diviene sempre più avvincente. Terminiamo su un terrazzino ampio non più di 1mq. che orla un salto verticale di 5m. circa, dal quale possiamo illuminare il vasto salone sottostante ricco di concrezioni. Purtroppo, senza corda non possiamo accedervi, ma siam più che soddisfatti da questa estemporanea esplorazione che ci ha condotto fin qui. 

Riprendiamo il percorso a ritroso fino alla sala principale e raggiungiamo i nostri compagni che, nel frattempo, hanno ritrovato il vero Torpado. Benché arrugginito il telaio è ancora lì, conservato ordinatamente in un angolo della grotta. Ed allora, quale migliore occasione attendere se non questa per scattar le foto di rito col motorino? E' bastato poggiar una pietra piatta a mo' di sedile, e via!! Siam tutti partiti con la fantasia! Saliamo a turno per far spericolati giri, con l'orecchio che nelle curve strette va a sfiorar l'asfalto, per poi riprendere velocità e rivivere l'ebrezza delle imperdibili impennate. Rientrati dal passato, continuiamo l'esplorazione andando a visitare il lato opposto della grotta. Mentre ci avviamo, Adriano e Riccardo mi chiamano per fotografare uno julius. Poco più avanti, immobile su una roccia, ecco un grillo (Grillomorpha dalmatina), richiamar la nostra attenzione (il grillo è stato trovato in varie grotte di questa zona).

Procedendo oltre, si accede ad una sala che si sviluppa qualche metro in lunghezza, con pareti ripide e scivolose. Termina con una parete sopra la quale si trova un varco. Riccardo, seguito sul lato opposto da Michela e Laura, si arrampica in libera per circa 3m. e, raggiunta l'imboccatura di tal passaggio, scompare dalla nostra vista. Poco dopo, anticipato dal baglior della sua torcia, riappare comunicandoci che il percorso può proseguire solo con l'utilizzo di una corda. Considerando che lo scopo della visita non era esplorativo, ma quello di far provare ai corsisti le tecniche di progressione in grotta, teniam tesoro delle tante informazioni prese e rimandiamo l'uscita esplorativa ad altra occasione. E' giunto il tempo di lasciar la grotta. 

Mentre attendo la libera di Guido, osservo Vladimiro che si prepara a risalire. Come da manuale, si avvicina alla corda, aggancia il croll, posiziona la maniglia a giusta altezza e, infilato il piede nel pedale, comincia a pompare fin quando non inizia a staccarsi da terra ed inizia a risalire. Pian piano usciamo tutti, lasciando per ultimo Riccardo che ha il compito di disarmare. Intorno alle 16:30, terminate le operazioni, possiamo lasciare la grotta. Poco dopo ci ritroviamo intorno ai tavoli imbanditi nel piazzale del Roccione ad assaporar grigliate accompagnate da bicchieri di buon vino. Purtroppo, oggi mancava la crema al peperoncino di Francesco B. Ma, in compenso, abbiam sorseggiato il liquore al fico d'india di Roberto M. alternandolo a mirto e limoncello di Andrea. La serata si conclude all'imbrunire, dopo una splendida foto di gruppo.