Grotta di Baueddu (ricerche biospeleo)

Con la squadra CISSA odierna ci incontriamo in sede alle 8:30, minuto più, minuto meno. Prepariamo l'attrezzatura e partiamo in direzione Fluminimaggiore. Svoltiamo verso il Tempio di Antas e proseguiamo su una strada sterrata che ci porta fino a Baueddu, dove troviamo parcheggio in una piazzola poco dopo la miniera.
Per raggiungere la grotta occorre percorrere un tratto di strada dissestata. Decidiamo di caricare corde e tubolari sul mitico Pandino di Adriano che, inerpicandosi sul sentiero, arriva con facilità vicino alla grotta. Noi tre proseguiamo a piedi sotto il caldo afoso della giornata ed affrontiamo quel tratto di salita che ci fa arrivare da Adriano parecchio sudati.
Pregustando il fresco della grotta, indossiamo tuta ed imbrago e raggiungiamo subito l'ingresso.
Miro si appresta ad armare, sarà quindi il primo ad entrare. Seguono Francesco M., Michela ed Adriano Ur.
Il primo tratto della grotta presenta una serie di strettoie che oltrepassiamo senza troppi intoppi
Cominciamo subito a guardarci intorno alla ricerca dei soliti ragni che quasi sempre si trovano in grotta, ma stavolta non ne vediamo neanche uno. Notiamo, invece, che sono presenti tantissime "zanzare di grotta". Queste zanzare, in realtà, sono un tipo di insetto diverso da quello che ci tormenta in superficie e, per fortuna, queste non pungono!
Iniziamo anche a scorgere qualche geotritone nascosto dietro fasci di sottili radici che penzolano dalla volta della grotta, facendoci pensare agli inquietanti capelli di Samara del film The Ring.
Dobbiamo, ora, affrontare un'altra strettoia che ci porta in una piccola sala e proseguiamo lungo un cunicolo che arriva alla base di una grande colata. Tra alcune pietre Adriano scorge una Diplura campodeidae.
Mentre, nel terriccio alla base della grande colata rileviamo un millepiedi.
Predisponiamo una calata che conduce ad una sala più ampia.
Proseguendo a destra si va verso una pietraia.
Mentre, voltando a sinistra si va verso una discenderia più dolce, ma scivolosa.
La pietraia è ben concrezionata.
Mentre Vladimiro prosegue ad armare dirigendosi a sinistra, Francesco M., Michela ed Adriano vanno ad esplorare la pietraia. Sulle pareti sono presenti tantissimi geotritoni. Spostando delicatamente qualche pietra ci accorgiamo che si nascondono tanti altri geotritoni, alcuni molto piccoli.
Al termine della pietraia troviamo una sala completamente allagata, con le pareti concrezionate da tante aragoniti.
Risalendo la pietraia continuiamo la ricerca di "animaletti", in particolare Stenasellus nuragicus, scrutando le pozze presenti, alcune con un livello d'acqua anche di 50cm.
Catturano la nostra attenzione alcuni interessanti speleotemi e, nello specifico, una stalattite particolarmente concrezionata.
Procediamo alla giusta velocità per osservare tranquillamente ogni dettaglio.
Sulla volta notiamo un'infinità di zanzare che si raggruppano formando chiazze nere sulle pareti. Si può facilmente comprendere che qui i geotritoni hanno sempre la pancia piena.
Inizialmente non facciamo tanto caso al fatto che alcuni geotritoni abbiano il ventre gonfio. Poi, osservando meglio l'addome di uno di loro, notiamo in trasparenza un colore biancastro e ci ricordiamo che questo è un periodo dell'anno in cui i geotritoni si riproducono.
I geotritoni hanno uno strano modo di accoppiarsi: il maschio depone la spermatofora e subito dopo la femmina la accoglie nel suo addome in cui avviene la fecondazione. La femmina in seguito depone le uova e le custodisce fino alla schiusa dei piccoli geotritoni. Il geotritone dalla pancia gonfia potrebbe essere, quindi, una femmina che non ha ancora deposto le uova. Vorremmo maggiormente approfondire ma, purtroppo per noi, l'"animaletto" si nasconde in fretta e, per non volerlo ulteriormente disturbare, rinunciamo ad ottenere una bella foto che ci avrebbe aiutato a capire qualcosa in più e toglierci qualche dubbio.
Lasciata la pietraia raggiungiamo Miro che ci aspetta in una sala inferiore ricca di pisoliti e bellissime concrezioni.
Raggiungiamo, infine, l'ultima sala.
Attirano la nostra attenzione alcune stalagmiti spaccate longitudinalmente, alcune colme d'acqua come calici.
La grotta prosegue ancora verso il basso ma, avendo terminato la corda, torniamo indietro pienamente soddisfatti da tanta bellezza e dalla varietà di fauna riscontrata.
Le strettoie in risalita sono ben più impegnative...
...ma l'idea dello spuntino che ci aspetta a Punta Pilocca ci dà la forza per uscire e raggiungere gli altri compagni che ci aspettano per proseguire la giornata in allegria ed in bella compagnia.