Su Pizu Longu in sa' Hodula Manna

Partenza prevista alle 05:30 a.m. di domenica 7 Luglio, come sempre da casa di Adriano Ur., accompagnati da temperature che, nonostante non sia ancora sorto il sole, si prospettano perfettamente in linea con la stagione estiva. Tutti puntuali al severo appello del nostro capo spedizione Adriano, il gruppo in partenza da Iglesias sarà formato da me (Barbara), Matteo, Bibi, Francesco M. ed incontreremo il nostro amico e compagno di mille avventure Raffaele al passo di Genna Croce, nel territorio di Urzulei, dove lasceremo la s.s. 125 per addentrarci in una strada sterrata che ci porterà nel cuore del supramonte urzulese. Qualche scatto fotografico ricordo per dare il via a questa esperienza.
Facciamo diverse soste lungo questo tratto per ammirare le bellezze della flora e della fauna che ci offre il territorio. Ma c’è una particolare sosta, immancabile quando si passa da queste parti, situata in un punto strategico dal quale riusciamo ad ammirare uno scorcio bellissimo del vasto territorio che ci circonda, dove puntualmente Adriano cerca di creare dei punti di riferimento che possano prima o poi essere mappati indelebilmente nelle nostre memorie.
Ed ecco davanti a noi Monte Corrasi comparire, inconfondibile vetta grigia tra il verdeggiante supramonte di Oliena e quello di Dorgali. Adriano ci indica vari punti (visibili e non) snocciolando i nomi di ogni valle, gola, dolina, rio, forra, presente in ogni fazzoletto di terra conosciuta in quelle infinite montagne con riferimenti precisi ai cuili presenti in ogni “badde”.
Finché, vedendo i nostri sguardi disorientati nel seguire il suo velocissimo indice che salta da un punto all’altro, ci guarda con aria sconsolata e capisce che ci sarà bisogno di passare da lì altre infinite volte prima che anche noi possiamo raccapezzarci. Personalmente mi godo la magra soddisfazione consolatoria di aver riconosciuto almeno il Corrasi!
Pochi km. ancora e arriviamo in quello che sarà il provvisorio “campo base”, dove ci prepareremo e lasceremo le macchine all’ombra di un bellissimo bosco di lecci in prossimità di Campo Bargios. Al termine delle operazioni di suddivisione corde e indossati gli armamenti, partiamo alla volta della pista forestale che troviamo di fronte al cuile Lanarbittu.
Dopo circa un chilometro entriamo in un varco a destra ed iniziamo a percorrere un sentiero pietroso che lasceremo quasi subito per iniziare la discesa verso il Rio Flumineddu, nella località di Billiallai.
Dopo aver percorso un ripidissimo impluvio a suon di schiocco di menischi, sbuchiamo al centro della famosa ansa detta “La Grande U” che ci accoglie, con nostro totale stupore ed emozione, in uno scenario fiabesco fatto di alberi parlanti e tappeti di felci, denso di un’energia potente ed antica che pervade ogni pietra, masso, albero e rimbalza su di noi lasciandoci in uno stato di trance.
Il suono delle cicale e il fruscio del vento tra le fronde dei lecci, insieme al forte profumo di menta selvatica, accompagna la nostra fantasia che prova a visualizzare come potesse essere stato questo luogo nei tempi in cui era invaso e attraversato dall’acqua con una potenza che non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Per tutto il tratto di circa 400 metri che percorriamo dentro il letto asciutto del fiume, sempre accompagnati dal persistente profumo di menta, ammiriamo l’opera d'arte che la natura è stata in grado di creare in quell’angolo di mondo inghiottito nel calcare, plasmato dalla furia del torrente per milioni di anni, invaso da quei candidi massi, appoggiati su un greto di pietre variopinte, talmente bianchi da essere quasi accecanti alla luce del sole.
Non riusciamo a soddisfare pienamente gli occhi ed il cuore in così poco tempo. Io e Bibi esprimiamo l’intimo desiderio di poter rimanere ad ammirare tanta bellezza più a lungo, ma la strada è ancora impervia e faticosa ed il tempo inizia a scorrere troppo velocemente. Riprendiamo il percorso elettrizzati da queste ultime visioni e la pace dei sensi si interrompe nel momento in cui lasciamo il Rio Flumineddu per inerpicarci a sinistra in un versante ripido che si trasforma nella pietraia di Su Halarvrihe.
Dopo una lunga salita che ci ha portato a quota 900 m.s.l.m., ci addentriamo in un enorme bosco di lecci altissimi e lo attraversiamo fino a raggiungere il costone.
Ci troviamo davanti ad un incredibile cartolina, con la gola di Gorroppu sullo sfondo che ci preannuncia lo scenario delle calate.
Al primo attacco prepariamo le corde e Matteo, mentre gli faccio sicura, attrezza il mancorrente. Poi, uniamo le due corde ed armiamo la calata che ci porterà circa 40 metri sotto.
Atterriamo su un terrazzino scosceso, dalla parte opposta rispetto al secondo armo. Qui attendiamo in sicurezza i compagni e, ad uno ad uno, raggiungiamo l’altro lato non prima di aver oltrepassato un leccio che, bloccando il piccolo passaggio, si affaccia su una cengia molto stretta. Mentre Francesco M. disarma e si appresta a scendere per ultimo, Matteo inizia ad armare il secondo mancorrente.
Quando siamo ormai pronti a recuperare la corda ci accorgiamo che si è avvolta su se stessa impedendo il suo stesso scorrimento. Iniziali attimi di disagio e panico ma, infine, sapientemente guidati dall’esperto Adriano, le corde sono state recuperate e abbiamo potuto proseguire la nostra discesa.
Dopo altre tre calate di circa 40 m. ciascuna, raggiungiamo di nuovo il letto del fiume qualche chilometro oltre al punto dove questa mattina l’avevamo lasciato.
Il percorso diventa tanto lungo ed impegnativo, quanto affascinante. Non ci perdiamo mai d’animo e con energia procediamo in un lungo susseguirsi di piccole arrampicate e disarrampicate mettendo alla prova le nostre gambe ormai stanche. Giunti alla Grande U la salutiamo con una pausa rifocillante prima di affrontare il ripido impluvio iniziale in senso opposto.
Un ultimo impegnativo sforzo ci riporta alla strada principale e infine alle macchine dove ripristiniamo i valori dei glucidi con una lauta merenda ed i sali minerali perduti con qualche sorso di succo di malto d’orzo, come ambrosia per le nostre gole aride!

...Qualche altra foto...