Voragine di Marganai


Dopo la avverse condizioni meteo di ieri che, tra forti venti e grandinate, hanno causato allagamenti in tutta la provincia, questa mattina la città si è svegliata con un cielo libero da nuvole ed un timido sole che sta tentando di mitigare la temperatura. Il consueto appuntamento con i compagni del gruppo speleo C.I.S.S.A. è alle 8:30 in sede. Appena arrivo incontro Carlo P. ed insieme ci avviamo verso il magazzino attrezzi. Qui troviamo Francesco B. intento a filare una corda per poter accertarne l’esatta lunghezza. Poi trascrive la misura ricavata su alcune etichette adesive che appone in entrambi i capi della corda stessa (in tal modo, potremo sempre prendere la corda della giusta lunghezza per la specifica attività scelta). Mentre con Carlo prendiamo altre corde per fare il medesimo lavoro, sopraggiungono Adriano Ur. e Guido. Ci raduniamo e dopo un rapido consulto per scegliere quale tipo di grotta esplorare, decidiamo di recarci alla Voragine del Vento. La squadra odierna è composta, oltre me, da Francesco B., Guido, Adriano Ur. e Carlo P. Dopo una telefonata si aggiunge al gruppo anche Giorgio Caddeo che ci attende lungo strada.

Prendiamo dal magazzino l’attrezzatura necessaria e partiamo senza ulteriori indugi per la grotta. Purtroppo, quando arriviamo sul posto troviamo un gruppo di cacciatori in piena battuta di caccia grossa. Pertanto, scegliamo di non proseguire e cambiamo meta optando per la grotta Voragine di Marganai sita a Gutturu Xeu. Giunti al parcheggio indossiamo tuta ed imbrago ed alle 10:26 cominciamo l’avvicinamento. Transitando lungo la gola noto il greto del rio, generalmente in secco, con l’acqua che scorre copiosa. Oltrepassato il punto d’attacco della ferrata, procediamo per circa 500m. lungo il sentiero che si inerpica nella rigogliosa vegetazione. Giunti in vista del particolare spuntone roccioso che identifica la nostra meta, armati di buona volontà iniziamo ad arrampicarci, con corda e tubolari in groppa, lungo una ripida pietraia fino a giungere al sito intorno alle 11:00. La grotta, seminascosta tra gli arbusti della macchia ed attorniata da massi d’ogni dimensione, appare quasi all’improvviso presentando la profonda voragine dalla quale prende giustamente il nome.

Ci mettiamo subito al lavoro liberando l’ingresso da cespugli e rovi per rendere la grotta più visibile ed armabile. Cerchiamo, inoltre, di metterla in sicurezza levando alcune pietre pericolanti che la cingono. Poi, partendo da un’area distante una decina di metri dal pozzo, disponiamo un corrimano fino al tronco di un albero posto vicino al ciglio. Da qui, Giorgio e Francesco cominciano ad armare disponendo un altro tratto di corrimano fino alle pareti, dove organizzano una serie di anelli e moschettoni atti a convogliare nel grande pozzo due distinte corde. Poi iniziano a calarsi proseguendo ad armare e creare frazionamenti nei punti in cui la corda potrebbe toccar la roccia. Ora, possono iniziare a scendere Guido e Carlo. Nel mentre io ed Adriano procediamo trasversalmente lungo il bordo della voragine fino a raggiungere un lieve gradone longitudinale attrezzato con i moschettoni del primo frazionamento. Lo stretto calpestio sul quale sostiamo è un misto tra terriccio friabile e ghiaino; pertanto è indispensabile far passi leggeri per evitare che possano cadere anche piccole pietre che nel salto acquisterebbero velocità e peso, creando un serio pericolo per i compagni sottostanti.

Montato il discensore, iniziamo a calarci per circa 4m. dove troviamo il prossimo frazionamento. Il tratto di grotta fin’ora attraversato è ampio circa 2m. di larghezza per 5m. di lunghezza, ma da questo punto l’ambiente diventa notevolmente più largo. Iniziamo quindi a scendere lungo il pozzo che, essendo costituito da un unica campata con pareti quasi perfettamente verticali, permette alla corda di scendere senza ulteriori ostacoli. Il salto è favoloso e genera una buona energia. Raggiungo il fondo quasi contemporaneamente ad Adriano, atterrando su un terreno friabile, non fangoso, che presenta una pendenza negativa di circa 45°. Tutt’intorno ci son pietre in bilico, che possono rotolare semplicemente con le lievi vibrazioni dei nostri passi. Sempre col discensore montato sulla medesima corda, procediamo la discesa camminando sul calpestio per ulteriori 3m. fino ad essere in linea con una clessidra sulla quale i compagni hanno previsto il prossimo frazionamento.

Ma la corda assicurata alla clessidra è utilizzata ancora da Giorgio che, una decina di metri più in fondo, prepara un nuovo punto d’ancoraggio che prelude la calata ad una sala inferiore. Pertanto, fatta la chiave al discensore, attendiamo la libera da Giorgio, restando più fermi possibile per evitare di smuovere il pietrisco. Anche gli altri compagni, che sostano su una nicchia più in basso, attendono il termine del lavoro. Poi, Giorgio inizia a calarsi nella nuova sala liberando la corda per me ed Adriano. La corda è disposta lungo un calpestio inclinato, pertanto possiamo utilizzarla come corrimano. Il breve ma franoso tragitto è costituito da una sdrucciolevole pietraia poco rassicurante. Per maggior sicurezza avanziamo con la maniglia assicurata alla corda, procedendo a rallentatore con soffici passi. Ora, Adriano si cala nella sala sottostante, mentre io attendo allongiato sull’armo creato da Giorgio sulla parete alla mia sinistra. Poi, dopo altri 2m., trovo un altro frazionamento che risulta sulla parete destra ed inizio a scendere.

La calata termina su un dislivello costituito da una franata di pietre che occludono alcuni anfratti inferiori. Nella parete sovrastante, a circa 2,5m. di altezza, si trova un cunicolo probabilmente percorribile. Tra le pietre sono presenti diverse ossa di proteus e qualche spezzone di tronco marcio. Volgendo lo sguardo verso l’alto notiamo svolazzare due pipistrelli che si dileguano tra le rocce. Al termine della ripida ma breve discesa (circa 5m.), la sala presenta una leggera salita dov’è presente un passaggio transitabile quasi strisciando sotto roccia, che conduce ad un altro ambiente. Questa nuova sala, ampia circa 4m.x6m.x3m.(h), presenta un salita molto fangosa e delle piccole stallatiti attive. Son presenti anche alcune diramazioni che si concludono dopo solo pochi metri. Sulla parete della soglia che separa le due sale, a circa 2m. di altezza , è presente una cavità con un cunicolo di circa 3m.. Nel frattempo si è calato anche Francesco ed attendiamo Carlo P. In questo frangente precipita un masso che riusciamo fortunatamente ad evitare. Infine ci raggiunge Guido e, insieme a lui, ritorno ad esplorare con più meticolosità gliambienti appena visitati.

Poi, decidiamo di iniziare a risalire. Francesco è uno dei primi e si posiziona al termine del primo pozzo per poter scattare qualche foto. Io e Guido siamo gli ultimi del gruppo e prima di procedere attendiamo che gli altri concludano la risalita, evitando in tal modo d’esser esposti alla caduta di ulteriori pietre. In questo frangente, approfittiamo per esplorare un anfratto vicino alla clessidra, che risulta essere non più che una saletta senza ulteriori sbocchi. Mentre Guido resta a disarmare, Adriano da la libera per risalire. Quindi risalgo fino alla base del pozzo principale, dove trovo la postazione fotografica di Francesco, ed comincio a risalire i 50m che conducono fino all’ingresso. Anche Francesco, utilizzando la seconda corda, inizia a risalire fino a trovare la giusta altezza per scattare alcune foto del pozzo. Poi riprendiamo a salire, raggiungendo i compagni fuori dalla grotta. Qualche minuto dopo esce anche Guido. Alle 17:15 (dopo circa sei ore), siam pronti per il rientro.