Grotta Genna Arenas


La grotta di Genna Arenas, censita nel catasto speleologico della Regione Sardegna col n. 3450 Sa/Su, si trova in un'area dell'omonima miniera, ormai dismessa, sita sul Monte Regio e dista tre minuti d'auto da Buggerru (1,5 Km.). 


La miniera, dalla quale si estraeva calamina, è ricordata anche per un drammatico incidente accaduto all'inizio del secolo scorso (18 marzo 1913), che causò la morte di quattro cernitrici. Le ragazze (d'età compresa tra i 15 ed i 36 anni), mentre si recavano con la loro squadra alla laveria, furono travolte dal materiale fuoriuscito dalla tramoggia di un silos che cedette a causa dell'eccessivo peso del minerale. 


All'escursione odierna ci presentiamo in sei: Francesco Ballocco, Roberto Ballocco, Vladimiro Inconis, Francesco Manca, Elisabetta Pititu e Adriano Urracci.

Giunti sul posto parcheggiamo le auto in un breve slargo fronte ad una rete metallica e cominciamo l'avvicinamento percorrendo 200 metri di sentiero ghiaioso che ci conduce fronte una galleria mineraria chiusa parzialmente da un muretto di pietre.


La galleria, il cui ingresso è seminascosto dalla vegetazione, è lunga una trentina di metri e sbuca in un grande spiazzo circondato ai lati da alte pareti perforate da incisivi scavi minerari.


Il pianoro degrada su terrazzi erbosi aprendo una suggestiva finestra su Buggerru e scruta il mare fino all'orizzonte delineando il lungo promontorio di Capo Pecora.


A pochi metri dalla galleria appena percorsa se ne apre un'altra che, dopo circa venti metri, conduce al fornello minerario che utilizzeremo per raggiungere un livello sottostante.


Roberto e Vladimiro cominciano ad armare ambo i lati del pozzo per predisporre due calate parallele da 34 metri.

Ogni occasione è buona per fare un po' di scuola d'armo. Grazie alle spiegazioni di Francesco Ballocco ed i suggerimenti di Adriano Urracci si genera un costruttivo raffronto di opinioni che stimola i ragionamenti e migliora le nostre competenze.


Scesi nel fornello percorriamo la nuova galleria che dopo una ventina di metri si chiude rilevando a destra una deviazione ostruita da un crollo, mentre a sinistra è presente un'inconsueta porta che immette in un'altra galleria.


Procediamo ancora una quindicina di metri, risalendo un tratto con fondo smosso e franoso, fino a trovare dei massi disposti a gradini che conducono all'ingresso della grotta.


Da qui possiamo procedere sia a destra, verso il Ramo di Claudia, oppure a sinistra, verso il Ramo della Genesi.


Decidiamo di procedere a sinistra, verso il Ramo della Genesi, ed ammiriamo la grotta che mostra subito il suo splendore con pareti riccamente concrezionate.


La nostra attenzione è subito catturata dai gradini creati dai minatori lungo tutto il camminamento, opportunamente sistemati nei passaggi con particolare pendenza, o con fondo scivoloso. Questo scenario fa un po' volare l'immaginazione su fantasiosi racconti di gnomi e caverne.

Dopo esser transitati accanto ad un'interessante stalattite, rileviamo un angolo con una limpidissima pozza d'acqua che scrutiamo attentamente con la speranza di trovare qualche stenasellus.


Ancora qualche gradino e accediamo al Ramo della Genesi. In questa ampia sala (lunga circa 15m. e larga più o meno 4-5 m.) il pavimento è pressoché pianeggiante. Su una parete è poggiata ancora una pesante scala ormai arrugginita. Osservando la volta notiamo che, purtroppo, tante stalattiti sono state tagliate e portate via. Fortunatamente nella sala si trovano ancora tanti interessanti speleotemi.


Al termine della sala si trova un cunicolo lungo qualche metro che risale un dislivello scivoloso e collega il Ramo della Genesi con un altro ambiente chiamato Sala degli Sposi. Sul calpestio i minatori hanno creato alcuni incavi a mo' di gradino per poter procedere senza scivolare. Sulle pareti sono incastrati alcuni bastoni di legno, distanziati tra loro, utilizzati probabilmente per sostenere un cavo elettrico (ciò significa che la grotta in passato potrebbe essere stata illuminata elettricamente).


La Sala degli Sposi è l'ultimo ambiente della grotta, costituito prevalentemente da ampie colate e concrezioni a canna d'organo. Nella volta rileviamo eccentriche particolarmente grosse, così come alla base del cunicolo.


Mentre torniamo verso l'uscita per visitare il Ramo di Claudia, ci soffermiamo ad ammirare alcuni speleotemi che avevano precedentemente attirato la nostra attenzione.


Nel Ramo di Claudia le pareti sono costellate da splendenti aragoniti. Anche le cannule son completamente concrezionate. Mentre la volta è interessata da particolari concrezioni biancastre, assenti nelle altre sale.


Usciti dalla grotta, ripercorriamo la galleria mineraria fino al fornello e, a due a due, risaliamo i 34 metri di pozzo. Adriano si occuperà di disarmare.


Fuori tutti, percorriamo l'ultimo tratto che ci separa dalle auto e, finalmente, possiamo festeggiare l'uscita andando ad 'arrustigare' qualcosina di buono!