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Trekking Giradili (aprile 2016)
Ieri, insieme a tanti amici del Centro Iglesiente Studi Speleo Archeologici, abbiam fatto un trekking nel supramonte di Baunei, visitando diverse aree, da Su Sterru alla chiesa campestre di San Pietro Apostolo, dal betilo antropomorfo al Golghetto, pernottando in serata al Rifugio della coop. Goloritzè. L’intera giornata è stata dominata da un maestrale teso, con temperature che in serata son quasi precipitate. Stanotte le raffiche di vento si son fatte costantemente sentire, fortunatamente la tenda occupata da me ed Adriano Usai era riparata da un muricciolo. Ci siam svegliati di buon mattino dai sonori ragli d’asino che giungono da un’area limitrofa al nostro accampamento. L’aria fresca dell’altopiano di Golgo ci ha caricato di rinnovata energia rendendoci subito attivi per smontare le tende ed esser pronti quanto prima per il trekking alla prima tappa del Selvaggio Blu. In attesa di far colazione con tutto il gruppo io, Adriano e Benedetta invitiamo Valeria a visitare il caratteristico monumento naturale della faccia litica. Anche se il cielo è nuvoloso qualche raggio di sole filtra nel canyon, regalandoci l’opportunità di osservare il fiero sguardo del mamuthone da una nuova prospettiva.
Rientrati al rifugio ci accomodiamo tutti attorno ad un lungo tavolo sul quale son disposte diverse brocche con latte di capra caldo, caffè, cestini con pane fresco, fette di torta casereccia, vassoi con ricotta e miele locale. Ti assicuro che è fantastico far colazione così: il sapore della ricotta spalmata sul pane con sopra qualche goccia di miele è sublime! Ora siam pronti per partire! La carovana con i propri veicoli lascia il rifugio, risalendo la Bia Majore per 6,7 Km. fino al bivio per monte Ginnircu. Da qui proseguiamo su uno sterrato per poco più di 1Km., transitando a destra di un ovile e fermandoci su un altopiano oltre il quale si può avanzare unicamente a piedi o col fuoristrada. Potremo teoricamente cominciare il trekking, ma si pone il problema di come recuperare le auto senza dover percorrere a piedi il tragitto a ritroso. L’idea è quella di far sostare il gruppo in questo punto per il tempo necessario che ogni guidatore porti la propria auto a Pedra Longa (destinazione finale del trekking), in modo tale che tutti gli autisti poi tornino su un'unica auto.
Dovremo lasciare in quest’area solo la macchina di Annalisa in quanto, essendo la settima autista, non ci starebbe sull’auto di rientro che, con tutta la buona volontà, può ospitare al massimo sei persone. Quindi, a bordo della propria auto, io, Giorgio, Vittorio, Giovanni, Riccardo e Francesco percorriamo i 10 km. che distano fino a Pedra longa e, lasciate le macchine nel grande spazio vicino al bar, saliamo tutti sul fuoristrada di Giovanni raggiungendo di nuovo i nostri amici nell’arco di 40 min. Ora, possiamo finalmente iniziare il trekking. Il cielo è ancora nuvoloso ed a tratti pioviggina. Anziché procedere per il sentiero che prima abbiam considerato non praticabile con le auto, torniamo indietro seguendo la discesa che costeggia l’ovile. Poi, proseguiamo lungo lo sterrato principale transitando a sinistra di un’area dove notiamo un’ampia cisterna in muratura. Nel frattempo col gps verifichiamo il giusto percorso per raggiungere la cengia. Il gruppo procede a passo deciso, compresi i tre giovani esploratori che per la loro assidua tenacia si distinguono come protagonisti di questa escursione.
Continuiamo a camminare lungo lo sterrato per circa 2,5 Km. fino a giungere al bivio con il cartello turistico indicante l’itinerario BA001 “Baunei – Cengia Giradili”. Euforici per aver raggiunto la via, varchiamo un piccolo cancello e percorriamo per circa 250m. un sentiero che conduce all’ovile Us Piggius (o Despiggius come indicato nella cartina IGM), a 630m s.l.m. Appare da lontano un magnifico cuile ed avvicinandoci notiamo che lo stipite è chiuso da un bel portone in legno. Considerando che qui tutto è in ordine e ben curato, ipotizzo che tale cuile funga tuttora da ottimo ricovero per la notte e che al suo interno, tutt’altro che spartano, si possano trovare comodi letti. A qualche metro di distanza è presente un’altra struttura, anch’essa interamente costruita con i rami di ginepro, chiusa da un cancello fatto con tronchetti d’albero, da cui scorgiamo una terrazza coperta dove poter comodamente pranzare ed un balconcino con appesi alcuni vasi di gerani. Nell’area ci sono altri due cuili più piccoli adibiti a cuccia per un due simpatici cagnolini che ci accolgono festosamente.
Il meteo inizia a regalarci sprazzi di cielo azzurro, con raggi di sole che rendono il nostro animo più allegro e propenso a giochi scherzosi. Mentre lasciamo l’ovile notiamo una semplice altalena in corda che, anche solo col pensiero, tutti siam spinti a provare, forse perché posta al termine di una scoscesa discesa, all’ombra di un pergolato di fronde d’albero, da cui si gode una spettacolare vista fino al mare. Ai piedi dell’ovile, transitando su alcune biancastre lame di roccia calcarea (chiamate in zona “pedra nascendo”), si affaccia uno strapiombo che offre un primo scorcio alla lontana guglia di Pedra Longa. Riprendiamo la via e dopo qualche tornante arriviamo alla recinzione che delimita l’area dell’ovile. Ormai siam preparati ad affrontare sentieri tortuosi ed ogni volta, anche se potremo esser stanchi, risultiamo sicuramente più sicuri per ogni ostacolo superato e più motivati per ogni meta conquistata. La recinzione è chiusa da un cancelletto in legno che, uno dopo l’altro, ci apprestiamo a varcare, lasciando alle nostre spalle le orme dei nostri scarponi. Dopo aver disceso un tornante che attraversa una franata con grossi massi, proseguiamo tra antichi ginepri verso la parete che presenta qualche passaggio sotto roccia.
Mentre camminiamo incrociamo numerosi escursionisti, tra cui molti stranieri, che stanchi per l’impresa non mancano di salutarci con un sorriso. I sentieri spesso coincidono con antiche mulattiere costruite dai taglialegna del secolo scorso. Qualche decina di metri dopo aver varcato un altro cancelletto, percorriamo una caratteristica mulattiera dov’è ancora più evidente la mano dell”uomo che, accatastando pietra su pietra, ha realizzato una massicciata che consente un passaggio più agevole su un dislivello che senza tale opera risultava alquanto accentuato. Altri accorgimenti sul calpestio son stati eseguiti su alcuni tratti in cui la cengia transita su restringimenti della roccia ed in particolare in prossimità di alcune guglie esposte allo strapiombo. Proprio tra questi speroni amiamo sostare per godere il panorama, imprimendo nel nostro cuore fantastici fotogrammi. Innanzi a noi volge la fantastica vallata di Forrola con le variopinte tonalità della macchia mediterranea.
Sulla destra si stanziano le maestose falesie di Punta Argennas, che terminano quasi a strapiombare su Pedra Longa. Mentre alle nostre spalle si erge l’imponente falesia di Punta Giradili, che offre anche tante via di arrampicata. Riprendiamo il sentiero trovando ancora qualche grande masso precipitato dalle alte pareti del monte. In particolare due grossi macigni, accostati fin quasi a congiungersi, hanno creato un’arcata naturale che ci accingiamo a transitare. Riprendiamo la discesa lungo la vallata riscontrando alcuni omini in pietra che segnalano il sentiero. Dopo aver sciato su una lieve pietraia, riprendiamo il percorso avanzando verso il termine della vallata, su un terreno più arido. Poco più avanti intercettiamo un ruscello che più a valle forma un piccolo laghetto.
Avanziamo in ordine sparso, ognuno con i proprio ritmi, i propri pensieri, le proprie emozioni. Siam quasi al termine del percorso e la cengia prosegue costeggiando la fantastica insenatura di Pedra Longa. Poco distante da me noto un padre mentre cammina a mano presa col suo bimbo e, mentre conversano serenamente, osservano insieme le cose più belle, condividendo un’esperienza che resterà per sempre incisa tra i ricordi più teneri per entrambi. Terminiamo l’escursione al piazzale di Pedra Longa, dopo circa 8km. complessivi di tragitto. Prima di riprendere il viaggio di rientro, ci fermiamo sulla spiaggia di Santa Maria Navarrese, per festeggiare e spuntinare tutti insieme.