Ferrata Pan di Zucchero (giugno 2016)




La partenza per Pan di Zucchero è fissata alle 9:30 al porto di Portoscuso. L’evento è stato organizzato dall’associazione C.I.S.S.A. di Iglesias e coinvolge qualche compagno che alla medesima escursione dello scorso dicembre non aveva partecipato, come Adriano Ur, Adriano Us., Aurora e Benedetta. Oltre ai citati compagni del gruppo speleo iglesiente, all’appuntamento incontro altri quattro ragazzi che vivranno insieme a noi quest’avventura: Geppi, Camilla, Matteo e Valentina. L’attraversata da Portoscuso a Pan di Zucchero, come pure la visita alle splendide coste tra Fontanamare, Nebida e Cala Domestica, la effettueremo con Carlo e Cristina del diving Ajòò Dive. Il mare è calmo ed il sole splende, ma la temperatura primaverile che si avverte in navigazione ci invita ad indossare un indumento antivento. Dopo una tranquilla passeggiata tra le meravigliose guglie che si ergono oltre l’acqua ed i vari monumenti di archeologia mineraria che si affacciano sul mare (come la Laveria Lamarmora e Porto Flavia), giungiamo a Pan di Zucchero.

Prima di andare alla conquista del mitico faraglione, ambito sogno di tante persone, abbiamo ancora il tempo di effettuare il periplo dell’isolotto ed attraversare i due fantastici tunnel marini. Poi, dopo aver indossato casco ed imbrago, sbarchiamo uno per volta sull’angusta piattaforma rocciosa sita alla base della ferrata. Cominciamo da qui l’arrampicata lungo la Via del Minatore, scalando il dislivello che conduce ad un primo pianoro, indicato da una targa col nome “Piazzale Cuccu”. Poi, aspettiamo l’arrivo di Maria Grazia che, non avendo potuto raggiungerci a Portoscuso, attende al molo della spiaggia di Masua per esser traghettata fino a noi. Nel frattempo esploriamo il piazzale visitando alcune gallerie e scattando foto ad alcuni elementi minerari (come, ad esempio, il secchio predisposto con la carrucola su un pozzo), o immortalando alcuni scorci marini verso il tunnel che abbiamo poc’anzi attraversato. Dopo una quindicina di minuti arriva Maria Grazia che, come me, ha già fatto questa ferrata.

Per tale motivo decidiamo che sia lei in testa a guidare il gruppo, mentre io resterò a chiuderlo in coda. La ferrata risale il costone sud del calcareo faraglione, ripercorrendo tratti di un vecchio sentiero minerario nel quale si aprono ingressi alle diverse gallerie. Lungo il tragitto rileviamo alcuni reperti minerari, quali vecchi spezzoni di cavo, antichi chiodi da roccia e tralicci in legno, lasciati appositamente in mostra per testimoniare il passato di questo sito, (raccontato più nei dettagli nel precedente blog del 27/12/2015). Dopo una breve cengia che domina sul piazzale precedente, con l’ausilio di gradini scaliamo la verticalità della parete calcarea, raggiungendo una nuova cengia che, transitando su un magnifico percorso panoramico tra le guglie, conduce in un luogo più riparato dov’è ubicato il libro di via. Da qui notiamo un altro gruppo di escursionisti che si accinge a lasciare il faraglione tramite una calata in corda. Poi ci apprestiamo a scrivere sul libro di via un pensiero che testimoni la nostra visita in questa meravigliosa giornata.

Io e Adriano Usai abbiam portato le corde da calata da utilizzare più tardi e, considerando che dovremmo ripassare obbligatoriamente da questo punto, decidiamo di lasciarle qui evitando di proseguire l'esplorazione con inutile peso sulle spalle. Poi, riprendiamo a salire affrontando alcuni dislivelli meno ripidi rispetto ai precedenti, fino a giungere al grande pianoro sul quale termina la ferrata. Qui il sentiero prende due direzioni, la prima scende dolcemente verso sud, mentre la seconda risale il versante nord e conduce nel punto più alto del promontorio. Ci dirigiamo tutti verso la vetta, seguendo il sentiero nord, segnalata dallo sventolio della bandiera dei quattro mori. La vegetazione è composta prevalentemente dai tipici arbusti della macchia mediterranea. Sopra noi volteggiano tantissimi gabbiani (questo è il periodo di nidificazione). Con la ricetrasmittente comunico a Carlo la nostra posizione, in modo da dargli un indicazione stimata sui tempi per ultimare l’esplorazione. Da questo punto privilegiato si gode una vista aerea che attraversando la costa arriva fino a Cala Domestica.

Ci soffermiamo a far fotografie e filmati. In questo frangente passa a tutta velocità Carlo col gommone effettuando alcune evoluzioni che con la scia creano diverse figure. Poi riprendiamo il cammino continuando a seguire un percorso circolare sul sentiero che, transitando sulla parete est, termina su un’altura più a sud che si presta come ideale punto d’osservazione verso Porto Flavia. Lungo il tragitto rileviamo da distanza alcune uova di gabbiamo. Dopo la visita alle alte falesie, rientriamo nel punto in cui abbiamo lasciato la ferrata transitando vicino ad un grande verricello a manovella. Poi, con l’aiuto delle longe, riprendiamo il percorso a ritroso (io chiudo sempre il gruppo, preceduto da Aurora, Benedetta e Adriano Us.), raggiungendo il posto in cui abbiamo lasciato le corde. Matteo e Maria Grazia continuano a percorrere la ferrata a ritroso fino alla piccola piattaforma rocciosa al livello del mare, per poi risalire in barca. Invece io, Adriano Ur, Adriano Us, Benedetta, Aurora, Camilla e Geppi prendiamo un sentiero che termina sulla sommità del tunnel sotto il quale scorre il mare.

In questo punto è stato fissato un cavo in acciaio che conduce ad alcuni anelli dove si dovrà predisporre la corda per la calata. Il salto è alto circa 45m. Per tale motivo congiungiamo con un nodo galleggiante due corde dinamiche da 70m., in modo da poterci calare in doppia. Adriano Ur. cala la corda lungo la verticale tra le falesie di questa coppia di faraglioni che, quasi poggiandosi l’uno sull’altro, creano un pozzo che precipita al centro del tunnel sul mare. La corda è abbastanza lunga, pertanto i restanti metri si lasciano cadere dentro l’acqua. La prima persona a scendere è Camilla, assistita sul primo passaggio da Alessandro Us. e poi da me che mi trovo quasi sospeso in parete qualche metro prima di Adriano Ur. In tal modo ogni persona è assistita ad accedere al punto di calata da ciascuno di noi tre.

Il compito di maggior responsabilità è quello di Adriano Ur. che deve predisporre in posizione di calata ogni persona e regolare discensore e corda in modo da far partire la discesa di ognuno dolcemente e senza strappi. Durante le calate la barca di Carlo resta fuori dal tunnel per evitare eventuali cadute di pietrisco. Poi, quando la persona giunge qualche metro sopra l’acqua viene recuperata direttamente a bordo e liberata dalla corda. Per i segnali di “libera” utilizziamo preferibilmente la ricetrasmittente, ma riusciamo comunque a sentirci anche a voce. Dopo Camilla seguono in successione Benedetta, Aurora e Geppi. Poi è la volta di Adriano Us, seguito da Adriano Ur. Per qualche minuto ho la possibilità di restare solo e gustare la tranquillità di questo luogo. Osservo intorno a me le particolari guglie marmoree, catturando alcuni scorci che attraversando la lunga fenditura tra le falesie creano un meraviglioso contrasto con il blu del mare. Per un attimo rivedo con la mente l’immagine dei miei compagni che, dal terrazzo che volge al pozzo, partecipano attivamente facendo tifo per ogni amico che si impegna in calata.

Scrutando meglio, sullo stesso terrazzo vedo pure il mio zaino che ora vado subito a recuperare prima di scordamelo qui sopra. Dopo la “libera” di Adriano Ur, predispongo la corda con la piastrina gigi e mi gusto per la seconda volta questo fantastico salto fino al mare. Per circa metà percorso è possibile scendere poggiando i piedi lungo le pareti, poi il salto volge direttamente sul vuoto fino all’acqua. Giunto a bordo sgancio la piastrina gigi ed inizio a recuperare la corda. Ultimate le operazioni, riprendiamo il mare ed andiamo a visitare la Grotta Azzurra, con la fantastica immagine della sagoma della Sardegna. Il desiderio di fare una nuotata in queste limpide acque è molto forte, pertanto io ed Adriano Us. ci tuffiamo in questo mare dai colori stupendi. Risaliti in barca, con nostra gradita sorpresa, Carlo e Cristina portano fuori un tagliere in sughero con formaggio, salsiccia e pane Carasau.

Poi offrono a tutti un buon bicchiere di vino rosso. Ed è proprio vero: certe cose solidificano le amicizie ancor di più! Poi, riprendiamo la navigazione, soffermandoci ad osservare costa su costa e grotta su grotta, arrivando fino a Cala Domestica che oggi è stracolma di gente. Decidiamo, quindi, di proseguire lungo le coste verso Buggerru, passando sotto il percorso che conduce alla Galleria Henry. Ancora una volta la bellezza di questi luoghi con tali magnifiche acque attira le persone, facendo tuffare Cristina, Matteo ed Adriano Us. Poi, riprendiamo la navigazione verso Portoscuso, coronando questa meravigliosa giornata con un gustoso gelato artigianale.