Grotta Monte Meana


Oggi è prevista l’esplorazione alla grotta Voragine del Vento, sita sul monte Marganai presso Punta Foss’Arubia. Arrivo alla sede C.I.S.S.A. alle 8:30 incontrando Adriano Ur, Carlo P., Vittorio, Giorgio C., Guido, Federico, Alessio, Betty e Francesco. Considerando che fa freddo e piove, per trovare riparo ci rifugiamo nel magazzino attrezzi. Tali condizioni meteo ci portano a scartare la meta prestabilita in quanto per raggiungerla bisognerebbe percorrere a piedi un buon tratto di salita sotto la pioggia; inoltre, giunti nel sito, parte del gruppo dovrebbe restare ancora esposto alle intemperie per i tempi necessari ad armare le pareti con ancoraggi e frazionamenti (tale grotta non offre un comodo accesso dove poter comodamente trovare riparo, in quanto è una voragine che sprofonda a pozzo per circa 70/80m.). Per incanto, il magazzino si trasforma in sede di brainstorming dove il nostro pool di esperti estrapola le idee più astruse per vagliare grotte alternative che soddisfino almeno tre requisiti: 1. un comodo avvicinamento; 2. un ambiente idoneo per esser esplorato da una squadra di nove persone; 3. la possibilità di utilizzare le corde (considerando che tra gli obiettivi preposti c’era anche quello di far pratica).

Fra le tante soluzioni, la grotta Monte Meana proposta da Alessio risulta la più consona alle nostre esigenze. Ci organizziamo con corde e moschettoni e, in meno di un ora, raggiungiamo le campagne di Santadi inferiore. Parcheggiate le auto, percorriamo un breve tratto di ripida salita fino a giungere alla grotta. La cavità ha un’apertura molto ampia che conduce ad una prima sala in leggera pendenza, facilmente percorribile senza alcuna necessità di utilizzare gli attrezzi. Dopo aver percorso a carponi un breve tunnel, usciamo in un altro ambiente da un’apertura sul tetto. La sala si sviluppa notevolmente in altezza ed offre per circa 3m. uno stretto corridoio orizzontale tra le alte pareti che conduce ad una ripida discesa. Quindi, Giorgio e Francesco dispongono una corda lungo la breve scarpata fissandola ad una clessidra e, armati di discensore, raggiungono il sottostante terrazzino ampio circa 2mq. che volge su uno strapiombo di circa 20m. Ma il nostro percorso non prosegue in quella direzione, bensì verso un’apertura sita sulla parete sinistra a circa 2m. di altezza.

Considerando lo spazio precario, sul terrazzo possono sostare un massimo di 3/4 compagni, mentre gli altri, me compreso, attendono sulla stretta cengia prima della discesa. Nel frattempo Francesco e Giorgio proseguono ad armare il nuovo tragitto, disponendo una corda da utilizzare con maniglia e croll fino a raggiungere il varco ed oltrepassarlo. La squadra avanza lentamente perché questo tratto è abbastanza esposto al salto ed in pochi metri si utilizzano tutti gli attrezzi. Poco alla volta i compagni intraprendono il passaggio ed io posso scendere fino al terrazzino dove trovo Betty, Adriano e Federico. Ma subito ci rendiamo conto che restar immobili in questo spazio ristretto ci espone ad una corrente d’aria che gelidamente ci sta rinfrescando più del necessario. Pertanto, con Betty e Federico decidiamo di percorrere a ritroso il tragitto fino a raggiungere l’uscita della grotta. Dopo questi dieci minuti di esercizio, ritorniamo al terrazzino con i muscoli un po più caldi.

Giunto il mio turno raggiungo Guido che mi attende a cavalcioni in questa sorta di finestrone ed accedo in un’altra sala che scende quasi a pozzo. Trovo disposti in parete i frazionamenti con due distinte corde ed utilizzo quella più vicino a me. Poi, con l’ausilio del discensore, mi calo una ventina di metri fino a raggiungere il prossimo frazionamento dove trovo Vittorio che attende “la libera” per continuare la discesa. Anche qui son previste due corde di calata. La prima offre una discesa più semplice, in quanto corre lungo la parete e termina in un terrazzino. Invece, la seconda è disposta su un tratto più esposto e conduce ad un frazionamento sicuro ma quasi acrobatico oltre il quale, da un’altezza di circa 40m., si accede, direttamente dalla volta, in una sala molto grande. Io preferisco utilizzare la corda più adiacente alla parete e, dopo aver raggiunto il comodo terrazzino, proseguo la calata osservando dall’alto questo fantastico salone ed atterrando su un cospicuo cumulo di guano solido (secco, non fangoso).

Gli ultimi a raggiungere il suolo sono Guido e Betty. Nel frattempo i compagni giunti prima di me perlustrano l’ampio salone che si dirama su ambienti attigui. Francesco si è già organizzato con macchina fotografica montata su treppiede per documentare con le immagini questa bella grotta. Per ottenere la migliore resa fotografica, tutti noi lo assistiamo posizionandoci nei punti strategici per illuminare con le lampade i diversi angoli della sala. Verso le 14:30 lasciamo il salone, iniziando una risalita fluida, senza rallentamenti. Restano ultimi a disarmare Guido e Giorgio.