Badde Omene: le 13 calate

Mercoledì 17 giugno, su proposta di Adriano Urracci, concordiamo di recarci nella Valle di Lanaithu per fare le tredici calate in corda di Badde Omene. Il luogo è conosciuto anche col toponimo Su Turru e' Ruveddu che, tradotto dal sardo, significa bastone nodoso (turru, matzocca) e rovo di more, o roveto (ruveddu). Altre persone affermano che l'esatto nome della gola sia Badde Pilisarzu per distinguerlo da una differente forra registrata in catasto col nome Badde Omene (NUO11). L'appuntamento per la partenza è alle 6:00 vicino casa di Adriano Urracci. Oltre me ed Adriano, son presenti Catia Stragliati e Adriano Usai. Qualche minuto per sistemare gli zaini e lasciamo Iglesias utilizzando due auto per rispettare le misure di sicurezza stabilite per l'emergenza Covid19. Giunti a Caput Acquas incontriamo l'amico Mauro Rossi che si aggrega alla nostra squadra. Alle 8:25 giungiamo al bivio per la sorgente Su Gologone e proseguiamo a destra verso la valle di Lanaithu. Dopo 3,40 Km. parcheggiamo ai bordi del polveroso sterrato principale. 
Alle 8:45 iniziamo il trekking d'avvicinamento seguendo un sentiero che dallo sterrato conduce a nord-est verso una fattoria. Giunti fronte al cancello della proprietà voltiamo a sinistra e proseguiamo altri 900 m. fino al varco che attraversa il Rio de Sa Oche. Cominciamo a seguire per un centinaio di metri una traccia fuori pista che risale la vallata fino ad intercettare un sentiero più marcato. Seguiamo la nuova via che, volgendo 400 m. a nord-est, termina in una cava. Continuiamo a risalire il versante ovest del Monte Omene (626 mslm.), seguendo una traccia segnalata da omini in pietra. Il percorso s'introduce nel sottobosco offrendoci brevi scorci sul fiume Cedrino che, col suo blu disegnato nel verde, esalta un inconsueto contrasto cromatico. La traccia ripercorre vie utilizzate in tempi remoti dai carbonai e transita su piazzole con basamento in pietra ove si accatastava legna in attesa d'esser trasportata a valle. Risaliamo ancora transitando tra due imponenti conformazioni rocciose e passiamo all'ombra di un boschetto di lecci che si estende fino ad un valico. 
Alla nostra destra si apre un campo solcato intervallato da bassa vegetazione che s'arrampica sul monte. Ci destreggiamo sulle lame calcaree in direzione sud cercando d'intercettare una traccia che conduca in vetta. Il panorama è meraviglioso! Si nota quasi interamente il Cedrino e, in lontananza, l'alto ponte che l'attraversa. Tra le anse catturano la nostra attenzione alcune canoe che risalgono il fiume verso la risorgiva. Rientrati sulla traccia cominciamo la discesa, molto meno aspra della salita, fino a giungere al cuile Mudrecarvu (440 mslm.), ove sostiamo per mangiar qualcosina. Poi riprendiamo la via e, dopo circa 350 m., giungiamo alle calate.
1. La prima calata da 15 metri è attrezzata da due anelli fissati alla roccia che corona il salto. E' possibile sostare su un gradone sottostante per prepararsi alla discesa. La corda fila verticalmente e consente di poggiare i piedi in parete. La calata transita su tre gradoni intervallati l'un l'altro da 3-4 metri. Si atterra su roccia pianeggiante.
2. Dopo aver transitato in un breve boschetto si giunge rapidamente alla seconda calata da 25 metri. Per scendere in doppia uniamo due corde con un galleggiante. L'armo è corredato da due anelli fissati sulla roccia al bordo del salto. La corda fila verticalmente senza incontrare alcun gradone. Si atterra tra ciottoli.
3. La terza calata è da 12 metri. I due anelli dell'armo son fissati su una grande roccia orizzontale sotto la quale si trova un comodo gradone. L'armo è disposto a circa 1,50m. di altezza. Si convoglia la corda sugli anelli stando comodamente in piedi sopra il gradone. Il salto non è perfettamente verticale e la corda si adagia lungo la roccia. Qualche metro prima del suolo è presente un leggero scavernamento. Si atterra accanto ad alcuni massi piatti posti a sinistra di un albero. 
4. Per raggiungere la quarta calata da 10 metri si affrontano brevi disarrampicate, anche con l'ausilio di scala e' fustes. L'armo è attrezzato su un tronco d'albero disposto orizzontalmente sul ciglio del precipizio, a circa 1,60m. d'altezza. E' costituito da una catena attorniata al tronco chiusa da maglia rapida ove si convoglia la corda. La catena è doppiata da una corda che gira anch'essa attorno al tronco. Ci si cala prima su un grande masso, poi si prosegue su un breve scavernamento che induce a cercare appigli divaricando le gambe. Oltrepassato uno scosceso terrazzino, si atterra accanto ad un grosso masso.
5. Proseguiamo verso la quinta calata da 11 metri transitando tra massi ed alberi presenti nel greto e disarrampicando qualche roccia. Accanto al salto è presente un grande foro con una breccia sul tetto che consente di scrutare intrecciati rami di ginepro. L'armo è costituito da un anello disposto sulla parete destra, a circa 1,60m. dal calpestio. Il salto scende su alcuni gradoni e termina tra ciottoli.  
6. Per giungere alla sesta calata da 14 metri percorriamo un tratto con rigogliosa vegetazione. Disarrampichiamo la roccia scivolando all'interno di un'ampia marmitta e transitiamo su un tronco di ginepro fino al suolo. Continuiamo a seguire il greto qualche decina di metri transitando tra ginepri con radici fantasiosamente intrecciate. Giunti sul breve terrazzino che prelude il salto troviamo un anello ove disporre un corrimano. Altri due anelli sono disposti qualche metro più in basso, sul lato sinistro, sopra uno scalino esposto al precipizio. La corda fila verticalmente senza toccare la parete. La roccia scaverna quasi subito e, dopo qualche metro, è possibile poggiare i piedi in parete. Si atterra sopra un'ampia roccia piana. Dopo la verticale dei primi metri il salto prosegue gradatamente.  
7. Dopo qualche disarrampicata si raggiunge la settima calata da 12 metri. Sul terrazzino che prelude il salto possono sostare due persone. Gli anelli dell'armo sono disposti sul lato sinistro a circa 1,70 m. d'altezza. La corda fila verticalmente senza toccare la parete. A circa metà calata la parete scoscende e si atterra su ampie rocce che volgono al precipizio.
8. Proseguiamo verso l'ottava calata da 15 metri spostandoci verso destra, transitando accanto ad un macigno seguito da un albero. Disarrampichiamo fino a trovare il nuovo armo disposto sulla parete sinistra, a circa 1,60 m. di altezza. Si atterra tra grossi massi, accanto ad un tronco d'albero sradicato posto orizzontalmente tra le rocce. 
9. La nona calata da 6 metri si presenta immediatamente dopo il precedente salto. L'anello dell'armo è disposto sulla parete destra. Possiamo comodamente prepararci senza esporci, poi discendiamo accanto ad una grossa roccia che crea al di sotto una piccola caverna  ed atterriamo direttamente sul gradone che prelude il prossimo salto. 
10. La decima calata da 25 metri parte da una breve cengia rocciosa ove possiamo sostare in cinque. Da questa posizione si può nitidamente osservare una fattoria e lo sterrato nel quale abbiam cominciato l'avvicinamento. La calata non è molto ripida e consente di poggiare i piedi in parete. Al suolo sono presenti grandi massi e si atterra sopra una roccia.
11. Dopo qualche disarrampicata si raggiunge l'undicesima calata da 15 metri. I due anelli dell'armo si trovano sulla parete destra. Il salto s'incunea tra le rocce e si scende con i piedi sempre poggiati in parete. Quasi al termine della calata è presente un breve scavernamento.
12. Nella dodicesima calata da 20 metri l'armo è posto direttamente in parete, accanto alle fronde di un olivastro. Gli spazi ridotti ci consentono d'avvicinarci uno per volta. La corda poggia sulla prima roccia e prosegue verticalmente fino ad un macigno. Da qui si procede retrocedendo con i piedi e facendo attenzione a non scivolare dentro le fronde di un albero aderente alla parete. Si raggiunge il suolo in un breve spazio roccioso.
13. La tredicesima ed ultima calata da 10 metri trova l'armo su una roccia disposta sul lato sinistro. Dopo qualche metro si scende su un balconcino roccioso. Poi si prosegue fino al suolo, atterrando tra i massi.
Concludiamo l'escursione dopo 8 ore e 15 minuti, con braccia e collo abbrustoliti dal sole. Troviam meritato refrigerio a Su Gologone dissetandoci con acqua di sorgente. Ultima tappa ad Oliena per una birra fresca, poi riprendiamo la via di casa. 
Mi pregio riportare alcuni pensieri dei miei compagni CISSA, scaturiti dalle emozioni di questa escursione.
"Badde omene non è solo un bel posto, Badde Omene è unico per la bellezza della roccia e degli anfiteatri che s'incontrano lungo la calata. Massi enormi, testimonianza di antica erosione, riposano silenziosi e si lasciano facilmente superare in progressione. Il silenzio, la costante visuale sulla valle e sulle cime del Corrasi... il profumo delle erbe, reso intenso dagli oli essenziali che piante e cespugli secernano per difendersi dall'esposizione solare, inebriano e fanno respirare profondamente. Badde Omene è unico!" (Adriano Urracci).
"Partiti con un'alba luminosa e promettente, siamo arrivati a Lanaitto con una luce potente, resa più definita da un bel vento fresco. Atmosfera perfetta per partire con energia. Salita all'inizio lungo il sentiero, ma poi ci siamo tutti trasformati in caprette. Su e giù per le rocce, perché lasciare il sentiero per andare a vedere alcuni scorci (unici!!), sul Cedrino é una tentazione cui né Adriano né noi altri riusciamo a resistere. Arrivati su, non poteva mancare il cuile (perfettamente tenuto) e poi giù, 13 calate in uno scenario molto vario (c'è differenza tra l'inizio e la fine del canale) e ricco. Ottima compagnia, sole (a volte anche troppo), rientro facile, merenda al fresco a Su Gologone. Perfetto.Un grazie sincero ai miei compagni di gita, ottime guide, allegri, precisi, affidabili e generosi come sempre" (Catia Stragliati).