Gutturu'e Bidighinzos: le 8 calate




Il prossimo mercoledì 3 giugno 2020 abbiamo programmato tra compagni CISSA un'escursione a Gutturu'e Bidighinzos (conosciuto anche come Bilichinzos, o Vilighingios), che prevede otto calate in corda dai 2 ai 27 metri e diverse disarrampicate. All'uscita aderiamo in sette: Alberto Mura, Adriano Urracci, Daniela Deiana, Francesco Ballocco, Francesco Manca, Laura Zedda e Tore Medda. Prima della partenza cerchiamo di decifrare il contenuto del nuovo DPCM che consente gli spostamenti oltre il proprio comune di residenza. I dubbi nascono sulle distanze di sicurezza da osservare in auto. Quindi, macchina per macchina, facciamo ipotetici calcoli applicando teoremi sugli spazi offerti da ciascun abitacolo. Per dovere di cronaca riporto quanto pubblicato sul sito governativo: "è possibile l'utilizzo di automobili e altri mezzi di locomozione tra persone non conviventi purché siano rispettate le stesse misure di precauzione previste per il trasporto non di linea, ossia con la presenza del solo guidatore nella parte anteriore della vettura e di due passeggeri al massimo per ciascuna ulteriore fila di sedili posteriori, con obbligo per tutti i passeggeri di indossare la mascherina". 

Fatte le dovute considerazioni decidiamo di dividerci su tre auto: io insieme a Francesco B. e Daniela, Laura con Adriano e, infine, Alberto insieme a Tore. Partiamo alle 6:20 da casa di Adriano, viaggiando obbligatoriamente con la mascherina sul volto. Dopo una colazione al bar della stazione di servizio di Sardara (vicino alla statua del Redentore), riprendiamo il viaggio ad una velocità media di 90 Km. orari. Oltrepassata Oliena, voltiamo per la sorgente Su Gologone ed entriamo nella valle di Lanaitho raggiungendo l'area boschiva di Gutturu'e Bidighinzos. Il toponimo di tale luogo deriva dal vocabolo sardo "bidighinzu", o "su idighinzu" (il ramo secco/legnoso), che identifica la pianta Clematis vitalba (si tratta di una comune pianta infestante e tossica che cresce anche in queste zone, formando cespugli a fusto lianoso, con gradevoli fiori bianco-verdastri). Parcheggiate le auto all'ombra dei lecci, nei pressi di un rudere, alle 9:15 cominciamo il trekking d'avvicinamento. La primavera inoltrata fa assaporare le sue soleggiate giornate, con cielo sereno ed assenza di vento. Ci dirigiamo a sud, sul sentiero che incornicia il greto del Rio Su Cadulone e risale il versante ovest di Dolovèrre. 

Dopo circa 1,5 Km. raggiungiamo il bivio ove comincia il sentiero 487A  che seguiamo affrontando la salita fino al prossimo bivio. Poi proseguiamo a destra, sul sentiero 487B che, attraversando un boschetto, ci conduce al Cuile Sas Traes (475 mslm). Potevamo dirigerci direttamente alle calate ma, per soli 150 metri in più, la tappa al cuile era d'obbligo! Fatta la breve visita riprendiamo il tragitto a ritroso che discende nel boschetto. Poco prima che il sentiero curvi verso nord-ovest, imbocchiamo una pista a nord-est che, uscendo dall'area alberata, risale alcuni tacchi rocciosi. Avanziamo seguendo gli omini in pietra che, incrociandosi con altri percorsi per escursionisti, ci portano fuori pista conducendoci su esposti bastioni a 600 metri d'altitudine, ove si gode un panorama fantastico. Torniamo indietro per circa 200 metri, discendendo a quote inferiori fino ad intercettare il greto del torrente che più avanti originerà una serie di salti ove dovremo calarci. In questo tratto d'avvicinamento, lungo circa 300 metri, affrontiamo alcune disarrampicate spesso supportate da scale'e fustes. Sul greto osserviamo ginepri che giocano ad intrecciarsi creando fantasiose geometrie. Uno di questi lo scavalchiamo poco prima del primo salto da 16 metri. 

Inaugura le calate odierne Francesco B. che può comodamente predisporre corda sul discensore stando in piedi su un gradone sottostante all'armo. Dopo Daniela e Laura mi calo anch'io, potendo così osservare da differente prospettiva le calate di Alberto, Tore ed Adriano. Recuperata la corda, avanziamo lungo il greto un centinaio di metri e, disarrampicando su un tronco di ginepro, raggiungiamo il breve terrazzino che volge al secondo salto da 12 metri (armo disposto sulla parete sinistra). Si può sostare tranquillamente all'ombra in quanto lo spazio è riparato dalle fronde degli alberi. Francesco B. scende in doppia, seguito da Adriano e Laura che si calano contemporaneamente in singola e da Daniela ed Alberto che si attengono a medesima modalità. Al mio turno scendo in doppia, lasciando Tore a disarmare. Il terzo salto da 7 metri si trova una cinquantina di metri più avanti. L'armo risulta un po' esposto sulla parete sinistra. Per raggiungerlo in sicurezza disponiamo un corrimano sul quale allongiarci. La corda fila accanto ad un tronco abbarbicato sulla roccia e s'incunea tra le rocce terminando su terriccio. Ci prepariamo direttamente sul balconcino, poi ci esponiamo in linea con la corda poggiando i piedi nelle intercapedini della parete e ci caliamo. 

Discendiamo una pietraia presente nel greto che ci introduce in un boschetto ove son presenti tanti alberi divelti dai massi precipitati a valle. La gola si restringe sempre più e termina sul quarto salto che scende quasi in verticale per 20 metri. Mi calo per primo, per poter aver l'opportunità di scattare qualche foto dal basso verso l'alto. Riprendiamo il cammino introducendoci in un boschetto completamente adombrato dagli alberi che fanno filtrare poca luce e, dopo un centinaio di metri, intercettiamo il sentiero 487C che conduce ai grottoni. L'area è segnalata da un cartello in legno: "Sa Cortiza 'e Bilichinzos". In effetti innanzi ai grottoni si apre un grande piazzale delimitato da bassi muretti in pietra e recinzioni fatte con tronchi di ginepro. Poche decine di metri a sinistra è ubicata la grotta "Su Idichinzu" (scheda catastale 0008 Sa/Nu). Nell'ingresso della grotta è stato ricavato un ospitale cuile. Sostiamo qualche minuto per visitare il luogo, poi percorriamo a ritroso un tratto del sentiero 487C e seguiamo una traccia che ci riporta sul greto. 

Procediamo una cinquantina di metri zigzagando nella boscaglia per aggirare grandi massi ed evitare passaggi impervi, fino a giungere al quinto salto da 14 metri. La calata è disposta su un breve terrazzino circondato da alberi, con armo disposto a sinistra. Poco più a destra, protetto dalle intemperie, un breve pertugio sotto roccia offre un comodo ricovero di fortuna. Anche questa calata, come le precedenti, si può affrontare puntando i piedi in parete. La corda non fila verticalmente al salto e si dispone in aderenza con la roccia. I primi a calarsi sono Alberto e Daniela che scendono in singola, seguiti da noi tutti in doppia. Poi, dopo circa settanta metri, transitando in corrispondenza di una svettante guglia, raggiungiamo il sesto salto da 4 metri. L'armo è leggermente esposto sulla parete sinistra. La calata verte i primi 2 metri sopra terrazzino sovrastato da un masso e prosegue altri 2 metri sul salto successivo. Il primo a calarsi è Adriano che atterra sul terrazzino, si slongia e disarrampica i restanti due metri senza ausilio di corda. Segue Alberto che, invece, sposta la verticale poco più a destra per evitare il terrazzino ed atterra in un breve spazio tra le rocce. Idealmente cerchiamo di seguire l'idea di Alberto però, alla fine, ci sembra più comodo atterrare prima sul terrazzino, poi proseguire la calata fino a terra. 

Ci avviamo al settimo salto da 2 metri. L'armo è disposto sulla parete destra e sfrutta un cordino convogliato su anello e clessidra. Atterriamo su un pavimento di ciottoli e, dopo qualche disarrampicata, raggiungiamo l'ottavo salto da 27 metri. Guardando tra la vegetazione si scorge il sentiero del rientro, mentre nella montagna fronte a noi, dritto ad ovest, si apre il canyon di Badde Pentumas. L'armo è posto a sinistra, sulle rocce d'un comodo balconcino, e si accede transitando tra alcuni alberelli. Qualche metro più a sinistra è presente l'ingresso della grotta "Su Merme" (scheda catastale 2606 Sa/Nu). Nei primi 4 metri di calata si percorre un dislivello non troppo accentuato che termina in un terrazzino interessato da un albero con rami che toccano gli zaini; mentre i restanti 23 metri precipitano verticalmente fino al suolo. Concluse le calate attraversiamo il boschetto per una ventina di metri ed usciamo sullo sterrato principale, a 250 metri dalle auto. Terminiamo il trekking alle 15:50, dopo circa sei ore e mezza d'avventura.