Cuccuru Tiria (stage speleo 2019)


Lo scorso giovedì 10 ottobre, nella sede CISSA sita presso la Foresteria di Monteponi, è incominciato uno stage speleologico che avvicinerà nuovi amici alla pratica di questa avvincente disciplina. Il corso, organizzato dal nostro gruppo CISSA, contempla un percorso propedeutico di otto incontri che alternano lezioni teoriche ad escursioni didattiche nelle grotte dell'iglesiente. La prima lezione, spiegata eccellentemente dal nostro presidente Francesco Ballocco, aveva come tema il carsismo e la speleogenesi carsica. Dopo aver proiettato un videodocumentario d'introduzione alla speleologia, realizzato da Vittorio Chessa, Francesco B. ha illustrato l'origine delle grotte con l'ausilio di alcune slide, soffermandosi in particolare sulle caratteristiche geomorfologiche del nostro territorio. Prima di congedarci, in previsione della prossima uscita in grotta, Francesco suggerisce cosa portare e non portare, come vestirsi e cosa evitare:

"Riguardo all'abbigliamento, in assenza di tuta speleo, l'ideale è indossare una tuta da meccanico a pezzo intero, una bandana e vecchi scarponi, o stivali. I guanti sono consigliabili se a dita intere. E' consigliabile uno zainetto per portarsi un po' d'acqua e qualcosa da mangiare durante le pause. La macchina fotografica si può portare ma è a rischio, in quanto l'argilla finissima può impolverarla, l'umidità guastarla ed il percorso tortuoso l'espone ad urti. Sconsigliati anelli, bracciali, unghia lunghe, capelli lunghi sciolti, orologi e gioielli. E' vietato toccare le concrezioni, così com'è vietato portare via qualsiasi cosa, anche se si tratta di piccoli pezzi già rotti, caduti o staccati. L'obiettivo è visitare, ammirare e divertirsi senza lasciare traccia della nostra presenza". Oggi, domenica 13 ottobre, faremo la prima escursione dello stage alla grotta Cuccuru Tiria. I nuovi compagni che partecipano a questa uscita sono: Roberto M., Andrea L., Elena S., Fabrizio P., Michela S, Maria Laura Z., Daniela D., Vladimiro I., Catia S. e Daniele L.

Ad accompagnarli in questa istruttiva avventura saremo in sette: Francesco B., Betty, Tore, Guido, Aurora, Alberto e Francesco M. Considerando che questa mattina la grotta scelta ospiterà anche i corsisti del gruppo speleo G.Spano e che troveremo gli spazi contigui al sito già occupati dalle macchine dei cagliaritani, decidiamo di lasciare le nostre auto a Gutturu Xeu. Raggiungiamo l'area limitrofa alla grotta percorrendo con disinvoltura un breve single track di circa 1km., tra arbusti e rovi che popolano il greto di un torrente, sbucando proprio fronte al Roccione di Cuccuru Tiria. Dopo la foto di rito che ritrae tutti belli, brillanti e riposati, i dieci baldi giovini sfilano ordinati nel breve tratto che conduce al sito. Par quasi una scolaresca! Ciascuno con la propria divisa linda e stirata, l'immacolato zainetto in spalla e stivali nuovi, in certi casi luccicanti! ...ti vien quasi da piangere al ricordo di quella tuta appena comprata, col profumo di pulito, dove riuscivi perfino a distinguere il colore. 

L'allegra brigata è scortata da sette impolverati individui che, procedendo in ordine sparso, hanno sul viso quel sornione sorriso che allude: "questi nuovi non sanno ciò che gli attende!". Raggiunto il classico ingresso a sepolcro che identifica l'accesso più conosciuto di Cuccuru Tiria, Francesco B. definisce l'ordine d'entrata facendo seguire ogni accompagnatore da tre nuovi compagni. Nei nuovi volti traspare palesemente una forte emozione ed è tangibile la giusta carica adrenalinica di chi s'accinge per la prima volta a tastar siffatte vive esperienze. Pian piano, uno per volta, eccoli entrare. Hanno tutti la stessa felicità d'un bimbo che sta per realizzare un desiderio. Dopo i primi cunicoli percorsi a carponi ci ritroviamo in una sala ove l'unica soglia per proseguire è costituita da un'angusta spaccatura posta al centro del calpestio. Tale fessura s'incanala sotto il sovrastante pavimento ed è disposta qualche metro in leggera pendenza, consentendo il transito unicamente distesi al suolo. 

Ciò induce a provar nuove sensazioni e testare per qualche istante il proprio livello claustrofobico. Un'alienazione mentale temporanea potrebbe esser rappresentata dall'immaginare ragni, o insetti vari, che scivolano in faccia (timor di certuni che l'hanno confidato); ma son tutte paranoie che non hanno significato d'esistere, perché son tali animaletti che temono noi. E' sufficiente un bel respiro, fermarsi, pensare e agire ed ogni fervida immaginazione può svanire. Oltretutto, in grotta ci focalizziamo proprio nel ricercar tali animaletti che, nella loro fragilità, sono bellissimi. Un modo per varcar l'ostacolo, conoscendo già l'ambiente, è introdursi con mani e testa nella fessura e strisciare fino alla sala inferiore. Però, quando si esplorano sconosciute cavità, vien consigliato d'entrare prima con le gambe e tastare con i piedi l'oscuro ambiente alla ricerca d'eventuali ostacoli, avendo sempre mani poggiate su solidi appigli e braccia libere. Ma, in questo specifico caso, sappiamo già che non si celano insidie ed i compagni possono scivolar dentro a loro libera discrezione.

Dopo aver percorso un nuovo tratto con soffitto basso, giungiamo nella saletta che funge da anticamera ad una più ampia sala interessata da una breve scarpata che chiude con un saltino. Tale sala, però, è ancora occupata dai ragazzi cagliaritani che stanno ultimando le discese. Durante l'attesa approfittiamo per sgranocchiare qualcosa e bere un po' d'acqua. Poi, Tore propone di spegnere ogni luce per far provare, a coloro che non l'hanno mai sperimentata, la sensazione del buio assoluto. Tornati operativi, Francesco B., Guido ed Alberto srotolano una scaletta lungo la scarpata, includendo anche il salto finale di circa 4m. Quindi allestiscono un sistema con corda e moschettoni che agganciano a ciascun compagno precedentemente imbragato, in modo da assisterlo con sicurezza nella calata. Con tali precauzioni i nuovi amici raggiungono con tranquillità la sala inferiore.

Ricompattato il gruppo, Francesco coglie l'occasione per una breve lezione, spiegando le cause dei fenomeni di crollo ed evidenziando sulle rocce i diversi livelli raggiunti in passato dall'acqua. Per evitare di incrociare il gruppo cagliaritano e, quindi, rischiare d'allungare ulteriormente i tempi di permanenza in grotta, decidiamo di dirigerci verso la grotta Sesta di Corongiu de Mari. In effetti siamo dentro un'enorme cavità carsica che congloba e collega tra loro diverse grotte (Cuccuru Tiria, Torpado, grotta del Lago e grotta Sesta di Corongiu de Mari), con uno sviluppo complessivo che raggiunge circa 5,3 Km. Riprendiamo a transitare all'interno di alcuni cunicoli e percorrere strette diaclasi fino a giungere in un salone che raggiunge grandi altezze. Da qui si dispiega un erta salita ove, per maggior precauzione, decidiamo di disporre una corda che ci sostenga nei tratti più scivolosi ed esposti. Nel frattempo, i compagni si soffermano ad ammirare le diverse concrezioni che coronano la volta. 

Dopo aver disposto il corrimano, affrontiamo la salita che termina innanzi ad una larga stalagmite. Poi, volgendo a sinistra, percorriamo qualche metro di cengia fino a trovare una breve salita che conduce al nuovo ramo. In quest'area rileviamo alcuni ragni e diversi geotritoni. Guidati da Tore e Guido, i nuovi compagni s'introducono nella stretta spaccatura orizzontale che conduce ai laghetti. Poco dopo li raggiungo anch'io insieme ad Aurora, trovando tutti felici e soddisfatti. Anche questo particolare passaggio costituisce un'ulteriore prova che ognuno ha saputo mentalmente e fisicamente superare. Lasciata la grotta Sesta di Corongiu de Mari, decidiamo di raggiungere la sala pompe dell'acquedotto sotterraneo, ove scorre il fiume con una portata di 15 litri al secondo. Dopo cinque ore d'esplorazione i compagni cominciamo a dar qualche segno di stanchezza. Ormai la bella escursione sta giungendo al termine ed iniziamo a percorrere a ritroso la via verso l'uscita. 

Nel prato erboso che circonda la grotta stamane siam giunti quasi da sconosciuti ed ora ci ritroviamo amichevolmente abbracciati, desiderosi di coronar quest'esperienza posando di nuovo per meritata foto di gruppo, con volti stanchi ma sorridenti e le tute, ormai, visibilmente battezzate. Vista l'ora, le 16:00 passate, abbiam ragione di sentire un certo languorino che fa apparir quel chilometro che ci separa da Gutturu Xeu tutto asfaltato ed in discesa. Grigliata e vino ormai ci chiamano, tant'è che nell'ultimo tratto di strada alcune persone, accelerando il passo, mi hanno pure superato! 

Quando arriviamo nel luogo ove soliam comunemente banchettare siam felicissimi di trovare Riccardo che attizza il fuoco e sistema la graticola sulla brace. Poco distante da lui entriamo in clima gioviale e familiare, con Antonella, Alessia, Martina ed Alessandra che suonano festosamente chitarra e flauto. Tutti noi ci mettiamo subito all'opera. Alcuni cominciano ad arrostire, altri porgono bicchieri di vino, altri ancora affettano formaggio e salsiccia. Non manca neppure la mitica salsa al peperoncino piccante offerta generosamente da Francesco B. E' più che meritato un brindisi al CISSA che riesce sempre ad accogliere tutti nella sua grande famiglia.