Trekking Bacu Maore, Cuile Salinas


Ieri pomeriggio io, Francesco B., Giorgio C. ed Adriano Ur. siamo partiti dalla sede del C.I.S.S.A. di Iglesias alla volta di Baunei. Dopo esser passati per Quartucciu (dove ci attendeva Vittorio), abbiamo raggiunto in serata il rifugio della Coop. Golorizè a Golgo. Sul posto avevamo appuntamento con Giuseppe (un amico di Baunei) ed una coppia di amici del CAI di Forlì: Pasquale e Donata. Ci organizziamo subito per montare le tende (io e Giorgio C. saremo ospitati in quella di Francesco B.). Accanto alla nostra tenda c’è anche quella rossa di Alberto e Giovanna (anche loro amici del CAI di Forlì, che arriveranno in serata insieme a Giorgio A.), montata con meticolosa premura da Pasquale e Donata. Dopo aver ultimato la sistemazione di zaini e sacchi a pelo, siamo andati tutti alla ricerca del punto migliore per telefonare casa, ma solo i più fortunati son riusciti a trovare campo! Sarà forse l’aria del posto ma l’appetito si è fatto sentire fin da subito. Finalmente verso le 21:00, con l’arrivo di Giorgio A., Giovanna ed Alberto, possiam celebrare il piacere della tavola con una cena tipica a base di antipasti di terra con 

prosciutto crudo locale, melanzane grigliate, funghi porcini e pezzi di pecorino; per poi gustare la tipica ricetta della pecora in cappotto servita con un bollito di patate, cipolle e carote, il tutto annaffiato con boccali di ottimo vino rosso. La giornata scandiva la sua ultima ora, ma prima della buonanotte, tra una chiacchiera e l’altra, c’è stato ancora il tempo di assaggiare dei morbidi amaretti, sorseggiando qualche bicchierino di mirto e, per i più temerari, abbardente! Questa mattina la simpatica sveglia con la suoneria del maialino di uno dei due soci è squillata alle 5:00. Ci alziamo solerti, quasi impazienti di intraprendere le attività prospettate. Alle 6:30 ci ritroviamo tutti seduti attorno ad un rustico tavolo, sul patio vicino al prato inglese, per far colazione con caffè, latte, thè, pane, cornetti, miele e marmellata. Ci raggiunge anche Giuseppe con un bustone di pane appena sfornato. Poi, zaini in spalla, ci avviamo verso le auto. Il programma della giornata prevede l’escursione alla terza tappa del Selvaggio Blu che da Portu Cuau termina alla spiaggia di Cala Goloritzè. La strada per 

raggiungere il punto più prossimo al sentiero che conduce al trekking non è facilmente transitabile in auto. Pertanto ci dividiamo su tre fuoristrada: io, Pasquale e Giovanna saliamo sul Vitara di Adriano, Giorgio C. e Francesco prendono posto sulla Jeep di Vittorio, mentre Alberto, Giovanna e Giorgio A., si accomodano sul Suzuki di Giuseppe. Alle 7:05 lasciamo il rifugio e dopo aver percorso 7km. sulla Bia Majore in direzione Baunei, svoltiamo a sinistra su uno sterrato indicato dalla freccia segnaletica per Punta Ginnirco. Oltrepassata la cisterna circolare di Genna Olidone, costeggiamo un tratto di Bacu Orrolossi, per poi iniziare a risalire verso il Cuile Despiggius. Oltrepassato il bivio che sulla destra conduce all’ovile, proseguiamo la salita attraversando le zone di Co’e Campu, Su Beffas e Pissu e Serra, raggiungendo quote fino a 760m. Nel frattempo, il sole nascente ci viene a salutare ed è fantastico ammirare lo spettacolo dei suoi raggi che dal mare filtrano tra macchia mediterranea,  lecci e carrubi, illuminando il nostro sentiero fino al punto in cui cominceremo l’escursione. Alle 7:40 

giungiamo in un piccolo spiazzo dov’è presente una pietra incisa con il nome dell’ovile "Coile Irbidossili", ubicato sulla radura circa 200m. a nord-ovest (non lo visitiamo in quanto non è contemplato nel nostro itinerario). Parcheggiate le auto, alle 7:48 cominciamo l’avvicinamento inoltrandoci sul sentiero che attraversa Bacu Maore fino a Portu Cuau, dove troveremo l’attacco per il Selvaggio Blu. Il percorso si presenta da subito affascinante, suggestivo e, come immaginato, non particolarmente semplice. Camminiamo immersi nella natura, percorrendo antiche mulattiere che costeggiano il greto calcareo, destreggiandoci su bianche pietraie che contrastano felicemente le innumerevoli tonalità di verde della vegetazione. Sovente, dopo ripide discese con intricati passaggi tra massi e grossi tronchi d’albero, raggiungiamo alcune aree pianeggianti, a volte erbose, che i carbonai di fine ’800 utilizzavano per caricare più agevolmente il materiale sui muli. Alcune piazzole si trovano ubicate in angusti corridoi con alte pareti e presentano dei muriccioli in pietra che, oltre a delineare una sorta d’ingresso, 

fungono da scudo contro eventuali franate e detriti trasportati dall’acqua che, sopratutto nel periodo invernale, può diventare particolarmente impetuosa. Gli amici del CAI son tutti equipaggiati con i bastoni da trekking e si destreggiano egregiamente anche in tale tipologia di terreno, forse per loro inconsueta. In verità, i bastoni spuntano anche dallo zaino di Francesco, che probabilmente preferisce rimandare il loro utilizzo in terreni meno accidentati, o con caratteristiche più adeguate. Siam quasi a metà percorso per Porto Cuau ed il trekking, sempre più impegnativo, ci costringe ad attingere al proprio beveraggio ed integrare sali minerali (abbiamo portato mediamente 2,5 litri d’acqua a persona). Ma siamo ben preparati e non c’è sfida che non si possa affrontare, soprattutto quella che porta a conoscerci meglio. Considerando la morfologia del sito, lungo il sentiero è presumibilmente fattibile riscontrare anche qualche fossile incastonato sulle miriadi pietre calcaree presenti. Oltrepassato circa metà del grande canale, osservando un declivio che verte alla nostra sinistra, possiamo ammirare un maestoso arco  di  

roccia che  domina  sul  territorio.  Il  panorama  è  degno dell’attributo “selvaggio”: qui si respira ancora aria antica e si calpestando lidi non consueti, dove anticamente i pastori migravano con le greggi. Restano testimoni vecchi cuili e recinti in ginepro, alcuni integri, altri meno, ma non per questo di minore importanza. Lungo il Bacu, quando dalla boscaglia si aprono spazi aperti, svettano alcuni imponenti monoliti calcarei, che con uno stelo apparentemente esile, sembra quasi sfidino le falesie che delineano la vallata. Pian piano il Grande Canale si apre, lasciando alle spalle le ripide falesie per offrirci spazi più pianeggianti, sempre ricchi di vegetazione, che volgono verso il mare. Dopo aver attraversato un boschetto di lecci, con alcune gallerie create da rami intrecciati, intercettiamo il sentiero del Selvaggio Blu. Procediamo oltre per qualche decina di metri fino a giungere alle 10:15 a Portu Cuau. Il tragitto percorso fin’ora è stato di 4,20 Km. con un dislivello di 623m., impiegando circa 150min. Portu Cuau, che tradotto dalla lingua sarda significa porto nascosto, è un’incantevole luogo difficilmente accessibile 

da terra. Le alte falesie che scendono a picco sul mare e la conformazione dell’ insenatura fanno somigliare questa caratteristica caletta quasi ad un fiordo. Dopo un’obbligatoria foto ricordo, alle 10:30 riprendiamo il trekking  in direzione Portu Eltiera. Il sentiero è facilmente percorribile, in quanto dopo una breve salita per un buon tratto prosegue in piano, creando un meraviglioso connubio tra la vegetazione mediterranea e l’azzurro del mare. Dopo aver superato un boschetto di lecci, il sentiero taglia trasversalmente alcune pietraie, scendendo ripidamente di livello fino ad oltrepassare Bacu Eltiera. Ora il sentiero prosegue nell’entroterra e la folta vegetazione impedisce di spaziare la nostra vista verso la cala. Riprendiamo quindi a salire fino ad un valico che volge a nord-est, per poi camminare vicino al bordo di alte pareti che precipitano a strapiombo sul mare e gustare un meraviglioso panorama. Alle 11:30 decidiamo di sostare per mangiare qualcosa e riposarci qualche minuto all’ombra. Non c’è miglior occasione per assaporare il miele portato da Giuseppe che, con la sua consueta generosità, offre a 

tutti noi spalmandolo su alcune fette di pane. Dopo una mezzora riprendiamo il cammino attraversando Bacu Sonnuli, su un sentiero spesso non segnalato. Pertanto, Adriano e Francesco più di una volta devono controllare il carteggio col GPS per verificare se ci troviamo sul punto stimato e sul corretto livello. Ai piedi di questo canale si trova un grottone che può fungere anche da riparo per una notte. Da tale punto si risale il versante, affrontando un corridoio con una breve pietraia, fino ad arrampicarci su alcune rocce e ritrovare il classico segnale blu che  indica  il  percorso corretto.  Alle  13:00  raggiungiamo  il grande Cuile Fenos Trainos. L’ovile è ubicato in mezzo ad un boschetto, a circa 200m. slm. ed è composto da più strutture edificate con i rami di ginepro intrecciati. Dopo un percorso tortuoso il sentiero ci riporta sulle alte scogliere dove la vista spazia sull’infinito mare. Stiamo percorrendo l’area di Serra d’Argius che si collega ad ovest con Serra Salinas. Pian piano ci allontaniamo dalla costa e transitando su rocce di calcare disposte a lama (localmente chiamate col nome pedra nascendo), 

risaliamo un erto pendio fino a 470m.slm. Il sentiero passa accanto alla grotta “Nurra de Su Stussu de Meumonte” censita nel catasto speleo regionale col n. 0858 Sa/Og. Continuiamo a risalire il pendio che presenta un forte dislivello, transitando quasi sempre sopra massi calcarei, fino alla cima. Poi, dopo una breve discesa, alle 15:20 raggiungiamo il cuile Su Runcu e Su Pressu, situato a ridosso di una conca. Qui sostiamo un attimo per decidere come proseguire. Per arrivare fino a Goloritzè son previste ancora due ore di cammino, ma alcuni ragazzi preferiscono sostare per riposarsi. Parte del gruppo decide di continuare almeno fino al Cuile Salinas che si raggiunge alle 15:45. Il cuile è ubicato sotto un grande incavo della maestosa parete di Punta Salinas e si arriva percorrendo uno stretto sentiero lambito da un ‘insidiosa pietraia. E’ possibile trovare l’ovile 

anche seguendo un sentiero più aereo, come ha fatto Giorgio C. che scegliendo tale percorso alternativo è arrivato ai bordi di una parete con circa 8m. di salto ed è sceso al cuile tramite una scala fustes (si tratta di una rudimentale scala formata da tronco in ginepro sul quale son stati legati alcuni rami disposti a pettine a mo di piolo). Il cuile volge lo sguardo su Bacu Goloritzè, regalandoci un panorama fantastico. Per meglio osservare la tipica guglia della Cala, attraversiamo trasversalmente la ripida pietraia, giungendo in un punto abbastanza precario, che offre però un invidiabile vista sul golfo fino a Punta Ispuligi. Ritorniamo sui nostri passi fino al ovile Su Runcu e Su Pressu che raggiungiamo alle 16:25. Da qui iniziamo il sentiero che, attraversando un tratto di Serra Salinas, ci riporta sullo sterrato principale. Raggiungiamo le auto alle 17:00 dopo aver percorso in quasi 9 ore circa 14Km.