Blog di Francesco Manca - Pubblicato dal CISSA Aps Iglesias il 29/01/2017
Alle 8:30 di questa mattina alla sede C.I.S.S.A. incontro Francesco B., Guido, Carlo T., Carlo P., Adriano Ur., Vittorio e Tore. La nostra esplorazione odierna è orientata alla grotta Punta Rosmarino sita nell’area di Fluminimaggiore. Per la partenza ci dividiamo in due auto: io, Tore ed Adriano ci accomodiamo sul fuoristrada di Carlo T.; mentre gli altri quattro compagni prendono posto sul pick up di Carlo P., portando al seguito corde e tubolari che caricano sul comodo cassone. Quindi partiamo verso Fluminimaggiore, svoltando poi verso il Tempio di Antas. Da qui seguiamo uno sterrato con indicazione Bauneddu. Giunti ad un bivio (dov’è presente una fattoria ed un caseggiato utilizzato a volte come alloggio dagli scout), procediamo per circa 1,3 Km. verso Arenas fino a trovare sulla sinistra uno slargo dove parcheggiamo (per giungere ad Arenas si trova un altro bivio proseguendo per altri 500m.). Indossiamo tuta ed imbrago e ci incamminiamo sul sentiero che costeggia il monte. I 150m. di tragitto che dalle auto conducono fino all’ingresso della grotta son contornati da numerose piante di rosmarino. Mentre ci
avviciniamo al sito, la nostra vista spazia su una maestosa vallata: a nord ci sono le inconfondibili rocce di Punta Pilocca distanti circa 800m. in linea d’aria; ad ovest lo guardo arriva fino al monte Conca S’Omu oltre il quale sorge il Tempio di Antas; a sud-est (quindi alle nostre spalle) in cima alla collina è ben visibile un rudere che dista non più di 350m. in linea d’aria. L’ingresso della grotta si trova direttamente sul sentiero, in una cavità profonda circa 2m. Il foro d’accesso è parzialmente occluso da un masso quasi sicuramente precipitato dal monte. Pertanto, la prime operazioni son quelle di rimuovere l’ostacolo legandolo ingegnosamente con alcune fettucce e trascinandolo all’esterno. Dopo aver pulito l’ingresso da rovi e fogliame, cominciano ad entrare Francesco B. e Vittorio accedendo comodamente dentro la cavità che ha un diametro di circa 1,50, stando attenti a non poggiarsi con le mani sui bordi in quanto il terreno è franoso. Poi, proseguono introducendosi in una breve ma pendente strettoia fino a giungere alla prima saletta, nella quale si può permanere unicamente seduti o accovacciati.
Considerando la difficoltà nell’attraversare il primo tratto, dall’esterno facciamo un passamano di zaini ed attrezzatura passandoli ad Adriano che li convoglia attraverso il foro a Carlo P., che nel frattempo è entrato, in modo che possa sistemarli nella saletta. Da questa anticamera, ampia non più di 3mq, si accede ad un ambiente sottostante tramite un’apertura tra le rocce che Francesco e Vittorio stanno ultimando di armare. Da tale foro ci caliamo col discensore per 3m. accedendo ad una sala più grande che consta di due ambienti posti su due rispettivi livelli. Il salone ha un’altezza sufficientemente alta per transitare in piedi. Per accedere al piano inferiore, che risulta sfalsato di circa 1m., viene disposto un corrimano di sicurezza. Pian piano raggiungiamo quest’area radunandoci proprio nella seconda sala. Qui è presente un foro sul pavimento dal quale si accede ad un altro ambiente. Scopriamo ben presto che si tratta di un passaggio critico, in quanto essendo costituito da una strettoia disposta non proprio verticalmente, effettua una rigida curva che si insinua tra le rocce e termina con un salto di circa 2m.
E’ quasi impossibile calarsi con gli attrezzi, in quanto il diametro utile al transito risulta assai insufficiente. Quindi, iniziamo a provare a calarci uno dopo l’altro per studiare la miglior posizione per passare. Il problema maggiore è che scendendo in tale angusto spazio ci arrestiamo nella curva dove le rocce comprimono il nostro torace, bloccando il respiro e qualsiasi ulteriore movimento. La nostra principale preoccupazione non è tanto scendere, in quanto il corpo scivolando naturalmente verso il basso transiterebbe quasi obbligatoriamente, quanto superare nuovamente l’ostacolo al momento di risalire. Tale perplessità trova convalida dal fatto che i nostri muscoli in risalita non sono rilassati come invece lo sono in discesa. Proprio a causa di questa tensione potremo riscontrare difficoltà ad oltrepassare lo stretto varco. Mentre le nostre menti elucubrano nuove soluzioni, Francesco B. e Carlo T. si introducono nel foro e, in men che non si dica, son già nell’ambiente sottostante. Quindi, in attesa che altri compagni li raggiungano, continuano ad armare per proseguire l’esplorazione.
Nel frattempo sia Vittorio che Guido esplorano altre gallerie limitrofe per verificare se consentano un collegamento con la via da seguire. I risultati, purtroppo, non sono quelli desiderati e sono costretti a desistere. A tal punto Tore ed Adriano tentano col martello speleo di appiattire alcuni fastidiosi spuntoni rocciosi della strettoia per renderla più agibile, ma è un lavoro immane e non risolve il problema di fondo. Ora Carlo T. si affaccia nella fenditura comunicante per chiedere una corda e contestualmente per passarci alcuni attrezzi. Allora mi offro volontario per calarmi il tanto giusto per prendere gli attrezzi e porgerli ai compagni. Poi, in un istante decido di proseguire. Quindi mi rilasso completamente, svuotando totalmente l’aria dai polmoni, e scivolo dolcemente fino a toccare con i piedi uno spuntone di roccia, terminando in discesa libera l’ultimo metro restante. In questo piccolo ambiente, ampio circa 2mq., è presente un nuovo foro con un pozzo già armato profondo circa 20m. Quindi, recupero il mio tubolare ed inizio una calata che consente con i piedi di stare sempre adiacente alla parete.
Il salone sottostante è molto ampio ed è disposto ad “L” rovesciata, con la parte corta che volge verso destra. Le dimensioni sono circa 3m. di larghezza, 10m. di lunghezza e svariati metri di altezza. Si procede lungo il primo tratto risalendo un dislivello di circa 2m. fino a giungere alla base di una serie di stalagmiti disposte in cerchio. Poi si volge a destra per altri 3m. fino a raggiungere un foro che sfocia in un pozzo profondo circa 50m. Francesco assicura la corda sia ad una clessidra che attorno ad un macigno, poi la passa a Carlo che la cala nel pozzo. Io risulto esser l’ultimo a calarmi e posso osservare i miei compagni scendere fino a scomparire nell’oscurità. Il pozzo ha un diametro di circa 3m. ed ha le pareti rivestite da innumerevoli bolle concrezionate. L’armo è stato disposto direttamente in parete ed è comodamente fruibile stando in piedi, in quanto è presente una lieve fenditura nella roccia che può fungere da gradino. Dopo la libera di Francesco inizio tranquillamente la mia calata, così da poter osservare meglio la struttura delle rocce e gustarmi il salto.
Quando giungo alla base del pozzo trovo Francesco e Carlo all’interno di uno strettissimo cunicolo mentre cercano il passaggio per un salone sottostante. In effetti son presenti alcune gallerie verticali apparentemente percorribili, ma tutte con diametro troppo stretto per essere attraversate. Nel punto in cui Carlo sta esplorando ci sono vecchie tracce di carburo, indice che qualcuno potrebbe aver tentato in passato quella via. Proprio tali tracce fanno ancora insistere i due amici a tentar quella strada che, alla fine, risulta pressoché impercorribile. Dopo essere usciti dall’angusto cunicolo, ci ritroviamo fermi nel pozzo per ragionare su come poter raggiungere quel salone. Ripensandoci, mentre ci calavamo abbiamo notato alcuni varchi lungo le pareti del pozzo. Carlo, quindi, risale in esplorazione e, dopo una decina di metri, trova un percorribile canale laterale che si dirige verso il basso. Dopo averlo percorso per una decina di metri, trova finalmente il salto che conduce al sospirato salone. Quindi, io e Francesco B. raggiungiamo Carlo e, armata una corda per un salto di circa 4m. ci caliamo nel salone (siamo circa 80m. sotto l’ingresso della grotta).
Il salone è molto ampio con un estensione in lunghezza di circa 25m., una larghezza di circa 12m. ed un altezza di circa 7m. Dopo aver oltrepassato alcune rocce scendiamo ad un livello inferiore dove parte del calpestio presenta un falsopiano che ha uno spessore di circa 10cm. La parte inferiore termina con numerose stalattiti e stalagmiti, creando un ambiente magico. Oltrepassata l’area di stalattiti il salone termina allungandosi in un inghiottitoio semi fangoso. Mentre stiamo esplorando, sentiamo Guido chiamarci. Gli diamo subito indicazioni su come raggiungerci e poco dopo giunge tra noi. Proseguiamo la nostra esplorazione ammirando questo stupendo ambiente. Nel frattempo Francesco B. documenta alcune caratteristiche del salone con una serie di scatti fotografici. Poi riprendiamo la via del rientro. Carlo T. resta ultimo a disarmare. Quando giungiamo alla famosa strettoia che ha negato l’accesso ad alcuni compagni siamo completamente sudati dalla risalita in corda, anche perché ora sulla groppa abbiamo il peso di corde e tubolari.
Guido e Francesco B. escono tranquillamente e ci attendono dall’altra parte. Ora tocca a me: provo prima con l’imbrago ma, giunto alla strettoia sento mancarmi il respiro; allora torno giù mi libero dall’imbrago e riprovo, questa volta facendo prima dei lunghi respiri in modo da salire completamente rilassato. In questo modo affronto la strettoia nel migliore dei modi e raggiungo i compagni. Ora è la volta di Carlo T. che riesce a superare l’ostacolo con tranquillità. Dopo aver recuperato corde e tubolari, risaliamo l’ultimo pozzo fino ad uscire dalla grotta.