Ferrata al Castello di Medusa



La scelta odierna alla ferrata del Castello di Medusa è stata concordata dopo le lunghe trattative di giovedì scorso tra Annalisa, Graziella, Benedetta, Adriano U., Francesco e Carlo. Le ragazze erano partite col proporre con tanto entusiasmo il trekking per Tiscali. Adriano, paragonandole a semplici turiste che si lasciano convincere da un’attrazione meramente pubblicitaria, smonta subito il loro progetto cercando di persuaderle a fare un trekking sul supramonte di Baunei ed intraprendere insieme a lui insoliti sentieri che offrono un avventuroso connubio tra antiche leggende, natura selvaggia e, soprattutto, tanta poesia. A rivoluzionare i piani dei compagni è Francesco che, ligio al dovere, ci rammenta che ad Iglesias ci sono ancora diverse grotte da rilevare e fotografare, in tal modo, oltre al piacere dell’escursione, si porterebbe avanti un preventivato lavoro che dovrebbe essere concluso in tempi brevi. Le ragazze, sperando ancora in un trekking, interpellano anche Carlo che ignaro di quanto esposto da Francesco ed Adriano, propone di provare una nuova ferrata vicino Samugheo creata intorno alla roccaforte del Castello di Medusa.

La conferma su quest’ultima destinazione è arrivata venerdì sulla chat del gruppo, direttamente da Francesco, suscitando l’interesse di tanti amici. Quindi, oggi tutti al Castello! Dopo la giornata fredda e piovosa di ieri, questa mattina il cielo appare leggermente nuvoloso e la temperatura è di 14°. Per partire tutti insieme ci ritroviamo alle 9:30 presso la nostra sede. All’appuntamento (oltre me), son presenti Francesco con Betty ed i bimbi, Nicola con Bea, Giorgio con Simona, Carlo con Cristina, Roberto, Giuliano, Guido, Simona e Maria Grazia. Gli altri compagni che abitano fuori zona li incontreremo strada facendo. Nel frattempo è comparso anche il sole che si aggregherà come nostro socio per tutta la giornata. Per evitare che ognuno vada per proprio conto, cerchiamo di raggrupparci in poche auto (io sono ospitato nell’auto di Giorgio e Simona). Viaggiando ad una velocità da crociera, percorriamo tranquillamente i 116km. che distano alla nostra meta.

A Villamar ci attendono Giovanni e Valeria ed insieme a loro proseguiamo il nostro itinerario attraversando diversi paesi, tra cui Ussaramanna, Baradili, Gonnosnò, Albagiara, Escovedu, Asuni, fino ad arrivare vicino Samugheo e svoltare su una strada campestre ad una corsia che, dopo circa 5km., termina al Rifugio del Castello di Medusa. Il sito è ben curato, con una piazzetta panoramica dove poter anche parcheggiare l’auto; diversi vialetti piastrellati che conducono lungo la vallata; un ampio caseggiato parte del quale adibito a bar; svariati angoli dove sostare all’aperto ed una struttura coperta con panche e tavoli a disposizione dei visitatori. Quasi subito ci raggiungono anche Vittorio, Margherita, Graziella, Annalisa e Benedetta. Il posto, che apparentemente sembra isolato, è abbastanza conosciuto, infatti troviamo anche altri gruppi di persone. Indossiamo l’imbrago direttamente al parcheggio ed iniziamo a scendere lungo la vallata percorrendo un comodo viale fino alle rovine del castello. Sovente ci fermiamo per gustare il panorama e scattare qualche foto ed è bello osservare i tanti amici che, con caschi e zainetti multicolore, procedono allegramente tra i sentieri. Giunti al castello seguiamo le indicazione di una freccia con la scritta “Araxisi” e procediamo in fila indiana sul sentiero che conduce alla riva del rio omonimo.

Dopo poche decine di metri troviamo una biforcazione senza indicazioni: il sentiero di destra (più battuto), conduce al fiume, mentre quello di sinistra (da noi seguito) va verso la ferrata. Il percorso man mano diventa più impegnativo, presentando qualche ripida discesa su terreno fangoso. La ferrata inizia subito dopo una breve cengia orizzontale. Dopo esserci allongiati al cavo, risaliamo un dislivello di circa 3m. ed iniziamo a percorre una stretta cengia che costeggia a sinistra lo sperone roccioso sul quale si erge il castello, mentre a destra precipita a picco sul rio Araxisi. Davanti me ci sono Graziella e Giuliano, mentre dopo me seguono Maria Grazia, Simona e Guido. Mentre avanziamo notiamo che il costone calcareo presenta alcuni grottini all’interno dei quali son presenti alcune piccole stalattiti attive. Dopo alcuni passaggi ci ritroviamo con tutto il gruppo fermi senza capire il motivo di questo arresto. Si vocifera che la probabile causa del rallentamento potrebbe essere la difficoltà di superare un particolare punto della ferrata da parte di una ragazza appartenente al gruppo che ci precede.

Considerando il protrarsi dell’attesa, alcuni amici preferiscono retrocedere di qualche metro, in modo da sostare più agevolmente su un terrazzino, evitando tra l’altro di restare tutti allongiati sullo stesso cavo. A questo punto Giorgio, che ha con se una corda (ma si trova anche tra gli ultimi della fila), inizia a superare tutti per raggiungere il punto in cui è sorto il problema per aiutare a sbloccare la situazione. Nel frattempo il nostro spirito resta comunque goliardico e son tante le foto che testimoniano il desiderio di condividere allegramente questi frangenti di pausa. Pian piano riprendiamo a muoverci ed ora prima di me ci sono Bea e Nicola mentre, subito dopo, Giuliano e Maria Grazia. Avanziamo qualche metro esponendoci in parete, trovando appigli tra sporadici gradini e brevi scanalature sulla roccia. La veduta continua ad essere eccezionale ed è fantastico soffermarsi a gustare i particolari. Sotto i miei scarponi c’è il vuoto, con lo strapiombo che si tuffa sul ribollire d’acqua del torrente in piena spezzando, con la sua musica quasi ovattata, il rispettoso silenzio di questa vallata ricoperta da una rigogliosa vegetazione primaverile.

Nicola, giunto in un punto cruciale, richiama la mia attenzione per ragguagliarmi sul come procedere. Mentre fin’ora abbiamo seguito un percorso orizzontale, la ferrata ora volge verso l’alto. Però, nel punto in cui si devia verso l’alto non son riuscito ad identificare naturali appigli dove potermi sostenere con i piedi. Pertanto risulta obbligatorio avanzare prevalentemente con la forza delle braccia, facendo contemporaneamente leva con le ginocchia su un gradone verticale della roccia. In tal modo riesco a sollevarmi il tanto giusto per agganciare le longe al gradino superiore e scavalcare l’ostacolo. Era proprio questo l’impedimento che aveva bloccato il normale fluire del gruppo. Per questo motivo, Giorgio si è posizionato qualche gradino più in alto ed ha calato la corda da assicurare all’imbrago di quei compagni che, per maggior serenità, preferiscono avvalersi del suo aiuto. Quindi, mi arrampico sui gradini superiori fino a raggiungere Giorgio che è saldamente allongiato circa 2m. più in alto del salto. Per non ostacolare i prossimi a salire, procedo ancora qualche metro fino a raggiungere l’ingresso di una grotta. Nel frattempo, intravvedo Giuliano che ha superato egregiamente il particolare passaggio e sta salendo verso Giorgio. Poco dopo sopraggiungono anche Graziella e Guido. Poi, col consueto buon umore che ci contraddistingue, riprendiamo a muoverci. All’uscita della grotta troviamo un magnifico albero che col suo tronco ci aiuta a raggiungere la cengia sottostante. La ferrata ora continua sulla sinistra, percorrendo la parete sopra cui sorgono le mura di cinta del castello. Terminiamo il percorso tra i ruderi del castello, dove troviamo i compagni ad attenderci. Riprendiamo quindi il sentiero verso il rifugio, terminando festosamente la giornata intorno ad un tavolo imbandito.