Trekking Cala Mariolu

Carichi d'entusiasmo, stamattina ci ritroviamo ancor prima dell'alba pronti per l'escursione: Alberto, Adriano, Catia, Daniela, Fabrizio, Francesco M., Michela, Stefano e Tore. Alle 5:30 lasciamo Iglesias alla volta di Cala Mariolu. Dopo la consueta sosta caffè al bar dell'area di servizio presso il bivio Solanas-Villasimius, proseguiamo lungo l'Orientale Sarda verso il Supramonte. Entrati a Baunei risaliamo la strada panoramica che conduce all'Altopiano di Golgo e, raggiunto il bivio per la Chiesa Campestre di San Pietro, proseguiamo sullo sterrato a destra. Dopo 1,5 Km. raggiungiamo uno slargo dove troviamo il cartellone turistico "Trekking Piredda-Ispuligidenie", raffigurante mappa e descrizione dell'itinerario che dovremmo percorrere. Piredda è il nome della zona dove ci troviamo, mentre Ispuligidenie è il nome col quale i pastori baunesi hanno sempre chiamato Cala Mariolu e, tradotto dal dialetto ogliastrino, significa "le pulci di neve" (is puligi de nie). Il toponimo è stato fantasiosamente adottato per rappresentare con tenero nomignolo la miriade di affusolati sassolini bianchi, perfettamente levigati dalle onde, che formano la spiaggia di Cala Mariolu, proprio come fossero fiocchi di neve (però, camminandoci scalzo ti accorgerai che non sono proprio così soffici!). 
Il percorso che faremo è lungo 5,63 Km. ed è classificato con grado di difficoltà EE (per Escursionisti Esperti). Ore 8:50 foto di gruppo, poi si parte per il trekking accompagnati dagli acrobatici balzi di alcune caprette. Camminiamo su un comodo sterrato per 400 metri fino ad una curva che volgendo a sinistra risale dolcemente un pendio. Mentre ci accingiamo a voltare Alberto ci ferma perché, avendo studiato attentamente le mappe, ci propone d'intraprendere una facile traccia che taglia per il bosco, così da risparmiare un monotono tratto di strada. Ascoltiamo un po' dubbiosi, ma poi ci domandiamo: "perché mai dovremmo contraddire la geniale idea del nostro compagno?". Or dunque, immagina quel gruppo di nove amici mentre avanza in fila indiana, ma, direi più in ordine sparso, mentre destreggia per scavalcare pietre, aggirando cespugli e districandosi tra intrecciati rami d'albero fino a ritrovar la corretta via. 
Ed è proprio in questo singolar frangente che Tore decide di donare alla boscaglia, quale consolidata consuetudine, qualcosa a cui tiene particolarmente: i propri occhiali! Difficilmente potrà ritrovarli, ma lasciamo sperare il caro amico in una ricerca collettiva da fare al rientro. Nel frattempo Adriano, intervistato su come gli è parsa la scorciatoia, conferma con sincerità ciò che aveva supposto ancor prima d'intraprenderla, rispondendo senza tanto parafrasare con poche semplici sillabe: "na cagara!". Ricompattato il gruppo, riprendiamo il cammino sul marcato sterrato che prosegue in leggera salita. Dopo 2,7 Km. dall'inizio del trekking un albero, al centro della via, segnala una biforcazione. Voltiamo a sinistra e risaliamo un sentiero stretto e irregolare che conduce ai "Cuiles Su Tasaru". 
I due pinnettos, spiccando tra gli alberi, sono conservati in ottimo stato. Nell'adiacente area è stato edificato un grande recinto per il bestiame con rami di ginepro. Dopo una breve pausa affrontiamo 300 metri d'irta salita che, coronando il passo più alto del trekking (563 mslm), scollina offrendoci un meraviglioso panorama sul mare. Proseguiamo altri 800 metri vivendo un arcobaleno di sensazioni. Nel silenzio del bosco il sole diffonde i suoi raggi tra svariate tonalità di verde, contrastando armoniosamente gli azzurri scorci di mare che rubiamo qua e là tra i rami di ginepro, fino a giungere al maestoso arco di roccia. Per alcuni amici questa esperienza è valsa l'intera escursione. Restiamo estasiati ad ammirare la grandiosa cornice che ritrae pittoreschi scenari marini e di montagna.
Ripreso il cammino, oltrepassiamo la parete rocciosa varcando un cancelletto che accede direttamente su una scala'e fustes. Il rudimentale passaggio, edificato magistralmente con tronchi di ginepro, discende la ripida parete e termina una decina di metri più in basso, qualche passo prima di un terrazzino panoramico oltre il quale precipita una pietraia. Continuiamo a procedere prossimi al monte ove, d'ausilio alla particolare pendenza, sono stati disposti dei corrimano in corda. Entrati nel sottostante boschetto cominciamo una piacevole discesa, seguendo il sentiero che si snoda in diciotto lunghi tornanti, gli ultimi dei quali offrono meravigliose vedute aeree della spiaggia. Al margine del bosco sono stati adibiti alcuni tavoli e panche in legno, nonché spazi per arrostire, ove gli escursionisti possono banchettare e riposarsi. Usciamo fronte al promontorio roccioso di Punta Ispuligi che, protendendosi sul mare, separa Cala dei Gabbiani da Cala Mariolu. Ci dirigiamo a sinistra trovando una scala con pioli in legno, supportata da una corda ove potersi sostenere, che conduce alla base della scarpata. 
Procediamo nella medesima direzione scavalcando alcune rocce ed effettuando una semplice arrampicata (in quanto il sentiero è parzialmente franato). Finalmente, dopo 3 ore e 20 minuti complessivi di cammino, arriviamo in spiaggia. Cala Mariolu è orientata a nord-est ed è protetta alle spalle da alte pareti che rendono difficile un accesso immediato da terra. Sulla battigia ci sono alcuni grossi massi che esaltano la bellezza della cala. La spiaggia è divisa in due settori da una piattaforma rocciosa che si distende sul mare. Un'altra caratteristica che contraddistingue la cala è la presenza di una grotta con l'ingresso direttamente in spiaggia. A tal proposito, si narra di un pescatore che notando questa grotta a pochi passi dalla riva pensò di utilizzarla per conservare il suo pescato, per poi andare di nuovo a pescare. Ma, quando tornò a riprendere ciò che aveva lasciato, dei pesci non ce n'era più traccia. Il giorno seguente pensò, quindi, di appostarsi e con sorpresa scoprì che i pesci che riponeva nella grotta venivano portati via dalle foche monache (che un tempo popolavano questi lidi). Ecco perché oggi questa spiaggia è più conosciuta come Cala Mariolu piuttosto che Ispuligidenie.  
La parola "mariolu" deriva dal dialetto napoletano "mariulo", che significa ladro, furfante; ma, riferendoci alla simpatica astuzia della foca monaca, il sinonimo più tenero che meglio si addice potrebbe tradursi in: "birbante". Giunti in spiaggia, stimando i tempi per il rientro, decidiamo di trattenerci non più di un'ora e mezza. Poggiato lo zaino ed indossato il costume, nulla può impedirci di fare una bella nuotata nelle limpide e rigeneranti acque smeraldine. Decidiamo di asciugaci al sole facendo una passeggiata sul bagnasciuga. Camminare sui sassolini non è tanto semplice, ma ha il pregio di massaggiarti i piedi e rivitalizzarli dallo stress dello scarpone. Sulla spiaggia c'è un via vai di turisti continuamente traghettati da battelli che attraccano sulla riva (senz'altro questo trekking si gusta meglio in un periodo meno caotico). Mentre camminiamo scopriamo che c'è un anche chiosco bar ed un centro diving per le immersioni subacquee. Andiamo avanti raggiungendo la piattaforma sul mare e, dopo un bel tuffo, rientriamo ove abbiam lasciato gli zaini.
Il tempo è volato e, ripreso l'assetto trekking, cominciamo la via del rientro. La piacevole discesa del boschetto ora è diventata una lunga salita che mette alla prova muscoli e fiato. Siamo più che in orario e possiamo affrontare tutto con tranquillità, senza fare alcuna gara, concedendoci giusti tempi per riprender fiato e godere con nuova prospettiva panorami fantastici. Arriviamo alle auto stanchi, ma sorridenti e soddisfatti, accolti dalle caprette che accorrono incuriosite in compagnia di un maialetto che sguazza in una pozza d'acqua. Prima di riprendere il viaggio per casa, ci sediamo attorno ad un tavolo per condividere qualcosa da mangiare e ringraziarci per la bella giornata.