Oltre la frana



Nonostante l'incessante pioggia che sembra volerci consigliare di stare a casa, noi, per l'ennesima volta, abbiamo dedicato la domenica alla pulizia del rifugio e all'installazione di una rete nel cancello per evitare il continuo ingresso di rifiuti nella galleria. Questa volta però negli zaini abbiamo anche le attrezzature fotografiche e, se finiamo i lavori in fretta, non escludiamo una puntata oltre la frana della terza cella. Così indossiamo subito tute speleo, caschi, guanti e imbracciamo scope, palette e buste; mentre alcuni ripuliscono la galleria altri fissano la rete all'ingresso. 

Come al solito ci dividiamo i compiti e finiamo i lavori in anticipo: possiamo quindi intrufolarci oltre la frana che segna la fine del percorso "turistico" che proponiamo durante la manifestazione 'Monumenti Aperti'. Tra la terza e quarta cella un cumulo di materiale distaccatosi dal soffitto occlude quasi completamente il passaggio dell'uomo e son serviti diversi sopralluoghi con dei tecnici minerari, geologi ed esperti sulla sicurezza delle gallerie prima di proseguire con una sufficiente e relativa tranquillità. Oggi andremo oltre la frana per documentare le ultime due celle destinate al ricovero dei rifugiati. 

In quell'ambiente per noi così ostile durante la guerra trovavano sicurezza uomini, donne e bambini quando suonava la sirena che segnalava l'arrivo di aerei nemici. Incredibile. Prima di qualunque altra attività in due procediamo col verificare la sicurezza dei luoghi, successivamente diamo il via libera per farci raggiungere dal resto della squadra. Come formiche, uno alla volta, i compagni superano il passaggio più stretto e ci troviamo nuovamente tutti insieme di fronte alla quarta e alla quinta cella. 

Qui, tra le pareti, troviamo una risorgenza d'acqua che ha parzialmente allagato la galleria formando una pozza poco profonda. Ma l'acqua ha avviato anche la sua lenta azione di dissoluzione delle rocce carbonatiche creando, in quasi ottanta anni, gli speleotemi tipici delle grotte naturali: canule e stalattiti nel soffitto, piccole colate e delle vaschette nelle pareti e nel pavimento che ora inglobano anche delle radici anch'esse interamente concrezionate. Su un lato, con sorpresa, scopriamo per la prima volta la presenza di aragonite azzurra. Sembra quasi di essere in grotta. La presenza dei legni dell'armatura originale della galleria ci riporta alla reale natura del luogo e all'obiettivo della nostra presenza. 

Ci distribuiamo quindi gli illuminatori, piazziamo cavalletti, macchine fotografiche, telecamere e pian piano "costruiamo" le nostre immagini. Ed ecco le fotografie inedite della quarta e della quinta cella: probabilmente i nostri nonni son stati li prima di noi, con altri pensieri, altre paure e tante speranze. Non si dovrebbe mai dimenticare la storia e noi, ogni volta che entriamo nel rifugio, proviamo a salvarne una parte.

TG Videolina: IGLESIAS, RIFUGIO ANTIAEREO ORA ''MONUMENTO'' GRAZIE AGLI SPELEOLOGI CISSA