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Pozzo del Pannello (marzo 2017)
Blog di Francesco Manca - Pubblicato dal CISSA Aps Iglesias il 05/03/2017
Oggi Francesco B. ha organizzato un uscita C.I.S.S.A. al Pozzo del Pannello (l’ultima volta che visitammo il sito fu nel dicembre 2015). La giornata è soleggiata, con lieve brezza e temperatura di 11°. All’appello ci presentiamo in undici: Francesco B., Guido T., Adriano Ur., Adriano Us., Carlo T., Giorgio C., Betty P., Carlo P., Alessia, Alessio ed io. Contando sulla consueta disponibilità di Carlo P., carichiamo zaini e tubolari con l’attrezzatura speleo sul cassone del suo pick up e ci avviamo verso il litorale di Nebida. Raggiunto il bivio per il porto di Buggerru, svoltiamo a destra ed imbocchiamo una stradina panoramica che risale la montagna per 4,5 Km., fino a giungere nei pressi di una struttura (probabilmente il magazzino attrezzi della vecchia cava). Parcheggiate le auto iniziamo la vestizione di tuta ed imbrago. Quindi, zaini in spalla, cominciamo l’avvicinamento dirigendoci a sud-ovest verso Punta Perdosa (485 m. slm). Per raggiungere la grotta è necessario scavalcare due colline percorrendo a fiuto improvvisati sentieri che includono salti sulle rocce e strisciamento tra gli arbusti.
La distanza che dovremo percorrere, calcolata in linea d’aria, è poco più di 1Km. Circa a metà strada, in cima alla seconda collina, raggiungiamo una stele segnaletica dalla quale possiamo chiaramente osservare sul monte fronte a noi il grande pannello (da cui la grotta prende il nome). Da quassù il panorama è straordinariamente bello! La vista spazia dalle caratteristiche vette dell’ Arcuentu al promontorio di Capo Frasca, dalla punta di Capo Pecora alla lunga spiaggia di Portixeddu lambita da lunghe onde schiumeggianti. Riprendiamo il cammino dirigendoci ad ovest, verso una seconda pietra segnaletica, e discendiamo lungo la cresta fino a riprendere la salita del versante dov’è ubicato il pannello. Poche decine di metri oltre transitiamo vicino ad un’ampia fenditura sul terreno (un probabile ingresso alternativo alla grotta che ci riserviamo di verificare). Dopo aver oltrepassato un terrapieno di forma circolare, contornato da pietre sovrapposte (forse fondamenta di una capanna nuragica), raggiungiamo una conformazione rocciosa ai piedi della quale è ubicato il pozzo. Ci troviamo ad un'altitudine di 480 m., circa 300m. nord-ovest dal pannello segnaletico.
La grotta è registrata al catasto speleologico regionale col n.2287SA/CI; ha uno sviluppo spaziale di 212m., una lunghezza di 97m. e presenza un dislivello negativo di 67m. L’accesso, mimetizzato dai cespugli, è costituito da un foro irregolare disposto quasi orizzontalmente sul terreno, con diametro di circa 1,5m., ed altre due feritoie poste poco più in basso che vertono sulla medesima volta. Giorgio C. ed Adriano Ur., giunti nel sito poco prima di me insieme ad Alessia ed Alessio, hanno già disposto un corrimano armato su alcune rocce poste a 6m. di distanza che arriva fino al ciglio. Ora stanno accedendo al pozzo per continuare ad armarlo, in modo da disporre in calata due corde parallele. In una delle due corde è stato fatto un nodo di giunzione, così da far provare il “salto del nodo” a coloro che desiderano cimentarsi realmente in tale pratica e non provarlo unicamente durante le esercitazioni in palestra. Personalmente scelgo la corda col salto del nodo e, dopo essermi allongiato al corrimano, mi calo nel pozzo dove trovo subito un primo frazionamento.
Posso eseguire le operazioni di cambio corda molto tranquillamente in quanto sono poggiato con i piedi sopra una roccia. Poi proseguo la discesa per circa 5m,. raggiungendo un secondo frazionamento. Qui attendo che mi raggiunga Adriano Us. che si sta calando in questo momento, in quanto il collo dell’imboccatura del pozzo è transitabile da una persona per volta. Anche in questo punto trovo delle lievi spaccature dove posso poggiare i piedi. Contrariamente, Adriano Us. nel suo frazionamento ha i piedi sospesi sul vuoto e per trovare stabilità deve far perno sulla parete divaricando leggermente le ginocchia. Dopo la libera di Adriano Ur., proseguo la calata su un unica campata di 27m., trovando il nodo di giunzione a circa 5m. dal suolo.
Quindi, memore delle lezioni di Francesco B. e dei preziosi consigli di Carlo T., mi preparo ad eseguire nella corretta sequenza le operazioni per il salto del nodo:
- mi calo col discensore fino ad andare in battuta sul nodo;
- mi allongio con la longe corta all’asola che fuoriesce dal nodo;
- monto la maniglia circa 20cm. sopra il discensore;
- aiutandomi col pedale, mi sollevo per montare il croll tra la maniglia ed il discensore;
- ora, essendo assicurato sulla corda da longe, croll e maniglia, posso smontare il discensore e lo rimonto sulla nuova corda sotto il nodo;
- recupero la corda del discensore in modo da posizionarlo vicinissimo al nodo (questo serve perché quando sarò sotto il nodo devo poter arrivare a recuperare la maniglia);
- blocco il discensore sulla corda facendo prima mezza chiave, poi chiave completa;
- restando in tiro prima sulla maniglia, poi sul croll, col dito premo alternativamente su entrambi i cricchetti in modo che i due attrezzi scendano il più vicino possibile al nodo;
- ora posso sganciare il croll e, tenendomi alla maniglia, mi metto in carico sul discensore;
- quindi, sollevo il braccio oltre il nodo e smonto la maniglia;
- infine, mi slongio dal nodo, tolgo la chiave dal discensore e riprendo la discesa.
La calata prosegue fino a raggiungere un breve terrazzino oltre il quale il pozzo scende ancora di qualche metro. Poi, aiutandomi con la corda risalgo alcune rocce trovando una cengia contornata da stalattiti dov’è stato disposto un corrimano. Il posto è veramente magico, con tante colonne che si ergono fino alla meravigliosa volta. Nel frattempo Giorgio sta ultimano di disporre una corda lungo un salto di circa 6m. che conduce al centro dell’enorme salone. Pian piano iniziamo a calarci raggiungendo un ampio piano inclinato che conduce ad alcune magnifiche colonne bianche. Giorgio è sceso ancora più in basso, lasciando a disposizione un cordino per raggiungere un nuovo ambiente. Lo seguo anch’io con Adriano Us., accedendo ad un corridoio disposto longitudinalmente alla sala, dove il calpestio è formato da diversi spezzoni sovrapposti di stalattiti franate dall’alto. Sulla volta sono presenti alcuni massi rimasti incastrati tra le pareti. Il corridoio prosegue una ventina di metri e termina incanalandosi a tunnel in una franata di macigni rocciosi. Mi addentro in quest’area insieme a Carlo P., alla ricerca di un proseguo verso sale più ampie.
Restiamo affascinati nell’osservare alcuni piani rocciosi tempestati da minuscoli rametti di stalagmiti ed alcune stalattiti eccentriche, che si avviticchiano in ogni direzione senza osservare alcuna legge di gravità. Gli spazi per proseguire risultano sempre più angusti ed i passaggi alquanto acrobatici. Pertanto, non avendo con noi alcuna corda, torniamo al salone principale. Quindi decido di esplorare un altro ambiente che si dirama dalla sala, volgendo in salita su una franata di rocce e stalagmiti. L’area termina su un ampio tunnel che risale con una pendenza più accentuata. Mentre sto uscendo da tale ambiente rilevo una grande colonna che, spezzandosi circa a metà altezza, si è incuneata su se stessa e poggia la parte alta sulla parete. Avverto i compagni che transitano più in basso del seppur statico pericolo, poi esco da questa sala. Nel frattempo, Giorgio e Carlo P. stanno individuando la provenienza di una forte corrente d’aria per trovare un percorso che conduca ad altra uscita. Raggiungo Betty ed Adriano Us. e m’intrattengo con loro a contemplare lo splendore della grotta, immortalando alcuni suggestivi angoli con qualche scatto fotografico.
Poi, morsi da un leggero languorino, decidiamo di risalire alla cengia dove abbiam lasciato i tubolari con i viveri. Mentre ci spostiamo, s’illumina all’improvviso il candido velo di una splendida stalagmite, alta circa 3m., che ammaliandoci ci attira verso lei. Mentre mi avvicino ad ammirarla ho l’opportunità di osservare il salone da una nuova prospettiva. Ciò mi permette di analizzare meglio la conformazione del calpestio, incluse insidie e probabili appigli, stimando che la pendenza fino alla cengia non è particolarmente accentuata. Quindi decido con Betty di affrontare la risalita in libera. Il percorso risulta meravigliosamente avvincente, in quanto ci consente di transitare accanto a stalagmiti d’ogni foggia. Inoltre, mentre risaliamo la volta risulta sempre più vicina, trapelando concrezioni che altrimenti non avremmo potuto apprezzare. Raggiunta la cengia troviamo i compagni impegnati in diverse attività. Adriano Ur. si sta divertendo a saltare e risaltare il nodo sulla corda. Mentre Giorgio, ricalcando i nostri passi, si appresta a risalire in libera.
Finalmente ritrovo anche Guido che è sceso in grotta per ultimo insieme ad Alessia ed ora è si adopera in una delle più amate attività degli speleo: mangiare! Ma non sarà il solo, perché raggiunti gli zaini, gli faremo debita compagnia sgranocchiando il cibo che abbiam sceso fin quaggiù. Poi, con tranquillità ci organizziamo per lasciare la grotta. Adriano Ur. e Giorgio sono i primi a risalire in superficie, seguiti subito dopo da Carlo P. e Betty. Durante l’attesa Francesco B. scende gli ultimi metri del pozzo raggiungendo un ambiente che raccoglie tutto ciò che può precipitare dal foro d’ingresso (tra le diverse cose, anche pezzi di plastica). Poi risale sul piccolo pianoro roccioso alla base del collo del pozzo (punto di partenza per la risalita), dove sosto anch’io, insieme a Carlo T. ed Adriano Us. Da qui elabora una fantastica panoramica fotografica a 360°, mettendo in risalto le caratteristiche di questo ambiente. Appena Carlo P. da la libera comincio a risalire con Adriano Us., seguito subito dopo da Alessio.
Giustamente scelgo la corda col salto del nodo da effettuare in risalita:
- risalgo con la maniglia fino al nodo, lasciando giusto un piccolo spazio per poterla sganciare
- mi allongio con la longe corta all’asola del nodo;
- sgancio la maniglia e la monto oltre il nodo;
- sgancio il croll e, sollevandomi col pedale, lo monto sotto la maniglia;
- ora posso slongiarmi e proseguire la risalita fino a raggiungere l’uscita del pozzo.
Pian piano risalgono tutti i compagni. Carlo e Francesco restano ultimi per disarmare. Concludiamo la serata nel piazzale erboso dove abbiamo lasciato le auto, seduti intorno al fuoco a mangiare gamberetti fritti con pane carasau, formaggio e vino.