Trekking nuraghe Gorropu e nuraghe Mereu


 

Domenica 22 Settembre il nostro gruppo CISSA ha organizzato un trekking nel Supramonte di Urzulei. Il Supramonte è un territorio condiviso tra diversi comuni (Baunei, Dorgali, Oliena, Orgosolo e Urzulei), e copre un'area di circa 35 mila ettari ricoperti da boschi, con torrenti che scorrendo in stretti canyon formano diverse cascate e laghetti; poi ci sono grotte, cuili, tombe dei giganti e nuraghi raggiungibili da sentieri sovente poco accessibili. Tutta l'area è totalmente curata e costantemente controllata. Per accedervi è necessario darne comunicazione scritta agli enti preposti indicando i punti che s'intendono visitare, inclusi eventuali bivacchi. I sentieri son segnalati dai classici omini in pietra e da vari cartelli indicanti la direzione dei luoghi, la distanza per raggiungerli e, sulle alture, i rispettivi metri d'altitudine. Giovedì 19 ci riuniamo nella nostra sede, presso la Foresteria di Monteponi, per fare il briefing dell'escursione in modo da identificare su carta le mete da raggiungere, valutare le difficoltà del percorso e stimare i tempi di percorrenza.

Si apre quindi un dibattito per vagliar se optare su un giro breve, che concerne la visita di due nuraghi ed alcuni cuili, oppure un giro più completo che conduce su affascinanti aree poco esplorate e meno raggiungibili. I sentieri del Supramonte raramente si snodano su tratti pianeggianti, ma si altalenano tra i pendii in un susseguirsi di discese, che spesso obbligano a disarrampicate, per poi riprendere subito dopo con ripide salite. Dopo aver ben analizzato le oggettive difficoltà di entrambi i percorsi, che per essere completati nei tempi stabiliti richiedono un'andatura decisa e costante, alcuni compagni desistono dal partecipare. Alla fine, a confermar l'adesione siamo in otto: Adriano Urr., Alberto M., Aurora F., Betty P., Francesco B., Francesco M., Riccardo M. e Tore M. Decidiamo di partire sabato pomeriggio, pernottare nel Cuile Sa Cungiadura (loc. Sedda Ar Baccas) e cominciare il trekking domenica mattina. Sabato, alla tre del pomeriggio, ci ritroviamo di fronte casa di Adriano equipaggiati con zaini, tende, sacchi a pelo e abbondante scorta d'acqua. La temperatura ad Iglesias è di 30°, soffia qualche raffica di vento ed il cielo è diffusamente velato.

Caricata l'attrezzatura nei bagagliai, ci dividiamo su due fuoristrada ed alle 15:20 partiamo. Io viaggio insieme a Betty ed Alberto sull'auto di Francesco B.; mentre Adriano, Aurora e Tore si sono accomodati sull'auto di Riccardo. Mentre percorriamo l'Orientale Sarda le nuvole divengono sempre più cupe e la temperatura comincia a calare. Giunti a Lotzorai svoltiamo a sinistra per Urzulei che raggiungiamo alle 18:30. Dopo 6,4Km. di curve raggiungiamo il passo Genna Croce che segna l'ingresso al Supramonte di Urzulei. Le condizioni meteo son nettamente peggiorate, la temperatura è scesa a 18° ed una fittissima nebbia non permette di vedere oltre 4-5m. Imbocchiamo con prudenza la stradina che costeggia Punta Is Gruttas e, passando attraverso il nulla, alle 19:15 raggiungiamo Sedda Ar Baccas. Con un tempo così instabile, non ci aspettavamo certo d'incontrar nessuno! Invece il cuile era occupato, tra ragazze e ragazzi, da una ventina di persone e nelle aree limitrofe c'era un pullular di tende. Per consentire a ciascuno di poter liberamente goder dei propri spazi, percorriamo la strada a ritroso per ricercar adeguata serenità, trovando come premio un fantastico pianoro nel bosco.

Accese le luci frontali cominciamo ad allestire il campo montando le tende, creando un giusto angolo per fare il fuoco, costruendo con alcuni massi un tavolo ove poggiar le vivande e sistemando intorno ad esso altre grosse pietre da utilizzare come sedie. Nel CISSA la convivialità è da sempre l'importante tassello che conferisce al gruppo maggior affiatamento. Mentre s'arrustiga, tra un bicchier di vino e l'altro, degustiamo fette di civraxiu con fior di casu marzu e sfoglie di carasau con crema al peperoncino piccante. Ciascun di noi, chissà per quale magica pozione, si sente più libero d'esprimersi, esordendo come più gli suggerisce il proprio inebriante spirito. Ecco, allora, quel divagar su pittoreschi discorsi che spaziano tra l'evocare gesta di mecenati del giglio fiorentino, o l'appioppar nuova lettura all'etimologia dei nostri cognomi, confutando la nobile genealogia che vorremo decantassero, per poi completare quel fantasioso quadro intonando canti patriottici di quell'italica resistenza quasi dimenticata dalla storia.

Insomma, gli eruditi compagni sfoderano somma sapienza e, fra tante fraterne risate, siam tutti molto allegri. Diveniamo ancor più giulivi quando d'incanto i nostri bicchieri si colmano d'uno squisito liquore alla liquirizia che, raggiunta l'ora tarda, ci accompagna fin quasi dentro i nostri sacchi a pelo. La notte passa velocemente e, nonostante le avverse previsioni, fortunatamente non è piovuto. Alle 8:30 di domenica mattina partiamo per il trekking. Gli zaini sono equipaggiati mediamente con quattro litri d'acqua, barrette energetiche, frutta secca, banane ed integratori. Il nostro percorso comincia con le prime fotografie al tasso secolare, sito poche decine di metri oltre la sbarra che separa l'attacco del sentiero col parcheggio ove abbiam lasciato le auto. Qualche decina di metri più avanti, oltrepassata la tomba dei giganti Mereu (sita nell'area di Campu sa Carcara), percorriamo un breve tratto che ci conduce a Sa Schina Sa Reiga, un altopiano disposto a rampa, strapiombante ai lati su due fiumi (Rio Orbisi a destra e Rio Flumineddu a sinistra), che dopo circa 800m. di ripida discesa (in direzione nord), conduce a Sa Giuntura.

Da quassù si gusta un panorama mozzafiato che, spaziando tra i profili del caratteristico anfiteatro calcareo, spinge la vista quasi oltre il canyon di Gorropu. Durante il percorso, volgendo lo sguardo verso destra, ci soffermiamo ad osservare Su Cunnu'e S'Ebba, una cascata che nei mesi invernali, inglobando le acque del Rio Orbisi, sfocia copiosamente effettuando un salto spettacolare. Giungiamo a Sa Giuntura ai piedi di quel caratteristico masso a cubo che, sito al vertice di un inclinato piazzale lastricato, sorveglia l'incrocio fra i tre fiumi. Da qui imbocchiamo un sentiero alla nostra sinistra (verso ovest), ben segnalato da intervallati omini in pietra, che risale un colle erboso posto tra il Rio Flumideddu (a sinistra) ed il Rio Titione (a destra). La nostra velocità è inversamente proporzionale alla salita che diviene sempre più erta. Ciò nonostante il gruppo, con giusto passo ed adeguato respiro, continua compatto ad avanzare. Dopo circa 400m. da Sa Giuntura siam quasi compiaciuti d'aver raggiunto la sommità del colle, nella speranza poi di riprender fiato con una discesa.

Purtroppo il valico è solo un miraggio, in quanto la salita prosegue altri 900m. costeggiando dapprima un'ampia pietraia, per poi transitare sotto le fresche fronde di antichi lecci e terminare su una radura. Da qui ci addentriamo una cinquantina di metri dentro il bosco (verso destra, in direzione est-nord-est), e raggiungiamo un adombrato bastione roccioso sul quale è arroccato il Nuraghe Gorropu. Quindi, oltrepassato un grande albero sradicato, costeggiamo un muro roccioso e, dopo esserci arrampicati su alcuni massi, raggiungiamo lo spazio erboso che preludia la conica costruzione. Dopo due ore di cammino abbiam raggiunto la prima meta. Ora possiamo levar gli zaini ed andare liberamente in perlustrazione. Aurora, l'archeologa del nostro gruppo, motivata da un'innata passione per gli studi sull'antichità, dopo aver affrontato con orgoglioso silenzio questa difficile scarpinata, nonostante la stanchezza, ora destreggia con macchina fotografica in mano e gli occhi lucidi di felicità. Nei suoi commenti riferisce: "Il nuraghe Gorropu, il cui nome originario è Presethu Tortu, dalla sommità di tale altura domina tutto il canalone.

L'interno non è accessibile a causa di un importante crollo avvenuto in passato. Risulta protetto da una muraglia in opera megalitica di tre metri, all'interno della quale si trovano diverse capanne in pietra a pianta rettangolare". Dopo aver scattato qualche foto, lasciamo l'alto torrione e percorriamo a ritroso la via per la vicina radura ove riprendiamo il sentiero precedente, percorrendolo, però, in direzione opposta (verso sud-ovest). Varcato il territorio orgolese, attraversiamo circa 650m. il magnifico bosco secolare che custodisce il nuraghe Mereu. Eccolo svettar verso il cielo con le sue candide rocce calcaree di cui è disseminato l'intero territorio. Il nuraghe è anche conosciuto col nome "intro 'e padente", ossia "dentro la foresta". Ci arrampichiamo fin sopra il mastio, osservando da una posizione privilegiata l'intero territorio. In lontananza, ad un'altitudine inferiore, si erge dal bosco il nuraghe Gorropu. Per aver qualche informazione in più anche sul nuraghe Mereu ascoltiamo le spiegazioni di Aurora: "E' un nuraghe complesso importante perché costruito con pietre calcaree squadrate. 

Presenta una torre a tholos e due torri secondarie protette da bastioni rettilinei. Purtroppo le due torri sono state interessate da un crollo significativo. Anche la scala, che dal corridoio situato poco prima dell'ingresso per la torre a tholos portava alla terrazza, è parzialmente crollata. Comunque, la struttura nel suo insieme è ben conservata. Si distinguono la torre centrale dalle altre due torri, nonché il corridoio ed uno dei bastioni rettilinei. Intorno al nuraghe si trovava un villaggio composto da una ventina di capanne, ormai in pessime condizioni, che avevano costruzioni con un diametro compreso  tra i 6m. e gli 8m." Ci sparpagliamo tutti in esplorazione. Dal tetto della torre a tholos m'introduco dentro un'apertura ove un tempo era ubicata la scala a gradoni e discendo un breve tratto intermezzato da un'architrave, oltrepassato il quale si apre, sul lato sinistro, la soglia che conduce all'interno della torre. La struttura è completamente integra, con pavimento circolare e la tipica cupola ogivale che caratterizza questo tipo di costruzione. Poi, percorro a ritroso un breve corridoio che conduce all'uscita esterna, sita alla base tra le due torri, e raggiungo i compagni fuori dal sito.

Lasciato il nuraghe, cerchiamo un po di ristoro nei pressi di alcuni cuili, distanti circa 200m. Nel medesimo luogo c'è anche una tomba dei giganti quasi totalmente interrata. Dopo una mezz'oretta riprendiamo il cammino del rientro ma, anzichè percorrere a ritroso il percorso fatto all'andata (nuraghe Gorropu, Sa Giuntura, Sa Schina Sa Reiga e Sedda Ar Baccas), decidiamo di seguire una pista meno battuta dirigendoci verso sud-est, fino ad intercettare un punto che ci consenta d'attraversare il greto del Rio Flumineddu e risalire sul versante opposto per tornare poi a Sedda Ar Baccas. Quindi attraversiamo la foresta godendo panorami antichi e profumi di bosco. Il luogo, tra disarrampicate, alberi divelti, pietraie e crolli di roccia, risulta impervio ed al medesimo tempo affascinante. In tali lidi, per coloro che sanno cogliere, scrutar tra la vegetazione arricchisce d'inaspettate e gradite sorprese. Percorrendo il sentiero che transita sul versante alto del fiume, il terreno diventa più friabile e le scarpate più frequenti.

Troviamo, finalmente, una fattibile discesa ripida e con pochi appigli che ci consente, comunque, di raggiungere le bianche rocce del torrente. Dall'area in cui abbiam sostato per il pranzo fino a qui abbiam percorso 1,10Km., con un dislivello negativo di 220m. Ricompattato il gruppo, proseguiamo circa 300m. su una stretta cengia che si arrampica sul versante opposto, fino ad attraversare un ponte creato con una scala 'e fustes oltre la quale le tracce del sentiero si perdono. Decidiamo, quindi, di dirigerci a sud-est, verso la base del muraglione di Sa Schina Sa Reiga. Dopo aver affrontato un'erta salita, con annessa pietraia, raggiungiamo un riparo sotto roccia che, dalla quantità di escrementi cosparsi nel terreno sabbioso, ospitava di recente un gregge di mucche. Continuando a costeggiare il maestoso muraglione, ritroviamo le tracce del sentiero che ci porta sempre più in quota.

Ci dirigiamo a sud-ovest fino a trovare sulla sinistra un valico transitabile. Raggiunta la sommità (dopo circa 200m. di dislivello positivo), troviamo un sentiero pianeggiante e più definito che riconduce a Sedda Ar Baccas. Ad accoglierci troviamo una famigliola di maiali che, incuriositi per come ormai siam conciati, decidono di lasciarsi fotografare. Percorriamo gli ultimi 150m. in piano e raggiungiamo le auto, terminando il trekking alle 14:30. La fantastica giornata si conclude con la simpatica foto scattata a 360° da Francesco B. che ritrae il viso stanco, ma soddisfatto, di noi tutti abbracciati in un amichevole cerchio.