X° Trekking Memorial Gigi Ariu (Genn'e Mustazzu)

Anche quest'anno, la nostra associazione "Centro Iglesiente Studi Speleo Archeologici", ha organizzato un'escursione in memoria del caro compagno Gigi Ariu. Il trekking, giunto al X° anniversario, era stato fissato inizialmente il 5 novembre ma, a causa delle avverse condizioni meteo, è stato rimandato in data odierna. Nei giorni scorsi, il presidente Francesco Ballocco ha rinnovato l'invito a tutti gli amici, associati e simpatizzanti, esprimendo suadenti parole: "E' un appuntamento imperdibile al quale ci farebbe piacere partecipassero tutti gli amici del nostro Grande e Indimenticabile Socio Gigi. Andremo nei luoghi da lui più amati, tra sentieri, boschi, siti nuragici, chiese campestri e tempi a pozzo, per trascorrere una giornata in allegria, tutti insieme, con Gigi nel cuore". L'appuntamento è fissato alle 8:30 ad Iglesias presso il parcheggio Cineword (loc. Montefigu). In tutto siamo ventinove adulti, cinque bambini ed un cagnolino. Per raggiungere il punto d'attacco prescelto per il trekking (distante da qui 10Km. circa), è necessario percorrere un tratto di strada sterrata. Pertanto, consigliamo coloro che posseggono macchine basse di lasciarle al parcheggio ed organizzarsi per viaggiare con quei compagni che le hanno più alte.

Lasciamo il punto d'incontro alle 9:00 ed attraversiamo la città fino a via Sant'Antonio, giungendo in periferia. Quindi, svoltiamo a sinistra sulla provinciale 84 che percorriamo 3,7Km. fino a raggiungere un impianto di discarica inerti. Poi, svoltiamo a destra sulla stradina che costeggia tale struttura e, lasciato l'asfalto, affrontiamo uno sterrato che risale la collina. Dopo 1,5Km., giunti ad un bivio, svoltiamo a destra e percorriamo un tratto di 800m. che termina con una diramazione. Proseguiamo ancora a destra per 250m. fino ad incontrare una nuova biforcazione in cui, scegliendo il sentiero di sinistra, entriamo nella foresta di sugherete di Bellicai e, dopo una ventina di metri, raggiungiamo il prestabilito spiazzo alberato ove parcheggiamo le auto. Dopo alcune simpatiche foto di gruppo, corredate anche dalle splendidi immagini a 360° scattate da Francesco B., cominciamo l'escursione. Ripercorriamo il breve tratto fino al precedente bivio e, voltando a destra, imbocchiamo il sentiero che conduce all'ovile Ballocco che da qui risulta distare circa 2Km. Procediamo agevolmente lungo un viale alberato.

Percorriamo i primi 500m. chiacchierando in allegria ed ammirando la natura. Nei successivi 700m. la pendenza del sentiero si accentua notevolmente, divenendo particolarmente erta a metà salita. Alcuni riescono ad affrontarla con passo lesto; altri la contemplano come una sofferta via crucis ove, piuttosto che rilevar sacre icone, scoprono accorti cacciatori che, intervallandosi a misurata distanza lungo i limiti della battuta di caccia, attendono "alla posta" di far la propria parte. In tal frangente è curioso osservare i simpatici compagni: alcuni scaricano un po di fatica sui bastoni da trekking, altri si sorreggono sportivamente con le proprie gambette; molti avanzano con fisico tonico ed allenato, altri si trascinano col fiatone; taluni indossano indumenti leggeri, altri giubbotti imbottiti;qualcuno cammina con zaino leggero, qualche altro s'ingobba con zavorre. Insomma, dal più premuroso al più ottimista, tutti siamo attrezzati come meglio abbiam creduto, consci che lo spirito di questa escursione esula dalla gara, o dal compiere una performance ottimale, perchè l'importante non è tanto perseguire una discreta velocità, quanto il percepire empaticamente il ritmo di ogni cuore, condividendo attimi di felicità con vecchi e nuovi amici.

Giunti sulla sommità della collina sostiamo un'instante per consentire al gruppo di ricomporsi. Poi riprendiamo il cammino che, nei prossimi 800m., ci concede una leggera discesa fino ai terreni Ballocco. Nell'area limitrofa agli ovili si trovano i ruderi di una modesta chiesetta dedicata a San Pietro di Serrachei. Dopo essere entrati a visitare la caratteristica struttura, Francesco B. condivide con noi alcune informazioni citate in una relazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Sardegna. L'edificio fu consacrato nel 1341, probabilmente riadattando una struttura esistente già dal X secolo. Proseguendo con la lettura apprendiamo che dal XVI secolo, e nei due secoli a seguire, la chiesa era proprietà dei Salazar, una delle più importanti famiglie di Iglesias. Fu frequentata come luogo di culto sino alla fine dell'800; mentre, in tempi più recenti, è stata utilizzata come ovile e fienile.

Le note riportano anche alcuni dati planimetrici: la chiesa è caratterizzata da una sola aula, di ridotte dimensioni (4,50m. di larghezza x 7,65m. di profondità), coperta da una volta a botte sorretta da tre arcate per lato che, addossandosi alla muratura perimetrale, determinano tre nicchioni". Terminata la visita, riprendiamo il trekking verso il nuraghe che sovrasta la collina, distante circa 300m. Per raggiungerlo, imbocchiamo il sentiero a sud dell'ovile e, dopo aver aperto e richiuso una recinzione che sbarra la strada (atta a proteggere l'eventuale uscita incontrollata del bestiame), cominciamo a risalire il versante. Percorsi circa 200m. giungiamo in un'area stranamente recintata con alta rete metallica, al cui interno son posizionati dei cartelli turistici indicanti località con relative distanze. Purtroppo, leggere tali segnali risulta impossibile in quanto, seppur ben posizionati nel crocevia passante all'interno di tale campo, sono orientati sul lato in cui volutamente è stato impedito il transito. Basiti da tale discutibile iniziativa, non ci resta che andar via. Riprendiamo a salire il versante e raggiungiamo, dopo un centinaio di metri, la cima della collina. Del nuraghe non resta un granché, tant'è che a stento si riconoscono le fondamenta.

Da quassù si può controllare un vasto territorio. Infatti, ci troviamo in una posizione privilegiata che domina le verdi vallate, compreso un ampio specchio di mare, ed offre un panorama che spazia dall'istmo di Sant'Antioco al litorale di Portoscuso, dall'isola di San Pietro alla costa di Nebida. Anche tu resterai affascinato da tale incantevole spettacolo e sovverrà in te il buon proposito di registrarne un ricordo. In tal modo, ogni volta che lo desideri, con gli occhi della memoria potrai ridestarti innanzi a tal soleggiata magnificenza e ritemprare ancora il tuo cuore. Riprendiamo la via restando sempre in cresta per circa 50m. Poi discendiamo lab collina e, giunti allo sterrato, l'oltrepassiamo trasversalmente per introdurci in un boschetto. Senza seguir traccia apparente, camminiamo su tappetti erbosi che ci accompagnano suun antico sentiero. Dopo alcuni suggestivi passaggi, contornati da alcune pietre somiglianti a menhir, usciamo più a valle accanto ad una struttura adibita ad ovile, sita poco distante dall'incrocio che conduce alla chiesetta di San Pietro.

Ricompattato il gruppo, proseguiamo a nord-ovest verso un viottolo semichiuso da rovi, che affrontiamo in fila indiana inchinandoci per qualche metro. Poi, il sentiero diviene più agevole e, dopo circa 50m., si ricongiunge su uno sterrato più largo proveniente da sud-est (case Ballocco). Cominciamo a percorrerlo in direzione opposta volgendo, dopo ugual distanza, verso nord. Camminiamo su sterili solchi di fango argilloso per circa 500m., con la scarpata sul fianco sinistro, risalendo il versante che, da un'altitudine di 530 mslm., acquista sempre più pendenza, accentuandosi particolarmente negli ultimi 70m. La salita termina 590 mslm., su una breve oasi pianeggiante contornata dalle fresche fronde di alcuni alberi. Volgendo lo sguardo verso ovest è possibile scorgere, tra le ondeggianti colline, il golfo di Masua coronato dal monumento calcareo Pan di Zucchero. In tale punto, distante ancora 1,5Km. da Genn'e Mustatzu, il sentiero si ramifica: il primo percorso, che abbiam pianificato, prosegue dritto ed affronta una discesa verso nord; mentre il secondo volge in direzione est e risale la collina.

Mentre attendiamo che tutti i compagni concludano l'erta risalita fino a quest'area, Vittorio, col desiderio di conquistar la cima dell'altura e scoprir cosa possa celare, invita me, Valeria ed Alessio a seguirlo nella breve ed impegnativa ascesa. Nei 300m. di ripido pendio ci accompagna anche il fido Cico che, scorrazzando a quattro zampe, ci precede. Il sentiero termina 650 mslm. su una conca arida e pietrosa, ove rileviamo un basamento sul quale sorgeva, probabilmente, una capanna d'avvistamento. Infatti, da tale punto, possiamo osservare gran parte delle colline che si estendono fino al Marganai, mentre ad ovest, seppur in lontananza, spicca maestoso il bianco faraglione Pan di Zucchero. Accarezzati da un tiepido sole, avanziamo adagio sulla cresta per meglio ammirare il panorama in ogni direzione. Poi, aumentando il ritmo, discendiamo il ripido versante. Sospinti dalla fresca brezza del maestrale, i nostri passi si levano leggeri e par quasi di volare. Anzichè percorrere a ritroso il medesimo tragitto, decidiamo di tagliar per la collina scavalcando rocce, cespugli, sassi e rovi, fino ad intercettare il sentiero ove stanno transitando i nostri compagni.

Lungo la via troviamo anche qualche galleria che testimonia il passato minerario di questa zona. Lo sterrato diventa più agevole, senza più incontrare accentuati dislivelli, snodandosi mediamente intorno ai 540 mslm. Innanzi a noi corrono allegri e giocosi tutti i bimbi, prodi antesignani della comitiva, che ci precedono di gran lena trascinando alcuni tronchi legati a mo' di guinzaglio. Raggiunti i ruderi di un vecchio ovile, lasciamo lo sterrato principale e volgiamo a destra per circa 150m. Il sentiero attraversa in parte la campagna e transita sotto le fronde d'un grandioso e solitario albero secolare, posto quasi a guardia del prospiciente sito archeologico. Infatti, a qualche metro di distanza, sorge una lieve altura dov'è posizionato un pannello turistico indicante: "Pozzo Sacro Genn'e Mustazzu". Per accedere al sito è necessario procedere qualche metro più avanti e discendere un dislivello di circa 4,5m. In alternativa, è consigliabile passare al lato della collinetta e seguire il sentiero.

L'ingresso è orientato a sud est e, per accedere, si transita su un pianoro, in parte roccioso, ampio circa 15m². La struttura è costituita da una serie di pietre saggiamente sovrapposte che creano un passaggio interno sorretto da alcuni architravi. La soglia, alta circa 1,90m. e larga alla base 1,40m., è sovrastata da un primo architrave, lungo circa 2m. ed alto 0,40m. Il corridoio è lungo circa 4m. e presenta un calpestio in terriccio intervallato da qualche pietra all'ingresso ed un cumulo di massi alla fine, terminando con tre gradini che conducono al pozzo. Il fondo del pozzo, completamente asciutto, si trova circa 1,30 più in basso rispetto al piano del corridoio e presenta un diametro irregolare di circa 1,50m. E' possibile osservare il pozzo anche dall'alto della collinetta, in quanto non presenta alcuna copertura. Su alcune mappe, tale sito è ancora segnalato come nuraghe ma, come facilmente si evince visitandolo, si tratta di una sorgente sacra risalente all'età del ferro, ove si svolgevano i rituali di fertilità legati al culto della dea madre.

Fino a qualche tempo fa il sito giaceva in completo stato di abbandono e non sempre si riusciva ad identificarne l'esatta ubicazione. Ma, nel 2015, alcuni studenti della Scuola Civica d'Arte Contemporanea di Iglesias, intrapresero la lodevole iniziativa di estirpare le erbacce che nascondevano l'area nuragica e posizionarono alcuni cartelli che, partendo dalla provinciale 84, conducono in questo luogo. Dopo la visita, ci raduniamo sul sentiero alla base della collinetta e, al riparo del maestrale, consumiamo un pranzo a sacco. Il tempo sta cambiando ed i raggi del sole sono spesso velati dalle nuvole. Decidiamo, quindi, di rimetterci in marcia, orientando il nostro cammino verso sud-est. Dopo qualche decina di metri si presenta l'opportunità di metter alla prova la nostra abilità fisica. Infatti, per procedere dobbiamo scavalcare le grate in ferro di un cancelletto che chiude una recinzione metallica. E' fantastico come le cose più semplici risultino ancora le più divertenti! A turno, piccini ed adulti, bardati con giubbotti e zaino al seguito, oltrepassano atleticamente l'ostacolo, tempestati di foto come divi. Pian piano entriamo nel bosco di sugherete, attraversando passaggi in cui la rigogliosa vegetazione crea gallerie ed angoli incantevoli.

Mentre camminiamo, Riccardo richiama la nostra attenzione per farci notare, ai bordi della mulattiera, alcune scanalature sulle rocce lasciate dalle ruote dei carri che anticamente solcavano queste vie. Poi, cominciamo a discendere uno stretto dislivello che attraversa il bosco giungendo, alla distanza di 800m. dal pozzo sacro, alla Grande Quercia. Si tratta di un magnifico albero disposto tra il ciglio del sentiero ed un breve scoscendimento, dotato di grandi rami protesi verso il cielo. Quel che ai nostri occhi risulta subito evidente è il grande tronco, così grosso che per cingerlo son necessari tutti i bambini. Ammirar tale spettacolo crea tenerezza che, poco dopo, si trasforma in divertimento quando, al posto dei bimbi, si crea un giocoso girotondo di ragazze che tentano di avvinghiare l'albero. Allora, è proprio vero ciò che nell'aria si canzona! Si narra di una magica energia che l'albero infonde ogni volta che viene abbracciato da uno speleo. Dietro ogni favola c'è sempre una po' di realtà, infatti gli alberi, come insegna la filosofia orientale, non solo trasformano l'anidride carbonica in ossigeno, ma riescono anche ad assorbire la negatività e tramutarla in energia positiva.

Questo assioma è ormai da tempo accreditato anche dalla medicina occidentale (balneo-climatoterapia), che prescrive salutari passeggiate nei boschi per curare stress, nervosismo, insonnia, ipertensione, oltre a bronchite ed asma. Ma tu, pensala come preferisci! Fatto sta che l'entusiasmo procreato sembrerebbe pure contagioso, perché tutti riprendiamo la via col buonumore, carichi di rigenerata positività. Dopo circa 500m. il sentiero sfocia in uno sterrato più largo che percorriamo agevolmente per altri 2Km., fino a ritornare alle auto. Prima di rientrar alle nostre case, è doveroso ringraziare ancora Gigi, per averci offerto l'opportunità di fare una bella escursione tra alcuni dei suoi luoghi favoriti.