Pozzo del Pannello


L’appuntamento con il gruppo è fissato alle 8:00 ad Iglesias presso la sede del C.I.S.S.A. Il cielo è poco nuvoloso e la temperatura di 18°, buone condizioni meteo per un escursione! In totale, me compreso, siamo dodici: Francesco, Betty, Guido, Roberto, Nicola, Bea, Vittorio, Margherita, Adriano, Graziella ed Edoardo. Euforici già dalla partenza, procediamo con le auto in colonna lungo la strada panoramica che costeggia i suggestivi faraglioni di Nebida, fino a raggiungere Masua con la vista del maestoso promontorio di Pan di Zucchero.

Dopo il bivio di Acquaresi percorriamo una serie di tornanti inoltrandoci in una sempre più folta vegetazione fino a Cala Domestica. Sovente, in questa stagione, è facile incrociare gruppi di cacciatori per la battuta al cinghiale. Raggiunto il bivio per il porto di Buggerru svoltiamo a destra ed imbocchiamo una stradina panoramica che risale la montagna per 4,5 Km. fino a giungere nei pressi di una struttura, sicuramente adibita a ripostiglio attrezzi di una cava. Parcheggiate le auto iniziamo la vestizione di tuta, imbrago, caschi e luci. Poi, zaini in spalla, iniziamo il trekking verso sud-ovest in direzione Punta Perdosa (485 m. slm). Seguendo Francesco B. e Guido T., che asseriscono di ben conoscere la strada, percorriamo improvvisati sentieri creati dall’acqua piovana, scavalcando rocce ed arbusti, nonché affrontando impervi pendii fino a giungere presso una pietra segnaletica posta in cima ad una collina. Siamo poco più che a metà strada. Sulla collina fronte a noi si nota bene il grande pannello segnaletico (da cui la grotta prende il nome).

Per raggiungere celermente il sito cerchiamo tutti di tenere una camminata sostenuta, fuorché le ragazze che per meglio ammirare il panorama effettuano qualche “sosta tattica”. Ma, nonostante la fatica, siamo tutti molto allegri e sereni. Piuttosto, con tutto questo movimento inizio ad aver caldo, anche perché su saggio consiglio di Guido mi son portato la giacca a vento e per aver le mani libere l’ho addirittura indossata! Quindi decido anch’io di far una sosta tattica, perché il panorama da qui è veramente magnifico! La vista spazia dalle vette dei monti di Guspini al promontorio di Capo Frasca, dalla punta di Capo Pecora alla lunga spiaggia di Portixeddu ove oggi il mare è calmissimo. Dopo aver disceso una breve vallata, ci apprestiamo a risalire un sentiero dove in cima è ubicato il pannello. Circa 300m. a nord-ovest dal pannello, ad un altitudine di 480 m. slm, Guido scorge alcune rocce che aveva preso come riferimento per trovare il punto d’ingresso della grotta.

La distanza coperta camminando a piedi (calcolata in linea d’aria), dal parcheggio fino all’ingresso del pozzo, risulta poco più di 1km. La grotta è registrata nel Catasto Speleologico Regionale al n. 2287 SA/CI; ha uno sviluppo spaziale di 212m., una lunghezza di 97m. e presenza un dislivello negativo di 67m. L’accesso non è facilmente identificabile, in quanto è mimetizzato dai cespugli. E’ costituito da un foro irregolare, disposto quasi orizzontalmente sul terreno, con diametro di circa 1,5m., con altri due fori di dimensioni notevolmente inferiori poco distanti dal principale. Posati gli zaini e rifocillati con varie portate di liquirizie, cioccolati e biscotti, intorno alle 11:00 iniziamo ad organizzarci per la calata. Vittorio, con la supervisione di Francesco B., prepara un triplaggio iniziale. Le rocce ove sta predisponendo l'armo distano circa 6m. dal pozzo. Poi convoglia la corda su ciascuno dei tre anelli ed assicura tutto ad un moschettone centrale.

In tal modo crea un unico punto di giunzione che consente di distribuire un carico su tre distinti ancoraggi garantendo, in caso di rottura di un chiodo, la sicurezza di contenere tutta la forza sviluppata da un’eventuale caduta. Da evidenziare che anche se tra i tre ancoraggi c'è una distanza differente, il nodo si auto regola. Vittorio, a questo punto, lega la corda per la calata al moschettone del triplaggio con un nodo “guide con frizione”, conosciuto più comunemente come nodo ad 8. Poi dopo essersi posizionato sul ciglio del pozzo, predispone il discensore sulla corda ed inizia a calarsi per andare a creare un primo frazionamento (a circa 1,5m. dalla superficie). Appena Vittorio si sposta sulla corda oltre il primo frazionamento, Francesco B. si cala per dargli una mano, seguito con lo stesso schema da Adriano, Margherita, Guido e Nicola. Nel frattempo, con Graziella, Edoardo e Bea facciamo ripasso sull’utilizzo del discensore e della maniglia seguendo le spiegazioni di Betty e Roberto. Con la pratica le manovre diventano sempre più semplici, considerando anche che i vari esercizi con questi strumenti possiamo sempre eseguirli nella palestra della sede.

Oggi inauguro per la prima volta gli attrezzi acquistati da Carlo. Ho dovuto prendere in prestito solo l’imbrago perché il mio deve ancora arrivare. In particolare proverò il discensore single, che non è autobloccante come quelli del C.I.S.S.A. che ho fin ora utilizzato. La differenza sostanziale sta nel fatto che l’autobloccante ha in più una leva (lo stop) che consente di scendere solo se si preme, in caso contrario la corda non scorre. Dopo che la grotta è stata completamente armata, iniziamo pian piano a calarci dentro il pozzo. Io e Roberto siamo gli ultimi ad entrare. Mentre mi calo Roberto controlla la corretta esecuzione delle procedure, offrendomi all’occorrenza i giusti consigli. In particolare sottolinea l’importanza di far scorrere la corda sulla mano destra senza mai lasciarla, tenendola a debita distanza dal freno moschettone. Il varco d’ingresso è alquanto angusto, soprattutto se si entra indossando uno zainetto sulle spalle. Raggiunto il primo frazionamento posso comodamente allongiarmi in quanto riesco a poggiare i piedi sopra una roccia.

Dopo aver montato il discensore sulla nuova corda, prima di mettermi in tiro attendo la “libera”. Poi proseguo la discesa per circa 5m,. fino a raggiungere Betty che mi attende al secondo frazionamento. Ora i piedi son sospesi sul vuoto e per trovare equilibrio poggio le ginocchia leggermente divaricate sulla parete. Assistito da Betty, eseguo la chiave sul simple forse troppo velocemente e, per mia sicurezza, me la fa rifare con più calma. Con tranquillità mi da altri suggerimenti tra cui quello di non tener niente fuori dallo zaino, anche se ben assicurato, in quanto potrebbe sganciarsi e scivolare lungo il pozzo col pericolo di colpire qualche persona. Attendiamo qualche istante la “libera” della persona sotto di noi, poi sposto il discensore sulla nuova corda, dando a mia volta la “libera” a Roberto che attende sul frazionamento sopra il nostro. Dopo aver controllato che la corda sia libera e ben posizionata, proseguo la discesa insieme a Betty fino a raggiungere l’ultimo frazionamento.

Oltrepassato il frazionamento, procediamo qualche metro ancora con la parete fronte a noi. Poi, la calata prosegue nel vuoto per circa 27m. (l’intero pozzo è profondo circa 42m.), entrando direttamente all’interno di un vasto salone. Da questa prospettiva si apre uno scenario fantastico, un nuovo mondo, una nuova dimensione: sia il pavimento che la volta sono costellati da stalattiti e stalagmiti di diversa grandezza e colore. Ad attenderci alla base del pozzo c’è Guido che offre assistenza al nostro atterraggio. Mi allongio subito al corrimano che i ragazzi hanno precedentemente disposto lungo la parete. Poi, aiutandomi con la corda, mi arrampico sopra una roccia dove ritrovo gli amici scesi prima di me che attendono l’arrivo di tutto il gruppo per iniziare l’esplorazione. La grotta si estende in lunghezza per circa 150m., con un progressivo dislivello negativo di circa 28/30m. che si affronta a piedi senza particolari difficoltà. E’ impensabile arrivare fin qui senza una fotocamera, anche se la resa di una seppur ottima foto non potrà mai eguagliare le emozioni di un'esperienza diretta.

E’ veramente emozionante trovarsi di fronte a questo spettacolo della natura. Man mano che procediamo, con Graziella iniziamo a scattare foto, cercando quanto più di immortalare questi momenti. Mentre Francesco B., super organizzato con fotocamera e cavalletto, da regista inizia a disporci come attori su e giù, sotto e sopra, indicandoci i punti migliori su cui pennellare con le nostre luci durante i lunghi tempi di esposizione dello scatto fotografico. Margherita e Vittorio sono scelti come attori protagonisti, mentre gli altri si dividono tra figuranti e comparse. Il tutto è divertentissimo e durante le pose a stento riusciamo a trattenerci dal ridere. La grotta, nella parte inferiore, presenta altre diramazioni alcune facilmente transitabili. Sulla parte destra, dopo aver sceso alcuni blocchi di roccia, si prosegue in leggera salita raggiungendo altre due aperture. Quella disposta a destra, orientata verso il basso, la ispezionano Nicola e Roberto e spiegheranno che si prolunga per diversi metri, raggiungendo la parte inferiore della base del pozzo.

L’altra la ispezioniamo io e Vittorio è disposta frontalmente, ma dopo pochi metri non è più percorribile. Ritornando in fondo alla grotta, son presenti altre diramazioni sulla parte sinistra, alcune risalgono, mentre altre scendono verso il basso. Guido fa un giro di ricognizione cercando di ricordare se queste aree sono già state ispezionate. Io mi soffermo a fotografare alcune cascate di stalattiti ed un enorme stalagmite bianchissima che si trova quasi al centro della grotta. Poi, considerando che sono le 15:30 e siamo in dodici a dover risalire il pozzo, iniziamo ad avviarci verso le rocce alte. I primi a risalire sono Guido e Graziella, aiutati da Adriano che tiene la corda in basso, in modo che possa scorrere facilmente nel croll senza dover intervenire manualmente. Bea, per un disguido con Nicola, è scesa senza portare con se la maniglia. Pertanto, Guido appena giunto in superficie cala uno zaino con dentro la sua. Quindi risalgono Bea con Nicola, seguiti subito dopo da Adriano U. con Edoardo (questa volta è Roberto a tener ferma la corda in basso).

Nel frattempo mi preparo allongiandomi nel corrimano alla base del pozzo. Poi, dopo la “libera”, inizio a risalire in coppia con Roberto. Ma la nostra, più che una risalita controllata, è una gara sregolata! Da sotto siamo sostenuti ed incitati da Margherita, Vittorio, Betty e Francesco che scommettono su chi arriverà per primo. Giunti alle base delle prime rocce iniziamo a sentire un po' di stanchezza, rendendoci conto che siamo solo a metà strada dal primo frazionamento. Quindi, proseguiamo da bravi compagni senza più gareggiare come pazzi. Roberto mi controlla costantemente, dandomi consigli. Al penultimo frazionamento è stata calata solo una corda, pertanto è necessario salire uno per volta. Salgo io per primo ed uscito dal pozzo do la “libera” in modo tale che risalga anche Roberto. Gli ultimi a salire, dopo Margherita e Vittorio, sono Betty e Francesco che si occuperanno di disarmare la grotta, recuperando corde, moschettoni e placchette. In totale tra l’uscire tutti dalla grotta ed il disarmo sono trascorse due ore. Nel frattempo, Guido e Nicola per riscaldarci un po’ hanno acceso il fuoco. Sono quasi le 18:30, ormai il sole è tramontato, la temperatura si sta abbassando e sta scendendo l’umidità, ora capisco perché questa mattina Guido mi ha consigliato di portare il giubbotto! Restiamo ancora un po' a chiacchierare, sistemando corde ed attrezzi vari nelle sacche. Poi recuperiamo le forze ed accese le luci sui caschi affrontiamo il sentiero del rientro. Parte per primo Guido che, con zaino e corda in spalla, con passo veloce come un ragazzino ci apre la strada, seguito in fila indiana da tutti noi. Quindi prende le redini del gruppo Roberto che si inoltra su un sentiero portandoci fino ad una pietra segnaletica che, però, non è la stessa di questa mattina. Ciò significa che ci troviamo su un altra collina. Infine seguiamo Francesco B. che attraversando sentieri sconosciuti ci fa uscire sullo sterrato 300m. prima del parcheggio. La giornata termina simpaticamente mangiando gli ultimi dolcetti, qualche panino e un buon bicchiere di vino.