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Abisso del Fungo (febbraio 2017)
Blog di Francesco Manca - Pubblicato dal CISSA Aps Iglesias il 19/02/2017
Oggi il C.I.S.S.A. ha organizzato un’escursione speleo all’ Abisso del Fungo, una voragine profonda circa 170m., registrata al catasto speleologico regionale col n.1112SA/CI ed ubicata a Monti Nieddu, 3,5Km. nord-ovest in linea d’aria dalle grotte di S.Giovanni (Domusnovas). La squadra che si prepara all’uscita odierna è composta da Francesco B., Guido, Giuliano L., Vittorio, Riccardo, Tore, Adriano Ur., Carlo T., Alessio ed io. Alle 8:30 il cielo si presenta soleggiato, con poche nuvole ed una temperatura di 10°, ottimi auspici per una giornata serena. Partiamo dalla nostra sede in direzione Domusnovas e, raggiunta la rotatoria che porta all’ingresso est del paese, percorriamo per 6,5 km. la pedemontana che conduce verso i monti del Marganai. Raggiunto il bivio per le grotte di S.Giovanni, proseguiamo dritti verso Sa Duchessa. Dopo 1,7Km. raggiungiamo uno slargo (sito sul lato sinistro della strada) dal quale parte uno sterrato chiuso da una barra a livello. C’incamminiamo sul nuovo sentiero addentrandoci nella Foresta di Marganai, contemplando la rigogliosa vegetazione e transitando dentro gallerie di fronde d’albero che creano suggestivi scenari.
Dopo circa 900m. troviamo bordo strada un muretto di contenimento in pietra, alto circa 70cm. e lungo 4m., che prendiamo come punto di riferimento per iniziare a risalire il versante del monte. Zigzaghiamo tra improvvisati sentieri ove sovente troviamo la terra smossa dal passaggio dei cinghiali, inoltrandoci nella vegetazione fino a seguire una traccia più marcata che attraversa un boschetto. Qui rileviamo una pietra con una freccia dipinta in rosso orientata in direzione della nostra marcia (segno che siamo sulla giusta via). Saliamo ancora per un centinaio di metri fino a raggiungere la quota di 540m., trovando la radura rocciosa dov’è sita la voragine. L’ingresso è racchiuso tra un semicerchio di rocce e si raggiunge facilmente tramite un corridoio sterrato, lungo una decina di metri, sul quale possiamo comodamente sostare ed organizzarci per l’esplorazione. Nel medesimo corridoio, dalla parte opposta alla grotta, troviamo anche un angolo predisposto per fare il fuoco. L’area limitrofa alla soglia d’accesso risulta libera da ostacoli (quali rami, rovi o pietre), pertanto prepariamo qualche metro di corrimano disponendolo da un tronco d’albero fino all’ingresso del pozzo.
Alle 11:00 iniziano a calarsi Riccardo e Vittorio che hanno il compito di armare la grotta. Mezz’ora più tardi è la volta di Giuliano ed Adriano. Nel frattempo, attendiamo il nostro turno seduti su alcune rocce al sole, perché stando fermi, un po sudati dal percorso d’avvicinamento, cominciamo ad avvertire l’aria frizzantina. Verso le 12:00 inizia a calarsi Alessio e poco dopo giunge il mio turno. Dopo essermi allongiato al corrimano mi avvicino al bordo d’ingresso, monto il discensore sulla corda e raggiungo il moschettone del primo armo. Quindi, mi calo per circa 9,50m. atterrando su un solido calpestio posto sul ciglio di una scarpata. Nella parete fronte a me è presente un’apertura che conduce in un piccolo ambiente ampio circa 4x2m., con un’altezza irregolare tra 2m. e 50cm. Tale saletta è stata adottata come deposito bagagli, in quanto qualche compagno ha parcheggiato qui il proprio zaino. Mi sposto circa 3m. sul medesimo calpestio raggiungendo un frazionamento dal quale parte un corrimano che termina su un armo esposto direttamente su un salto di 40m.
Inizio a discendere i primi 30m. fino a raggiungere un frazionamento, creato per evitare che la corda strofini sulla roccia. Il nuovo armo è disposto nella parte inferiore di alcune rocce che vertono sul vuoto. Il punto non pare troppo agevole, ma è studiato in relazione alla parete che consente alla corda di scendere liberamente. Mi allongio al moschettone e monto il discensore sulla nuova corda ma, al momento di slongiarmi, mi manca qualche centimetro per arrivare a sganciarmi. Pertanto devo montare la maniglia sulla corda utilizzata nel precedente tratto, così da risalire un poco col pedale e riuscire a liberarmi dall’armo. I restanti 10m. di calata terminano su un terrazzino di circa 3,50x1m. che verte direttamente su una ripida pietraia. Qui ritrovo Riccardo, Giuliano, Adriano ed Alessio, seduti pacificamente nello stretto lembo di terra in attesa di proseguire. La fievole luce che appare nell’oscurità della profonda pietraia mi fa intuire la posizione di Vittorio che diligentemente prosegue ad armare.
Per tale motivo restiamo tutti immobili evitando vibrazioni del terreno che potrebbero far rotolare pietrisco. Dopo la “libera” di Vittorio i compagni riprendono a calarsi. Nel frattempo mi raggiungono Francesco B. e Guido. Con consueta professionalità, Francesco ricontrolla la disposizione del corrimano che conduce al frazionamento, consigliando alcune migliorie per assicurarlo meglio alla parete. Riprendo anch’io la discesa affrontando con massima attenzione la pietraia che, scostandosi oltre il collo del grande pozzo (censito come “Voragine della Gloria”), transita lungo un’apertura orizzontale larga circa 3m. In questo primo tratto la volta si abbassa fino a congiungersi al calpestio con alcune sottili colonne, tra le quali devo passare quasi a carponi. Dopo circa 15m. la pietraia effettua una breve curva sulla sinistra e prosegue per altri 12m. giungendo su una scarpata lunga 30m. che presenta una pendenza più accentuata ed un calpestio roccioso. La calata termina su un breve pianerottolo ampio circa 1mq. Tale punto è identificabile per la presenza di una grande colonna accanto alla quale è disposto un nuovo frazionamento.
La scarpata prosegue accentuando ancor di più la sua pendenza, fino a sfociare all’interno di un salone abbastanza ampio, ma sfalsato da forti dislivelli (tale ambiente è battezzato col nome “Salto Carletto Steri”). Non ci soffermiamo ad ispezionare tale sala, ma procediamo oltre, utilizzando la corda sia per calarci che come corrimano. Quindi, dal frazionamento posto al principio del salone, si scende per 2-3m. per poi risalire di qualche metro fino all’armo posto in parete sopra il prossimo varco. Questo salone è più profondo dei metri citati, pertanto nel caso si scenda oltre, o si trovi difficoltà nel transitare sulle rocce, è consigliabile premunirsi montando sul corrimano anche la maniglia. Dopo il frazionamento si procede lungo un passaggio scosceso, affrontabile tenendosi allongiati alla corda. Dopo qualche metro il corridoio volge a destra accedendo a una saletta con la volta non più alta di 2m., dove son presenti diverse piccole stalattiti. Il pavimento risulta sempre in leggera pendenza ed in alcuni tratti scivoloso per lo stillicidio che ha reso le rocce lisce.
In una piccola area l’acqua ha creato una serie di vaschette rotondeggianti disposte a raggiera. Qualche metro oltre una colonna è previsto il frazionamento che, dopo un salto di circa 10m., conduce alla “Sala del Ronzino”. Si tratta di un salone molto grande che comprende diverse diramazioni. Tenendo le spalle alla parete appena discesa, posso osservare sul calpestio fronte a me un’ampia spaccatura che volge su un pozzo; mentre alla mia destra c’è un corridoio di circa 10m. che termina su un nuovo ambiente; invece alla mia sinistra si giunge alla parete dov’è presente il passaggio per la Sala del Fungo. Mi dirigo in quest’ultima area risalendo cautamente un lieve dislivello di rocce lisce esposte alla spaccatura sottostante. Mentre attendo il mio turno per accedere al passaggio che conduce alla nuova sala, mi soffermo ad ammirare le pareti riccamente concrezionate. Poi, affronto la strettoia che implica lo strisciare a terra adagiandomi su un fianco e compiendo una sorta di “S”. Oltre l’angusto passaggio si trova un piccolo terrazzino dove possono sostare 3-4 persone accovacciate.
La sala è disposta lungo un dislivello negativo di circa 25m. che comincia dal terrazzino sul quale mi trovo, raggiungendo la massima ampiezza (circa 10m. di larghezza x 8 di altezza) nell’area centrale, per poi affusolarsi nuovamente nella parte inferiore. La calata transita proprio accanto al grande fungo, una grossa colonna alta circa 5m., costituita nella parte alta da un bordo rotondeggiante che termina a cupola. Poco più in basso è presente un breve piano longitudinale dove son presenti due stalagmiti alte circa 2,50m. La corda transita proprio tra le due imponenti colonne che, splendenti del loro candore, paiono guardiane di un antico tempio. La volta è contornata da grosse concrezioni sferiche che partendo dal “Fungo” creano un ampio cerchio ponendo al centro le due colonne. Queste conformazioni si trovano alla medesima quota e son presenti in ambo le pareti. Poco più in alto di tali mammelloni è visibilmente marcata una linea di livello, indice che un tempo la sala era sommersa dall’acqua. Varcate le colonne la calata prosegue per altri 10m. raggiungendo il punto inferiore della sala.
Qui è presente un corridoio in piano che, dopo qualche metro, conduce su un breve terrapieno roccioso che termina a cuneo su una spaccatura. Tale fenditura sembra accedere ad un nuovo ambiente che Francesco decide di sondare. Quindi elimina dall’imbrago gli attrezzi che potrebbero ostacolarlo ed inizia a calarsi assicurato da una corda tenuta da Vittorio. Purtroppo giunto al livello del busto deve desistere in quanto la conformazione della roccia non consente di avanzare. Allora prova Carlo, uno specialista nel superare strettoie, che assistito con la corda da Tore riesce a superare l’ostacolo quasi completamente. Ma, considerando tempi e difficoltà decidiamo di non procedere oltre. Nel frattempo, Guido ed Alessio esplorano una piccola apertura a pozzo che si apre direttamente sul corridoio. Ci soffermiamo ancora in questa splendida sala per realizzare alcuni scatti fotografici, prediligendo per le pose i compagni con la tuta rossa. Poi, cominciamo ad uscire dalla Sala del Fungo per ritrovarci nella Sala del Ronzino. Alle 17:40 alcuni compagni cominciano a riprendere la via del rientro; mentre io, Carlo, Francesco e Guido percorriamo il corridoio che sfocia in un salto di circa 4m. accedendo in un’altra sala.
La nostra attenzione ricade su un cavo telefonico rosso/bianco che si inoltra nell’ambiente sottostante. Ci caliamo nella nuova sala e, seguendo la direzione del cavo, percorriamo un corridoio con acqua e fango che conduce su una parete rocciosa. Il dislivello è circa 2,50m. e possiamo facilmente affrontarlo arrampicandoci fino ad un breve piano orizzontale, al termine del quale è presente una spaccatura. Francesco prova ad attraversare la fenditura ma oltre il foro è presente un ostacolo (forse un masso calcificato) che, anche qui, non consente di procedere oltre. Pertanto, lasciamo la sala e raggiungiamo i compagni. Alle 18:05, dopo la libera di Riccardo, comincio a risalire, uscendo dalla grotta alle 19:20. Ritrovo i compagni che si scaldano intorno al fuoco, avvolti nei teli termici. L’idea è pratica e geniale, perché l’energia prodotta per risalire è stata tanta da farci uscire sudati; inoltre a quest’ ora c’è tanta umidità. Mi accolgono come un fratello, riservandomi un posto al caldo e cedendomi un telo termico, (così come faremo con i compagni che pian piano stanno uscendo dalla grotta). Francesco è rimasto ultimo per disarmare ed esce alle 20:30.Poi, riprendiamo il sentiero illuminato dalla luce dei nostri caschi e discendiamo il monte per arrivare alle auto. Rientriamo in sede alle 22:00.