Ferrata Gutturu Xeu (marzo 2016)




Questa mattina ad affrontare la ferrata siam presenti in nove: Francesco B., Roberto, Bea, Nicola, Annalisa, Guido, Benedetta, Giuliano ed io (Francesco M.). Arriviamo sul posto intorno alle 9:50 e cominciamo il trekking per Gutturu Xeu già dal parcheggio, attrezzandoci con imbrago e casco. La giornata è soleggiata, con temperatura mite e leggermente ventilata. Ho portato nello zaino due nuove ricetrasmittenti che vorrei inaugurare. Dopo averne consegnato una a Guido, iniziamo subito a far prove tecniche di trasmissione e dopo qualche tentativo per settare i canali e testare la portante, riusciamo ad utilizzarle con buoni risultati anche a distanza. Il mio pensiero era quello di adoperarle in particolare quando diamo la libera durante le calate in corda, evitando in tal modo di sgolarci (anche se il grido ha sempre un suo fascino). Procediamo lungo il letto del fiume che attraversa la gola e, raggiunto il muretto nuragico, affrontiamo la salita fino al Nido dell’Aquila. Da qui si gode un magnifico panorama! Francesco, dopo aver predisposto le corde per il salto, mi propone di scendere per primo per consentirmi di scattare qualche foto dal basso.

Accetto ben volentieri ed inizio a calarmi utilizzando il verso che, per non perdere l’allenamento, alterno con la piastrina GiGi. Durante la discesa mi accorgo che una delle due corde è impigliata tra i rami di un arbusto ed impiego qualche istante per sistemarla bene. I compagni non sentendo la mia libera entro i tempi calcolati, mi chiamano via radio per sapere se fosse nata qualche difficoltà (ecco un altro buon utilizzo della radio). Ma ormai sono giunto a terra e posso tranquillamente rispondere rassicurando tutti. Subito dopo mi raggiunge Guido che si organizza per far sicura alla discesa dei prossimi compagni. Le calate proseguono rispettivamente con Annalisa e Bea. Poi è la volta di Benedetta che inaugura la sua prima calata in corda doppia utilizzando l’otto e, dopo aver percorso il primo tratto trovando normale appiglio con i piedi sul ripido terreno, giunta al salto sul vuoto si sofferma tranquillamente ad ammirare ogni particolare del sito, quasi volesse mentalmente incamerare ogni immagine della nuova esperienza. Appena giunge a terra, per coronare l’evento è quasi indispensabile immortalare l’attimo scattandole una foto insieme alle euforiche Bea ed Annalisa che, cariche di adrenalina, son pronte a proseguire la straordinaria ferrata.

Mentre ci raggiungono anche gli altri compagni, con Annalisa e Guido ragioniamo sul sistema per disarmare ed individuare la corda da recuperare. Per avvolgere la corda mi offro volontario ed inizio ad arrotolarla con movimenti ampi delle braccia, unendo le spire alternando ad ogni fase palmo e dorso della mano. Il tutto svolto con mio massimo impegno e sotto lo sguardo sornione di Guido che pare proprio volermi dire: “fai, fai… io non ti dico niente… ma voglio proprio vedere quando la devi utilizzare!” Poi, sistemata la corda attorno al collo, riprendo la ferrata sotto il costone del muro nuragico, terminando l’ultimo tratto con una calata fino al letto del fiume in secco. Mentre Giuliano ci saluta per rientrare a casa, noi cominciamo l’arrampicata sul costone frontale. Aprono il gruppo Francesco, Benedetta, Nicola e Bea, mentre a chiuderlo ci siamo io, Annalisa, Guido e Roberto. Con l’ausilio di un cavo passante, dove siamo costantemente assicurati con le longe, avanziamo su gradini in acciaio disposti sulla parete verticale raggiungendo in breve tempo un’altezza rilevante.

Annalisa inizia ad accusare qualche intorpidimento muscolare ma, con il sostegno morale di Guido, riesce a raggiungere il gruppo che sta procedendo lungo una cengia. La ferrata continua con una breve ma ripida discesa e, dopo alcuni suggestivi passaggi, prosegue orizzontalmente esposta in parete fino al luogo dov’è custodito il diario di ferrata. Annalisa è sempre più preoccupata per la diminuzione di sensibilità dei propri muscoli, tant’è che sovente con un rinvio si allongia ai gradini per rilassare i legamenti. Ad incrementare lo stato di stress è la sua convinzione di ostacolare la nostra escursione, chiedendo addirittura di calarla con una corda ai piedi della gola. Ma, a parte il fatto che siamo molto in alto e la richiesta non sarebbe comunque realizzabile, sia a Guido che tanto meno a me passa dall’anticamera del cervello l’idea di lasciarla. La nostra naturale empatia verso lei è totale. Quindi cerchiamo di sostenerla nel farle superare questo momento in cui vacilla sulle sue reali possibilità (come potrebbe capitare a tutti) e la stimoliamo ad andare avanti.

Annalisa ci perdonerà, ma abbiamo voluto insistere in quanto ha un fisico buono ed abbastanza allenato. Infatti, riesce a superare egregiamente questo limite unicamente mentale e, soddisfatta, termina con maggior determinazione la ferrata, raggiungendo il gruppo che la accoglie in cima al monte. Dopo una pausa relax, riprendiamo il cammino lungo un sentiero nel bosco, fino a raggiungere una prossima calata in corda singola. Scendiamo ai piedi di un costone contornato da ampie esplorabili arcate. Poi, proseguiamo sul sentiero che dopo un centinaio di metri si ricongiunge al letto del fiume in secco che transita nella gola di Gutturu Xeu. Terminiamo l’escursione a poca distanza dalle auto, con panino, birretta ed un pezzo di colomba pasquale offerto da Bea.