Trekking Altopiano di Golgo



Quest’anno il 25 aprile, festa della Liberazione, cade di lunedì. In occasione di tale ponte, con gli amici del C.I.S.S.A. abbiamo organizzato un escursione di due giorni presso il Supramonte di Baunei: oggi (domenica), è prevista l’esplorazione dell’area intorno alla Voragine di Golgo, con pernottamento in tenda presso il rifugio della Coop. Goloritzè; mentre domani (25 aprile), faremo un trekking dalla cengia Giradili fino a Pedra Longa. Per il viaggio mi son messo d’accordo per partire con Adriano Usai utilizzando la mia auto,mentre lui metterà a disposizione la sua tenda. L’appuntamento con gli amici è fissato alle 9:00 ad Iglesias, in piazza Cavallera. Poco prima della partenza, verificando le condizioni meteo, ci rendiamo conto che a Baunei la prossima notte è prevista una temperatura di 4/5 gradi, contro i locali 13° di questa notte. Per tale motivo, mentre il gruppo inizia ad avviarsi, Adriano mi propone di passare a casa sua a prendere due giubbotti più pesanti. Quindi, raggiungiamo gli amici direttamente ad Assemini dove ci attendono altre due compagne. In tutto siamo tredici: io, Adriano Usai, Annalisa, Benedetta, Simona, Giorgio, Francesco, Elisabetta, Antonella, Riccardo, più tre impavidi e simpaticissimi giovinetti

Euforici per la partenza, stimiamo di arrivare a Baunei per le 12:30. Con Adriano decidiamo di far strada ponendoci in testa al gruppo. Approfittiamo dell’occasione percorrendo anche un tratto della litoranea per Villasimius per far gustare ai nostri amici qualche singolare scorcio marino! Lieti per tutte le ovazioni ricevute per il tratto percorso in più, imbocchiamo l’Orientale Sarda fino a Tortolì dove, non contenti della cambusa al seguito, decidiamo di assaltare un market per comperare qualche paninozzo sfizioso, un po di vino fresco ed altra burrumballa che a mezzogiorno passato solo la fame ti può far acquistare! Riprendiamo quindi il viaggio e dopo un’imperdibile visita alla tradizionale zona industriale di Tortolì, intorno alle 13:30 arriviamo a Baunei (480m s.l.m.) Dal paese seguiamo le indicazioni per Golgo, inerpicandoci su un salitone con stretti tornanti, dove ti fermeresti ogni istante a fotografare lo spettacolare panorama, raggiungendo in poco meno di 2 Km. un’altitudine di circa 740m s.l.m.

Continuiamo a procedere lungo la strada principale che attraversa longitudinalmente l’altopiano (nota come Bia Majore) e dopo circa 7km. svoltiamo sulla via per Cala Goloritzè. Dopo qualche decina di metri, poco distanti da un ampio spazio sterrato, troviamo finalmente ristoro sotto le fronde di un albero, accomodandoci per il pranzo attorno ad un tavolo in pietra. Riprese forza e vitalità, iniziamo ad esplorare la zona in compagnia di maiali ed asinelli che gironzolano liberamente. Quest’area è chiamata As Piscinas per la presenza di diversi laghetti nei quali sovente s’intravvedono piccole tartarughe. L’acqua contenuta in queste ampie pozze naturali è costantemente presente tutto l’anno, ciò ha consentito da sempre un aiuto fondamentale per la vita non solo degli animali, ma anticamente anche per l'uomo. A poca distanza da tali piscine, ben segnalata da cartelli e manifesti esplicativi, si trova la Voragine di Golgo, più conosciuta in zona come Su Sterru (dal sardo su isterru o disterru, ossia inghiottitoio o baratro). Si tratta di una voragine naturale a campata unica, una delle più grandi d'Europa, profonda circa 270m.

In superficie presenta un’apertura con diametro di circa 25m. e man mano che sprofonda si allarga diventando più ampia sul fondo. Per osservarla è stato creato un terrazzino chiuso da una ringhiera di protezione. Mentre stai li a contemplarla, senti crescere la curiosità di scrutarla meglio che attira quasi ad esporsi maggiormente. Ma, più che un particolare fascino per l’oscuro salto, potrebbe trattarsi di un’arcana attrazione che al contempo incute timore ancestrale e rispetto per questo luogo dove si celebravano antichi culti e riti magici. L’energia è fattivamente presente: promesse, ringraziamenti e preghiere recitate in tempi arcaici dalle genti che calpestarono questo suolo generano ancora vibrazioni. Il tutto, tra storia e legenda, si amalgama in un indissolubile intreccio. A testimoniare un triste episodio ed allertare per l’imminente pericolo è la presenza di una croce posta poco prima del bellavista alla voragine, voluta sistemare da un padre in memoria del proprio figlio che, quando ancora l’area non era recintata, fu spinto a sporgersi dalla troppa curiosità fino a scivolare nel precipizio e perder la vita.

Ripresa l’auto ci spostiamo verso la chiesetta campestre di San Pietro Apostolo a Golgo. Qui gli asinelli diventano sempre più intraprendenti chiedendo cibo in cambio di pose fotografiche; inoltre, dispensano spassionati consigli a coloro che, rivolgendosi con opportuna acutezza, sembra ne facciano esplicita richiesta. La chiesetta è ubicata all’interno di un pianoro contornato da alberi secolari, recintato da un muro in pietra, accessibile da un cancello in legno. Pochi metri prima dell’arco d’ingresso, si trova un menhir antropomorfo alto circa 1,20m. (si notano ancora nel bassorilievo tracce di incisioni evocanti sembianze di volto umano). Questo particolare betilo, probabilmente proveniente da un vicino villaggio nuragico, fu riposto tempo fa in questo preciso punto per proteggere la sacralità del luogo. Un’altra teoria ipotizza che la pietra sacra rappresenti la statua di un guerriero morto da eroe in combattimento. Sul sagrato della chiesa son presenti alcuni locali disposti in porticato, alcuni dei quali hanno anche un caminetto. Si tratta delle cumbessias, ossia umili dimore in pietra dove i fedeli possono trovare riparo per una notte.

La chiesa, costruita verso la fine del XVI secolo, è una struttura di modeste dimensioni costruita interamente in pietra. Sopra la bianca facciata d’ingresso si erge un piccolo campanile a vela che ospita una campana. La leggenda narra che la chiesa fu edificata grazie alle donazioni dei pastori in cambio della protezione di San Pietro da “Su Scultone”, un grosso serpente che straziava la gente e placava la sua ira in cambio del sacrificio di giovani ragazze vergini dentro Su Sterru, dove esso dimorava. A 600m. dalla chiesetta, completamente immerso nel verde, si trova il Rifugio della Coop. Goloritzè. La struttura è costituita da un locale disposto su due livelli: al piano terra si trovano un ampio salone adibito a ristorante, una reception ed un piccolo bar; mentre al primo piano son presenti alcune camere da letto. Al nostro arrivo siam subito accolti cordialmente dai ragazzi della cooperativa che, indicandoci l’area camping, ci invitano a scegliere le piazzole dove montare le tende. In loco son presenti tante altre tende ed alcuni bungalow dove poter pernottare.

Con Adriano scegliamo una piazzola a ridosso di un muraglione in modo da esser riparati dal vento. La tenda ospita comodamente tre posti e si monta quasi da sola in pochi secondi. Infatti, occorre giusto il tempo per fissare i picchetti e possiamo già sistemare materassini e sacchi a pelo. Nella piazzola fronte la nostra, Annalisa e Benedetta si apprestano a montare la loro tenda e, a poca distanza, iniziano a prender forma anche le tende di Francesco, Betty, Simona e Giorgio. Invece la tenda di Antonella e Riccardo si trova a qualche passo da noi, in un’ampia piazzola poco distante dai bagni. Nel frattempo, come previsto dal meteo, il maestrale decide di manifestarsi con forti raffiche di vento ed ora quei giubbotti presi al volo da casa di Adriano ci fanno proprio comodo. Mentre gli amici terminano di picchettare, ne approfitto per fare una passeggiata verso i locali del rifugio attraversando un prato ben curato. Giunto in un’area vicino alla reception posso ammirare una perfetta ricostruzione di un cuile.

Pian piano, in ordine sparso, iniziano ad arrivare anche i compagni, tra cui Annalisa, Benedetta ed Adriano che mi invitano a seguirli per festeggiare l’anniversario del primo bacio tra Riccardo ed Antonella, avvenuto in occasione di una loro escursione in un luogo poco distante da qui che si chiama “golghetto”. Quindi, usciti dalla recinzione del rifugio, ci avviamo in un sentiero che termina su uno strapiombo. Qui, con i rami di ginepro, è stata realizzata una caratteristica scala (Su Scalone), che scende giù dal dirupo per affacciarsi su una pietra monumentale raffigurante in modo spettacolare il volto di un mamuthone che volge lo sguardo al nuraghe Alvo, sito sul versante opposto del canyon. Proseguiamo ancora qualche decina di metri lungo un sentiero nel bosco, fino a giungere ai bordi della voragine chiamata Su Steriggeddu (il Golghetto). E’ proprio questo il sito che Riccardo ed Antonella esplorarono diversi anni fa, dove con gli occhi del cuore le loro anime s’incontrarono. Ed oggi, frutto del loro amore, è con loro una bellissima bimba che stringe in un affettuoso abbraccio la sua mamma ed il suo papà ed i loro sguardi, trapelando ancora l’emozione dei ricordi, si uniscono in un tenero bacio.

Condividiamo questi lieti istanti stappando uno spumante e brindando tutti insieme alla gioia ed all’amore. Rientrati al rifugio incontriamo Carlo, Cristina, Vittorio, Roberto, Valeria e Giovanni che oggi son stati a Codula Fuili (vicino Cala Gonone), per fare un trekking ed alcune calate. Fame e freddo si fan sentire sempre più e per ingannare il tempo andiamo a fare i direttori lavori agli ultimi arrivati che stanno montando le tende. Verso le 20:30 facciamo ingresso nel salone ristorante, accomodandoci in un lungo tavolo apparecchiato per diciannove persone. Nel salone non c’è un tavolo libero, indice che in questo posto si mangia bene. Le portate in tavola sono ottime e abbondanti: dagli antipasti di terra ai ravioli di formaggio e patate, dal porcetto arrosto ai dolcetti tipici, tutto accompagnato da un ottimo vino locale, ultimando la cena con caffè e mirto. Dei profondi discorsi filosofici non ricordo proprio nulla, ma restano memorabili le tante risate tra amici. Concludiamo la giornata verso le 24:00 entrando nel calduccio del proprio sacco a pelo.