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Ferrata Nido dell'Aquila (gennaio 2016)
Blog di Francesco Manca - Pubblicato dal CISSA Aps Iglesias il 24/01/2016
Questa mattina è in programma la ricerca di nuovi percorsi che possano implementare e/o far da corredo alla ferrata di Gutturu Xeu, il fantastico itinerario che dallo scorso autunno è conosciuto, da esperienze dirette o meno, in tutta l’Isola. L’escursione è concepita per essere una gradevole passeggiata per tutta la famiglia; pertanto l’invito è esteso anche ai coniugi con i propri bimbi. L’appuntamento per la partenza è fissato alle 9:00 alla sede C.I.S.S.A. Oltre me son presenti Guido, Damiano, Vittorio, Margherita, Giuliano, Alessandro, Elisabetta, Francesco, Cristina, Carlo, Roberto, Giorgio, Riccardo e Adriano. La giornata è splendidamente calda e soleggiata. Quando arriviamo a Gutturu Xeu, alcune persone preferiscono fermarsi sui prati vicino alla vallata per giocare e trascorrere un po di tempo insieme ai bambini. Mentre noi, dopo aver indossato casco ed imbrago, iniziamo a risalire il versante procedendo sul letto di un fiume in secco.
Giunti ai piedi del canyon ci dividiamo in due gruppi: Guido, Damiano, Adriano e Riccardo proseguono sul sentiero di destra ed intraprendono il percorso della ferrata; mentre io, Francesco B, Roberto, Cristina, Carlo, Margherita, Giorgio, Vittorio, Alessandro e Giuliano procediamo a sinistra, seguendo una via che risale fino al muretto nuragico posto ai piedi di una guglia. Da questo punto sondiamo alcuni tragitti che ci consentano di avvicinarci agevolmente al vertice di un dirupo, meta di un salto chiamato “Nido dell’Aquila”, in quanto nei pressi del sito esisterebbe un fantasioso rifugio del rapace. Dopo aver meticolosamente scelto il percorso migliore, risaliamo il costone intervallando la scalata di alcuni pendii con comode cenge, fino a raggiungere una base rocciosa che cade a strapiombo quasi perpendicolarmente al muricciolo da dove siam partiti. L’ampiezza della roccia è circa 2mq. ed il posto è completamente ricoperto da grovigli spinosi. Appena giunti, ci accorgiamo di aver percorso gli ultimi metri sopra alcune rocce ripide e poco sicure, mentre avremmo dovuto procedere ancora un poco lungo il sentiero e poi, dopo una leggera discesa, raggiungere il punto.
La sicurezza deve avere sempre la priorità, quindi il primo lavoro che ci apprestiamo ad eseguire è quello di segnalare meglio il percorso più agevole. A testimoniare l’importanza di tale lavoro è l’arrivo di Tore, che non trovando alcuna indicazione da seguire, taglia direttamente verso noi transitando sulla lama di alcune rocce oblique. Tra i cespugli delle rocce antistanti il salto rileviamo un preesistente armo. Il lavoro più delicato è quello di verificarne la funzionalità ed in particolare testare la tenuta delle rocce che devono sorreggere le corde. Dopo le dovute valutazioni ed il consulto di tutto il gruppo, si apportano alcuni semplici accorgimenti per migliorare la sicurezza. A tal punto si possono calare le corde e provare il salto. Il primo a collaudarlo è Francesco. Dopo essersi allongiato scavalca le rocce esponendosi parzialmente nel vuoto, fino a trovare una comoda sporgenza longitudinale posta 2m. più sotto, dove si può sostare in piedi. Per poter meglio usufruire di tale conformazione rocciosa è stato predisposto un frazionamento in modo da poterci allongiare direttamente in questo punto.
Con i piedi ben poggiati sul terrazzino, Francesco sistema la corda sul discensore ed inizia i 35m. di calata. Durante il salto verifica la presenza di eventuali problemi od ostacoli che possono anteporsi alla fluida esecuzione della discesa. Una volta raggiunto il suolo da la “libera”, garantendo in tal modo che tutto si è svolto correttamente. Il prossimo a calarsi e Vittorio seguito da Alessandro, Tore e, via via, tutti gli altri che si alterneranno tra calata singola in corda doppia e calata in coppia utilizzando corda singola. Nel frattempo ci raggiungono anche i ragazzi che hanno fatto la ferrata per poter provare questo salto. Io scendo quasi per ultimo perché mi diverto a documentare i salti con qualche scatto fotografico. Mi calo in corda singola insieme a Roberto, che per l’evento indossa una stravagante parrucca bionda in pendant con gli occhiali da sole: uno spettacolo!!! Ad un certo punto, mentre ci stiamo calando sento Roby che mi urla: “Francescooo, il nidooo!!!”. Ecco, son sceso oltre il nido dell’aquila ed ora me lo son perso! Il mitico nido si trova all’interno di un’ampia fenditura e, dal punto in cui mi trovo, riesco ad identificarne soltanto la posizione. Vabbè, sarà per la prossima volta.
Raggiunto il suolo diamo la libera a Giorgio che essendo l’ultimo deve anche disarmare. Insieme a Roberto, Margherita e Vittorio, attendiamo che Giorgio ci raggiunga. Poi, riprendiamo il percorso del rientro gustando lo spettacolare panorama della vallata. Anche se non siamo più in alto come al nido del’aquila, anche da qui, punto in cui abbiamo terminano la calata, la vista spazia lontano raggiungendo il verde broccato dei campi, fin quasi a fondersi con l’azzurrognolo delle lontane montagne. Oltrepassato il letto del fiume il percorso non lo seguiamo più osservando il sentiero, bensì fiutando i profumi d’arrosto che salgono liberi nell’aria. Ancora qualche passo ed ecco i fantastici amici che ci accolgono offrendoci un buon bicchiere di vino. Terminiamo la giornata banchettando festosamente.