Voragine del Vento




Questa mattina è in programma l’esplorazione alla Voragine del Vento. Al consueto appuntamento delle 8:30 ci presentiamo in undici: Francesco B, Tonella, Guido, Carlo T., Vittorio, Carlo P., Stefano R., Tore, Riccardo, Alessio ed io. Alle 9:00 partiamo dalla nostra sede C.I.S.S.A. e dopo dieci minuti d’auto arriviamo alla fattoria del sig. Salemi, in loc. Palmeri, che cortesemente ci concede il permesso di poter attraversare il proprio terreno. Dopo altri 800m. d’auto raggiungiamo una radura, vicino ad un fabbricato della fattoria, dove parcheggiamo le auto. Quindi indossiamo tuta ed imbrago e, caricati zaini e tubolari in spalla, alle 9:45 cominciamo il trekking di avvicinamento alla grotta. Il cielo è soleggiato e la temperatura è di 13° (anche se tra un po avvertiremo l’aria più fresca in quanto sta montando il maestrale). Procediamo per altri 800m. in direzione nord-est, lungo un sentiero pietroso che si incanala in una gola, passando per un breve tratto sul fianco di una ripida parete rocciosa. Man mano che saliamo di quota il percorso diventa più ripido, mettendo alla prova il nostro fiato.

Nel frattempo la mia fotocamera ha smesso di funzionare ma, senza perdemi d’animo, continuo a documentare la nostra uscita scattando foto col telefonino. Raggiunta la quota di 520m.slm. troviamo una cengia da cui si può ammirare la città di Iglesias da una bella prospettiva aerea. Percorriamo questa comoda via, che volge in direzione sud-sudest, per altri 190m. Poi, orientandoci a vista con alcuni spuntoni rocciosi, proseguiamo verso nord-nordest risalendo di quota per 200m. senza seguire più alcuna pista. Dopo aver scavalcato alcune rocce ed attraversato un tratto di vegetazione arborea, giungiamo sulla conformazione rocciosa che sovrasta la voragine (660m.slm). Qualche metro più avanti, su un livello inferiore rispetto alle rocce, è presente un piccolo spazio tra gli arbusti dove sistemiamo gli zaini e troviamo parzialmente riparo dal vento. Ci mettiamo subito all’opera: alcuni compagni liberano i margini del pozzo da pietre, rovi e rami, mentre altri filano una corda per predisporre un corrimano, assicurandolo ad alcuni tronchi d’albero.

L’area della voragine presenta un’apertura non uniforme di circa 5mq.; pertanto, dopo un’attenta analisi del sito, considerando la conformazione del terreno ed i dislivelli più o meno accentuati dell’ingresso, si identificano i primi punti da armare. Alle 11:00 Carlo T. e Vittorio C., oggi preposti all’armo, si preparano a percorrere una discenderia di circa 2,5m. che conduce alla parete, per predisporre in calata due corde parallele. Ma prima che tutto abbia inizio, Tore porta fuori dal suo zaino un thermos con caffè caldo… ed in questi frangenti è d’obbligo fermarsi per sorseggiarne almeno un goccio! La grotta offre due distinti ingressi, entrambi orientati a nord-ovest, che vertono su un unico pozzo. Carlo si accinge ad armare l’apertura posta più in alto, mentre Vittorio prosegue sul piano inclinato, accedendo in grotta circa 2m. più in basso da una fenditura più agevole. Francesco B., che con discrezione supervisiona, consiglia di spostare una corda del primo ingresso su un secondo anello, per consentirle di scendere liberamente senza correre al contatto con la roccia. Pian piano i due compagni procedono ad armare con meticolosità, creando frazionamenti e svolgendo progressivamente metri di corda.

Alle 12:00 udiamo la “libera” dei due amici, pertanto si preparano a scendere Francesco B. insieme a Stefano R. che inaugura la sua prima esplorazione in grotta, cimentandosi con gli attrezzi utilizzati finora solo durante le esercitazioni nella palestra della sede. Il mio turno arriva alle 12:30. Seguirò lo stesso percorso fatto da Vittorio, mentre Carlo P. (che si cala insieme a me), accederà in grotta dall’ingresso armato da Carlo T. Oltrepassata la spaccatura iniziale, raggiungo un terrazzino di circa 1mq. che volge direttamente sul pozzo. Qui attendo che Carlo P., che si sta calando dall’alto, passi accanto a me per raggiungere il proprio frazionamento posto circa 1,5m. più in basso. Poi, entrambi attendiamo immobili per diversi minuti, in modo da evitare l’eventuale caduta di pietrisco, dando modo a Vittorio e Carlo T. di armare in sicurezza. Francesco B., che si trova circa 5m. sotto di me, nota che la corda tende a strisciare sulla roccia e servirebbe una sorta di fettuccia per spostarla dalla parete. Nell’anello di servizio del mio imbrago ho un cordino in kevlar che potrebbe servire al nostro caso.

Quindi lascio il terrazzino e mi calo fino al primo frazionamento libero, in modo da accorciare le distanze tra me e Francesco. Poi aggancio un moschettone sul quale ho legato il cordino alla corda che scende oltre il frazionamento, facendolo scivolare fino a Francesco che, quindi, lega un capo del cordino alla roccia affinché la corda risulti distante dalla parete. Stefano e Francesco riprendono la discesa e, dopo la loro libera, posso continuare la calata. Questo tratto di pozzo (lungo circa 3m.), ha spazio sufficiente al passaggio di una persona per volta; poi il diametro si allarga presentando pareti asciutte e poco concrezionate. Dopo 20m. di calata, quando mi trovo a circa 5m. dalla base del pozzo, trovo un’ampia spaccatura laterale che volge direttamente su un pozzo parallelo. La calata prosegue nella nuova direzione per ulteriori 15m., presentando pareti che diventano sempre più umide, ma ancora scarsamente concrezionate. Anche in questa calata, giunto a circa 4m. dalla base del pozzo, trovo una nuova deviazione laterale che conduce su un altro pozzo. Sull’ apertura che divide i due pozzi è presente un gradino longitudinale (lungo circa 2m. e largo 20cm.), dove è possibile sostare in piedi.

In questo punto i compagni hanno predisposto due frazionamenti (uno per corda): il primo è possibile superarlo stando comodamente sul gradino citato, mentre il secondo risulta più esposto in parete e si deve operare sospesi. Discendo i 18m. di pozzo raggiungendo la base dove trovo Francesco e Stefano che per proseguire attendono la libera di Vittorio. Da questa base, ampia circa 3m.x2m., si prosegue qualche metro su un piano leggermente inclinato che, scostandosi dal collo del pozzo, effettua una curvatura terminando su un salto di circa 4m. Nel frattempo è arrivato anche Carlo P. e, mentre attendiamo di proseguire, notiamo sul terreno alcune ossa di animale. Il successivo frazionamento è posizionato direttamente in parete, pertanto è necessario utilizzare la maniglia per percorrere un breve tratto di traverso. Quando raggiungo la base del nuovo pozzo, atterro direttamente su un breve piano inclinato che termina in una strettoia da percorrere lasciandosi scivolare sulla schiena.

Mentre nella parte più alta del piano, salendo un gradone roccioso, è presente una nicchia dove possono sostare sedute una o due persone. Dopo la strettoia è stato predisposto un altro frazionamento che consente di proseguire lungo una ripida discesa per circa 3m. Si atterra sopra una camera alla quale si accede da una spaccatura posta su uno strato roccioso non tanto spesso, poco più consistente di un falsopiano. All’interno di quest’ultimo piccolo ambiente stanno esplorando ancora Carlo T., Vittorio e Francesco. Qui la grotta risulta attiva ed il calpestio fangoso. Mentre sta sopraggiungendo Tore, chiediamo a Tonella, Riccardo, Guido ed Alessio di fermarsi perché lo spazio non è sufficiente per tutti. Quindi, io, Carlo P. e Stefano cominciamo a risalire fino all’ambiente prima della strettoia dove stanno sostando i compagni in attesa di proseguire la discesa. Poi, riprendiamo a salire fino alla base del pozzo (dove abbiamo rinvenuto le ossa). Qui trovo anche Riccardo ed insieme attendiamo che risalga qualche altro compagno. Nel frattempo Stefano e Carlo P. stanno continuando a risalire. Da questo punto affronteremo una risalita di circa 70m. (compresi i frazionamenti), che ci porterà fuori dalla grotta. Gli ultimi a risalire sono Guido ed Alessio che si occupano di disarmare e recuperare le corde. Alle 16:00 siamo tutti fuori dalla grotta.